LA CRISI

PayPal taglia 325 dipendenti

Il servizio di pagamenti online acquistato nel 2002 da Ebay chiude anche gli accordi con 120 contractors in tutto il mondo e annuncia che la ristrutturazione costerà 15 milioni di dollari. Il presidente David Marcus: “Decisione dura per la compagnia ma giusta per i clienti”

Pubblicato il 30 Ott 2012

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Ebay sta tagliando 325 posti di lavoro nella sua unità PayPal, il servizio di pagamento online acquistato nel 2002. Lo ha confermato il presidente David Marcus, scrivendo ieri nel suo blog: “Questo è un giorno difficile per PayPal. Sfortunatamente prendere le decisioni giuste per i nostri clienti ha significato dover fare scelte molto dure all’interno della compagnia”.

Oltre ai licenziamenti, l’azienda intende sobbarcarsi costi di ristrutturazione prima delle tasse per circa 15 milioni di dollari e sta ponendo fine ad accordi stipulati con circa 120 contractors in tutto il mondo.

Scopo dell’operazione, in parte preannunciata nei giorni scorsi dai media statunitensi (ma si stimavano 400 licenziamenti), è ridare impulso al business e riuscire a fronteggiare la crescente concorrenza. Alcune start-up come Stripe e WePay stanno infatti lanciando servizi ritenuti più efficienti da buona parte della clientela.

L’anno scorso PayPal, che finora dava lavoro a circa 13.000 persone, ha generato il 43% dei ricavi di Ebay, un buon risultato rispetto al 25% del 2007. Da luglio a settembre di quest’anno le vendite sono cresciute del 23% fino a raggiungere gli 1,37 miliardi di dollari, ma nello stesso periodo dell’anno precedente il balzo in avanti era stato più significativo (+ 32%).

La ristrutturazione fa parte della strategia complessiva già avviata dal presidente David Marcus, nominato ad aprile scorso dopo che, nel 2011, PayPal aveva acquisito la sua start-up Zong attiva nel settore dei pagamenti su mobile. A giugno Marcus ha fatto confluire 9 gruppi di lavoro sui prodotti in un unico gruppo, nell’ambito di un piano che prevede tra l’altro il taglio di inefficienze, riunioni di lavoro troppo frequenti, processi di approvazione troppo lunghi dei progetti e il trasferimento dei dipendenti in spazi open-space insieme ai dirigenti.

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