Pagamenti elettronici, “le telco player ideali”

Cedacri: credibilità del brand e utilizzo di canali mobili la chiave del successo

Pubblicato il 15 Giu 2011

Sono le aziende di telecomunicazioni, come quelle della grande
distribuzione, le Utilities e gli operatori di Gaming, i player
nelle migliori condizioni per operare con successo nel ruolo
Payment Institution, grazie a fattori determinanti quali notorietà
e credibilità del brand, la gestione abituale di volumi di denaro
elevati, il rapporto contrattuale continuo con i clienti e
l’utilizzo di canali mobile di pagamento. È il quadro tracciato
in occasione del seminario “Payment Institutions il valore del
cliente e le prospettive di mercato" organizzato dal Gruppo 24
Ore, Mark Up e Cedacri.

L’incontro, che ha visto riunita una nutrita platea di addetti ai
lavori e operatori, ha posto al centro dell’attenzione
l’evoluzione in atto nei sistemi di pagamento e le opportunità
per gli operatori bancari ed extrabancari alla luce dei radicali
mutamenti a livello normativo introdotti dall’Unione Europea.
Opportunità che, in uno scenario normativo in evoluzione (Psd, Emd
2, Sepa) ed in un mercato caratterizzato da innovazioni
tecnologiche continue (mobile payment, Rfid, e-commerce), possono
garantire benefici economici e saving di costi nel passaggio dalle
più costose forme di pagamento cash a strumenti di pagamento
elettronici.

Le organizzazioni autorizzate ad operare come Payment Institution
(70 in Europa di cui circa 20 in Italia) ed Imel, hanno la
possibilità di offrire un’ampia gamma di servizi ai propri
clienti, dai prodotti carta conto e carta di credito pre-pagata
alla possibilità di domiciliazione delle utenze, fino a e-wallet
per effettuare acquisti online in maniera più agevole.

L’attenzione degli esperti si è concentrata quindi sul tema
della regolamentazione, che risulta essere piuttosto stringente per
questo nuovo mercato, sottoposto a un rigoroso sistema di vigilanza
da parte delle autorità preposte. Da più parti si è evidenziato
come la strategia per far fronte alle possibili criticità e ai
costi legati all’implementazione di un sistema informatico
complesso e alla conformità normativa sia rappresentata dal
ricorso all’outsourcing.

Ciò consente di affidare a partner di consolidata esperienza tutte
le attività informatiche e gestionali, riuscendo così a
focalizzarsi sul proprio core business. Il ricorso a un partner
specializzato per l’issuing e la gestione delle carte, oltre che
per i sistemi di pagamento, può rivelarsi una scelta vincente
anche per le banche italiane di piccole e medie dimensioni, che non
hanno la forza per operare come issuer diretti di carte di credito
e hanno dunque necessità di ricorrere a un outsourcer per
competere più efficacemente nell’ambito dei pagamenti e
conseguire efficienze di costo.

La genesi e gli obiettivi delle direttive Psd (Payment Services
Directive) e Emd 2 (e-Money Directive), così come le tematiche
relative alla conformità normativa, sono state al centro
dell’intervento di Giuseppe Zadra, Presidente di C- Card (Gruppo
Cedacri), la prima Payment Institution a operare in Italia. Zadra
ha inoltre analizzato costi e benefici per le payment institution
di fronte alla scelta di gestire internamente l’intero progetto,
rispetto alla possibilità di affidare in outsourcing alcuni
servizi, come quelli relativi all’infrastruttura tecnologica o
alla gestione della conformità. Un approccio differente che si
riflette anche nei diversi modelli di business che gli operatori
possono adottare: dall’in-house alla joint venture fino agli
accordi di co-branding, come ha illustrato Luca Rossi, Managing
Partner di A.T. Kearney.

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