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Net neutrality, ecco la soluzione win-win

Secondo un rapporto della Stanford University esiste un compromesso in grado di mettere d’accordo fornitori di banda e utenti: “l’approccio standard one size fit all” non regge, solo gli utenti sono in grado di stabilire le priorità da assegnare

Pubblicato il 02 Mag 2014

Francesco Magnelli

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Net neutrality, è possibile mettere d’accordo Isp e utenti? Da un lato gli Isp vogliono poter gestire la larghezza di banda. Dall’altro gli utenti vogliono un buon servizio. Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Stanford si può trovare un compromesso in grado di accontentare tutti: c’è una soluzione, dicono nel rapporto Putting Home Users in Charge of their Network (“Dare agli utenti la responsabilità della loro rete”) che mette d’accordo tutti. Una sorta di dialogo automatizzato tra Isp e utennza. Vediamo di che si tratta.

La Fcc (Federal Communication commission) ha appena proposto una svolta sul controllo della Rete in risposta alla sentenza della Corte d’appello che aveva respinto le precedenti regolamentazioni “soft”: secondo il chairman della Fcc, Tom Wheeler, si tratta di formulare nuove regole che da un lato impediscano ai provider di bloccare o discriminare il traffico verso siti o servizi. Dall’altro però consentiranno ai provider di stringere accordi (a “prezzi commercialmente ragionevoli”) con Ott e produttori di contenuti (per esempio Youtube potrebbe stringere accordi con i fornitori di banda larga per assicurarsi uno streaming migliore). “L’Open Internet – si legge nel sito della Fcc – è l’Internet come lo conosciamo, un campo da gioco uguale per tutti in cui i consumatori possono fare le proprie scelte su quali applicazioni e servizi usare, a quale contenuto accedere, creare, o condividere con gli altri”.

E’ a partire da questa definizione che sono partiti i ricercatori di Stanford per una soluzione all’altrimenti spinoso problema della net neutrality. La ricerca punta a dimostrare che sono gli utenti, e non gli Isp o i content provider, i soggetti più indicati a decidere le varie “velocità” del traffico che servono per le loro attività: conoscono meglio di tutti le proprie preferenze. E se potranno comunicarlo agli Isp il gioco sarà fatto. Per questo è stato sperimentato modalità che permettano agli utenti di esprimere le proprie preferenze: queste vengono “tradotte” in algoritmi per gestire il controllo della rete.

Sono tre i punti principali su cui i ricercatori basano la loro teoria: 1) gli utenti vogliono semplicemente che Internet sia veloce, sempre disponibile, affidabile, reattiva. 2) gli utenti non vogliono che la rete metta ostacoli alla navigazione o ai programmi. 3) Gli Isp devono combattere per distribuire larghezza di banda tra le molteplici applicazioni degli utenti.

L’équipe di ricerca ritiene che l’approccio standard, “one size fit all”, non stia funzionando. Al contrario, ogni singolo utilizzatore dovrebbe essere in grado di scegliere la priorità da dare alle applicazioni, indicarla agli Isp e richiedere che gli stessi Isp implementino i cambiamenti richiesti. Potrebbero essere utilizzati a questo scopo soluzioni già rodate come l’Rsvp (ReSerVation Protocol), ma anche soluzioni più recenti che consentono agli Isp di avere un maggior controllo sulle proprie reti così da poter erogare più facilmente agli utenti quanto richiedono.

Perché questo sia possibile serve una doppia mossa: “intenti e user agent” e “Interfaccia utente-Isp”. Il progetto aiuta gli utenti a capire cosa vogliono (un film in Hd non pixellato, per esempio): a quel punto subentrano gli user agent che “colmano la distanza tra ciò che gli utilizzatori sperimentano (per esempio una pessima cattiva esperienza video) e ciò che viene richiesto al network (per esempio riservare maggiore lunghezza di banda)”. Esistono a questo proposito tre possibili user agent. Static network-wide, Dynamic app-based provisioning e on-demand bandwidth.

Dal canto loro gli Isp hanno la possibilità offrire diversi livelli di servizio, come bit-rate, low-latency, low-loss, o una loro combinazione. Stando ai ricercatori, l’utente, per mezzo dei tre programmi, dovrebbe essere messo nelle condizioni di controllare questi parametri. Gli autori però vanno anche oltre: “L’utente può perfino influenzare il modo in cui il traffico viene indirizzato chiedendo all’Isp di delegare il controllo ad un fornitore terzo. Questo porrebbe le basi per future innovazioni in cui gli application provider possono ottimizzare il network in modo da garantire un servizio migliore agli utenti.

Un tipo di approccio del genere permette una più granulare valorizzazione dell’account del cliente. L’Isp, dopo aver ricevuto una richiesta dall’user agent identificherà il cliente, farà i dovuti cambiamenti, e registrerà i cambiamenti per la fatturazione del cliente. I ricercatori sanno che questo potrebbe produrre conflitti all’interno della rete domestica: in questo caso “potrebbe essere necessaria un’ulteriore operazione di coordinamento nel caso diversi user agent confliggano”.

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