PUNTI DI VISTA

Open data, il 2014 può essere l’anno della svolta

Ma la questione delle metriche da utilizzare è ancora aperta. E per creare valore attraverso i dati diventa essenziale una cultura diffusa in grado di riconoscere il valore e l’utilità dei progetti avviati

Pubblicato il 06 Apr 2014

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Il 2014 è una buona annata per i dati aperti in Italia. Ma dobbiamo prima fare un salto indietro, ripercorrere gli ultimi due anni per capire cosa aspettarci nell’immediato futuro.

È ottobre 2011 quando su iniziativa del Ministero della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione viene dato mandato a Formez PA di creare un portale nazionale che aggreghi i dati aperti prodotti dalle pubbliche amministrazioni di ogni livello: va online Dati.gov.it. A poco più di due anni dal lancio del portale c’è ancora molto su cui lavorare, dalla qualità dei dati rilasciati dalle pubbliche amministrazioni italiane allo scambio tra il catalogo nazionale e le tante iniziative in atto. Ci sono gli strumenti necessari (Linee guida Agenzia per l’Italia digitale), e buoni motivi per guardare fiduciosi alle prossime sfide.

Spesso i dati parlano da sé ma vale la pena quasi sempre fare uno sforzo ulteriore per renderli più chiari e comprensibili , ed è quello che attraverso la sezione Infografica (aggiornata mensilmente) si cerca di fare su Dati.gov.it. I dati rappresentano l’ampiezza (e il trend positivo) del fenomeno dei dati aperti in Italia, un buon punto di partenza per comprendere quanto questa cultura sia al momento radicata in Italia. Sono quasi 10000 i dataset disponibili oggi in Italia di cui il 70% rilasciati attraverso formati a 3 stelle (scala di riusabilità di Tim Berners-Lee). Quello che non emerge ancora chiaramente è la qualità delle iniziative in atto.

Il problema delle metriche da utilizzare è una questione ancora aperta. Tra le attività del portale nazionale, sicuramente una delle più importanti è quella di ampliamento del catalogo dei dati. Negli ultimi mesi si è passati ad una nuova modalità di scambio tra il catalogo nazionale e le sempre più numerose amministrazioni pubbliche che hanno avviato iniziative di rilascio.

In poco tempo il catalogo ha visto quasi decuplicare il numero dei dataset disponibili e delle organizzazioni rappresentate, al momento Dati.gov.it cataloga circa l’80% dell’intera offerta di dati aperti pubblici. Per le pubbliche amministrazioni interessate a rendere interoperabili i propri cataloghi con il portale nazionale è disponibile una guida per lo scambio di dati, l’obiettivo è coprire tutte le iniziative e i dati rilasciati. Per creare valore attraverso i dati diventa essenziale creare prima una cultura diffusa in grado di riconoscere il valore e l’utilità dei progetti avviati. Il tema dei dati aperti non può essere certo considerato mainstream; sono infatti ancora troppo pochi gli attori coinvolti nonostante l’agenda politica, nazionale e locale, stia lentamente accendendo i riflettori e integrando il tema.

Negli ultimi due anni sono stati centinaia i partecipanti dei seminari online organizzati da Dati.gov.it e i contributi arrivati da cittadini e associazioni grazie a iniziative bottom-up come International Open Data Day, Sod (Spaghetti Open data), Monithon, solo per citarne alcune. Cosa fare, dunque per accelerare sull’apertura dei dati? Bisogna certamente agire, muoversi e lavorare compatti a tutti i livelli istituzionali. Bisogna coinvolgere chiunque abbia un contributo utile da condividere per affrontare una nuova fase, che non è più pioneristica e non più orientata alla sperimentazione, bensì alla realizzazione di progetti in grado di creare davvero valore partendo dai dati aperti. E l’obiettivo finale deve essere sempre chiaro e preciso: rendere i governi più aperti, più responsabili e sempre più sensibili alle esigenze dei cittadini.

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