IL CASO

Net neutrality, pronto il “dossier” Giacomelli: la proposta italiana vola a Bruxelles

L’Italia punta a fare da ago della bilancia fra Europa e Usa. Il 12 giugno il sottosegretario alle Comunicazioni illustrerà al Consiglio Ue sulle Tlc la posizione italiana frutto del lavoro del gruppo coordinato da Maurizio Decina che ha messo nero su bianco le osservazioni sulla proposta della Fcc americana. “Applicarla in Europa sarebbe una grande occasione per costituire una rete Internet unitaria, aperta, inclusiva”

Pubblicato il 04 Giu 2015

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Il regolamento sulla net neutrality varato dalla Federal Communication Commission americana può offrire spunti di riflessione importanti anche per l’Europa, dove la questione è oggi in ostaggio dei veti incrociati tra gli Stati membri. E’ la conclusione a cui è giunto il gruppo di studio che si da un mese al ministero dello sviluppo Economico, composto da 15 persone tra ingegneri, giuristi e giornalisti, tutti impegnati a studiare a titolo gratuito le 400 pagine del regolamento. Del gruppo coordinato da Maurizio Decina fanno parte tra gli altri Antonio Sassano, Alberto Gambino, Lucia Annunziata, Joy Marino, Guido Scorza, Augusto Preta.

Un lavoro da cui è scaturito, come conclusione, l’idea che “applicare anche in Europa i principi base dell’Open Internet Order della Fcc e tracciare linee strategiche di governo del traffico Internet analoghe a quelle Usa – questo il senso del discorso – costituisce una grande occasione per costituire una rete Internet unitaria, aperta, inclusiva”. Due i punti principali che guidano le conclusioni del lavoro: Da una parte la tutela dei diritti degli utenti finali con “la decisione Fcc garantisce regole di net neutrality chiare e vincolanti all’interno della rete best effort”, ma dall’altra lo sguardo rivolto al futuro, a partire dai Content delivery network: “Le regole della Fcc garantiscono anche la nascita e lo sviluppo di reti diverse da quelle che abbiamo imparato a conoscere fino ad oggi – sottolinea il gruppo di studio – Reti basate su grandi data center che utilizzano server cash distribuite ai bordi e all’interno delle reti degli Isp per gestire in modo ottimizzato le crescenti richieste di dati. Insomma un cloud intelligente destinato a garantire una elevata quality of experience all’utente”.

Uno sguardo in avanti che, forte delle otto cartelle delle conclusioni raggiunte dal gruppo di Studio, il sottosegretario con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli (nella foto accanto a Vint Cerf) proporrà come contributo italiano al consiglio europeo sulle tlc del 12 giugno, dove i 28 saranno chiamati a prendere atto dello “stallo” che si è creato su roaming e net neutrality. “L’Italia può avvicinare Europa e Stati Uniti su questi temi – afferma Giacomelli – L’Unione europea è in un grave ritardo politico, questo è il dato più grave, e non riesce a parlare con una voce unica. Poche settimane fa la Fcc ha fatto una scelta importante sulla net neutrality, affermando principi che parlano anche all’Europa. Su questa base è bene che l’Europa inizi un dialogo con l’Fcc, perché serve una nuova comune visione tra Ue e Usa”.

Nonostante il deficit infrastrutturale che sta tentando di recuperare, è la tesi di Giacomelli, l’Italia può avere un ruolo di primo piano, anche dal punto di vista culturale, nelle politiche europee della rete per i prossimi anni. “L’Italia ha scelto un approccio unico in Europa – sottolinea – Noi non consideriamo i cosiddetti Ott come nemici, avversari o soggetti inquietanti, ma come partner con cui dialogare: l’accento per noi va sulle opportunità di conoscenza, di ricchezza e di condivisione che questo mondo crea, al di là dei problemi che pure vanno affrontati. Siamo per un approccio meno gladiatorio è più attento agli sviluppi per l’Europa”.

“Il punto politico centrale dell’impostazione Fcc, che mette al centro l’utente, aiuta nostra visione – ha detto Giacomelli durante il dibattito con Vint Cerf, organizzato ieri sera da Google per presentare i risutlati del progetto “Eccellenze in digitale” – Abbiamo fatto scelte diverse, ma ora si tratta di riuscire a far comprendere che, al di là dell’utilizzo del video, il digitale investe ogni aspetto della nostra vita. In termini quantitativi e qualitativi”.

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