LA PROPOSTA

Parisi: “Serve un digital compact per obbligare i paesi ad innovare”

La proposta del presidente di Confindustria digitale in vista del semestre Ue di presidenza italiano. Il sottosegretario alla PA, Rughetti: “Il Jobs Act sarà la chiave di volta”

Pubblicato il 05 Mar 2014

Federica Meta

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Un “digital compact” europeo con obbiettivi e sanzioni, sul modello del “fiscal compact”, per obbligare i Paesi della Ue a fare i passi avanti necessari sull’Agenda Digitale. E’ la proposta avanzata da Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, al convegno “Imprese Ict, istituzioni e associazioni in campo per la formazione gratuita dei giovani italiani” che si è tenuto questa mattina a Roma presso la Sala Polifunzionale di Palazzo Chigi per presentare i programmi europei “E-Skills for Jobs 2014” per formare i giovani europei alle competenze digitali e “Fostering Digital Enterpreneurship” per aprire le imprese alle tecnologie digitali.

“L’Europa ha lavorato in questi anni per favorire l‘Agenda Digitale, ma non basta – ha spiegato Parisi – Ci sono troppi ritardi e occasioni perdute. Per esempio l’ultimo Consiglio europeo è stato da questo punto di vista un fallimento. Non riuscitamo a darci normative chiare che stimolino l’innovazione, analoghe a quelle americane. Sul diritto d’autore, la protezione dei dati, le copie private abbiamo ritardi e complessivtà che ostacolano l’adozione delle tecnologie digitali”.

Basti pensare che ancora oggi, “anche per resistenze di Bruxelles, in Italia sui libri cartacei si paga l’Iva al 4% e sui libri digitali al 22%. Dobbiamo smetterla di guardarci e misurarci tra noi europei. Dobbiamo puntare ai migliori esempi del mondo. Per esempio, per quel che riguarda la formazione, dobbiamo dare i soldi alle Università in grado di formare i giovani ai bisogni dei prossimi cinque anni, come avviene in Israele. Per esempio, Bruxelles – ha aggiunto Parisi – dovrebbe autorizzarci ad aumentare i 6 miliardi che attualmente la PA spende per tecnologie digitali, perchè questo è l’unico vero modo per ridurre la spesa pubblica nei prossimi anni. Usiamo il semestre di presidenza italiana nel quale sara’ rinnovata la governance delle istituzioni europee per varare un piano di digitalizzazione che consenta all’Europa e al nostro Paese di recuperare il terreno perduto, anche attraverso l’adozione di un digital compact che costringa i Paesi europei ad adottare le innovazioni necessarie”.

Per il presidente di Anitec Cristiano Radaelli “lo sviluppo delle competenze digitali nella scuola e nel lavoro – ha detto il – è il vero driver del rilancio economico italiano e uno dei punti per accrescere la competitività del sistema Italia nel contesto europeo. Attraverso i progetti europei di alfabetizzazione digitale possono essere potenzialmente raggiunti più di 600 scuole e un milione di studenti”.

La situazione italiana ed europea, pur migliorata negli ultimi anni, è ancora insoddisfacente. E’ vero che circa 30 milioni di italiani utilizzano Internet e 4 milioni utilizzano per lavoro uno smartphone, ma le applicazioni della Pubblica amministrazione sono ancora poche e ci sono fasce di popolazione, soprattutto tra gli anziani, che vanno alfabetizzate.

A livello europeo, solo l’1,7% delle imprese con più di 10 dipendenti è al passo con l’uso completo degli strumenti digitali, mentre il 40% delle imprese sono ancora “analogiche” e non utilizzano il web. D’altra parte l’Agenda Digitale è uno dei pochi settori che può creare occupazione: secondo John Higgins, direttore generale DigialEurope, ci sarà bisogno in Europa di 500 mila posti di lavoro digita entro il 2015 e da 730 mila a 1,3 milioni al 2020 a seconda del ritmo di crescita economica.

Il sottosegretario alla PA, Angelo Rughetti ha confermato l’impegno del Governo Renzi per l’attuazione dell’Agenda Digitale, utilizzando il lavoro svolto sinora dal Commissario di Palazzo Chigi per l’Agenda Digitale, Francesco Caio: “Dobbiamo cambiare verso alla Pubblica amministrazione, utilizzando le tecnologie digitali – ha detto Righetti – Non possiamo avere 23 mila centri di spesa nella PA e 8094 procedure per le concessioni edilizie, tante quanti sono i Comuni. Dobbiamo standardizzare le procedure a vantaggio dei cittadini e dare, nell’ambito del Jobs Act, incentivi fiscali specifici per l’assunzione di giovani per favorire la digitalizzazione delle imprese e le start up digitali”.

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