BREVETTI

Obama dichiara guerra ai “patent trolls”

Le cause legali innescate dai “mostri dei brevetti” costano alle grandi aziende milioni di dollari: il presidente americano pubblica le raccomandazioni per una legislazione ad hoc. Ma c’è chi protesta: a rischio le invenzioni

Pubblicato il 05 Giu 2013

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Barack Obama dichiara guerra ai “patent trolls”, le società specializzate nel comprare brevetti in grandi quantità, non per utilizzarli ma per ottenere redditizi accordi di licenza o muovere causa contro chi violerebbe la loro proprietà intellettuale. Una pratica che, a detta di molte aziende, danneggia l’innovazione: per questo il mondo dell’hitech americano plaude oggi alla decisione del presidente di emanare una serie di raccomandazioni al Congresso per una legge che affronti la piaga dei “mostri dei brevetti” che tengono le aziende tecnologiche impegnate in lunghi e costosi procedimenti legali.

Il presidente ha degli Stati Uniti ha ordinato alle agenzie federali, con l’effetto immediato riservato ai provvedimenti esecutivi, di schierarsi a difesa “degli innovatori dai ricorsi legali frivoli”. Benché gli esperti di legge sostengano che i provvedimenti esecutivi non siano poi così efficaci, e che per combattere efficamente la piaga dei “patent trolls” occorra un intervento diretto del Congresso, ha un peso notevole il fatto che Obama abbia preso posizione nei confronti di un problema specifico del sistema legale americano: l’amministrazione Usa raramente interviene in questi casi.

Ma l’anno scorso le cause legali innescate dai “patent trolls” sono state 2.900, secondo gli esperti legali della società Rpx, sei volte più che nel 2006, un’escalation che Obama non ha più voluto sottovalutare – senza considerare le pressioni delle lobby di diversi settori, tecnologico, fiananziario e retail in prima fila.

Obama ha ora incaricato il Patent and Trademark Office, l’ufficio brevetti degli Stati Uniti, di richiedere informazioni più dettagliate su quali aspetti siano coperti dai brevetti e su quali siano le condizioni per parlare legittimamente di violazione. Ha anche ordinato controlli sui brevetti giudicati troppo ampi e imposto particolare protezione per consumatori e piccole imprese che utilizzano tecnologie già pronte.


Per alcuni osservatori, però, mentre i colossi hitech sono felici di liberarsi dei “patent trolls”, le nuove disposizioni potrebbero risultare dannose, rendendo più arduo per le università, o anche per i singoli creativi, proteggere le loro invenzioni. Il Congresso ha tuttavia accolto le istanze di Obama e sta già studiando una proposta di legge in linea con quanto suggerisce la Casa Bianca e che darebbe maggiore efficacia all’azione del presidente e potrebbe anche salvaguardare l’innovazione che nasce dai piccoli centri di ricerca.

Alcune aziende americane sostengono di essere ormai costrette a spendere più per avvocati e tribunali che per la ricerca e sviluppo, a causa dei “patent trolls” e di brevetti “fasulli”, che lo Us Patent Office non avrebbe mai dovuto riconoscere. Il business dei “patent trolls” sta proprio nel fatto che, pur di evitare le spese legali, le aziende spesso patteggiano e pagano i diritti: le cause possono arrivare a costare anche alcuni milioni di dollari, secondo l’American Intellectual Property Law Association.

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