LA RICERCA

Più business intelligence nelle Pmi, così l’Italia aggancia la ripresa

Le piccole e medie imprese “data-equipped” traineranno la crescita del Paese: sono 2 volte più ottimiste sulle prospettive di sviluppo e il 73% ha migliorato la propria capacità di innovare grazie alla tecnologia. I risultati dello studio Microsoft-Ipsos

Pubblicato il 19 Mag 2016

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In uno scenario dominato dai Big Data, le Pmi italiane in grado di gestire il proprio patrimonio informativo si rivelano quelle con maggiore potenziale di crescita. E’ quanto emerge dalla ricerca Microsoft-Ipsos Mori 2016Pmi e nuove tecnologie: il valore dei dati”. In Italia le Pmi che si fanno carico della gestione dei dati sono due volte più inclini ad avere aspettative positive sul miglioramento della propria situazione finanziaria nei prossimi 12 mesi.

Il 46% delle Pmi che gestiscono i propri dati sono più ottimiste sulle proprie prospettive di crescita, rispetto alle realtà che non sono in grado di aggregare e interpretare dati. Sono invece solo la metà, per la precisione il 25%, di quelle che non si fanno carico della gestione strategica dei dati a mostrarsi fiduciose sulle proprie possibilità di ampliamento del business nel corso del prossimo anno. Le Pmi dotate di competenze e tecnologie utili per estrapolare insight strategici dal patrimonio informativo aziendale, sono quelle che traineranno la crescita economica del Paese, dal momento che è più probabile che lancino nuovi prodotti o servizi (46% rispetto a 17%) o che approdino su mercati esteri (43% contro il 17%). Un trend in linea con il quadro europeo, che conferma essere le PMI più attente ai dati, anche le più propense all’innovazione di prodotto (45% VS 27%) e all’internazionalizzazione (32% VS 18%).

Nel panorama europeo, l’Italia si distingue nel complesso per una buona capacità di gestire i dati: il 60% dei Business Decision Maker delle Pmi italiane crede che i dipendenti della propria azienda siano ‘attrezzati’ per gestire dati e insight che emergono dai vari reparti. E in effetti anche i dipendenti sono allineati, dal momento che il 66% ritiene di avere competenze e strumenti per poter beneficiare di insight aziendali. In particolare il 66% dei dipendenti delle Pmi nostrane afferma di essere in grado di accedere in modo immediato alle informazioni e agli insight di business per rispondere alle esigenze dei clienti e il 62% afferma che le informazioni siano facilmente disponibili per aiutarli a identificare e cogliere nuove opportunità. Dalla ricerca emerge un certo appetito per investimenti in strumenti di analisi, interesse motivato dal desiderio di ottimizzare i processi di business: il 50% dei decisori delle Pmi italiane afferma che la propria azienda ha intenzione di investire in data analytics, puntando su tool che spazino dalle misurazioni real-time al consolidamento dei dati trasversali a più reparti (anche l’Internet of Things viene citato come una prospettiva di investimento). In generale i Big Data vengono considerati una leva importante nell’identificare nuove opportunità di business: il 60% dei decisori aziendali reputa gli analytics una priorità per individuare prospect. Anche la data security viene considerata una priorità nell’ambito della strategia IT aziendale (60%).

“Investire sulle Pmi rappresenta la chiave di volta per sostenere la crescita in Italia, ma più in generale in Europa, dove le Pmi rappresentano il 99% del tessuto economico e i 2/3 dell’occupazione del settore privato. I dati offrono una vantaggio competitivo alle Pmi e sempre più dipendenti e decision maker italiani sono consapevoli del loro valore strategico: le aziende in grado di gestirli e di estrapolarne insight di business sono due volte più ottimiste sulle proprie prospettive di crescita – spiega Vincenzo Esposito, Direttore della Divisione Piccola e Media Impresa e Partner di Microsoft Italia. “Quello dei Big Data è un fenomeno ormai pervasivo e aziende di qualsiasi dimensione e settore possono fare affidamento su una quantità sempre crescente di dati provenienti dalle varie funzioni aziendali, ma anche da clienti, fornitori e partner e che possono generare utili insight in termini di consumi, vendite e tendenze di mercato. Gestire questi dati non è una prerogativa delle aziende di grandi dimensioni, anzi rappresenta una leva di crescita per quelle piccole e medie. In linea a quanto succede in Europa, le PMI italiane di maggior successo sono infatti quelle dotate delle competenze e delle tecnologie utili per esplorare tali dati e utilizzarli a proprio vantaggio per cogliere nuove opportunità di business. Per questo Microsoft s’impegna per accompagnare le PMI italiane nel proprio percorso di trasformazione digitale puntando anche su Cloud Computing, Big Data e Internet of Things e offre formazione, consulenza e strumenti intuitivi per raccogliere dati utili e tradurli in informazioni a supporto dei processi decisionali”.

Dotare le Pmi di tecnologie al passo con i tempi è fondamentale per sostenerne la competitività e puntare sui dati è strategico considerato il quadro delineato dalla ricerca Microsoft-Ipsos Mori, da cui emergono tre scenari tipici dell’utilizzo dei dati da parte delle Pmi :

1. Attrazione di nuovi clienti e consolidamento della relazione con i clienti esistenti

Costruire e mantenere la relazione con i clienti è cruciale, ma lo è ancora di più conquistare nuovi clienti, la sfida più grande (49%) a cui le PMI devono far fronte nei prossimi 12 mesi. Nel complesso i dipendenti delle PMI italiane che possono fare affidamento su un ricco patrimonio informativo si sentono pronti ad affrontare tale sfida: il 65% delle realtà con competenze e tecnologie per la gestione dei dati sono in grado di entrare in contatto con nuovi clienti e guadagnare nuove opportunità di business laddove, solo il 25% di quelle che non padroneggiano i dati si rivela sulla buona strada nell’attrarre nuovi clienti e ampliare il business. Non solo, ma sono le PMI che possono far leva su insight frutto dell’analisi dei dati quelle che si considerano più abilitate a consolidare la relazione con i clienti esistenti (66%), a dispetto di quelle che non possono trarre vantaggio dai dati in cui i dipendenti che si reputano in grado di migliorare le relazioni in essere sono meno (42%). Inoltre le PMI in grado di gestire i dati sono anche quelle i cui dipendenti si dichiarano più capaci di restare in relazione con i clienti e di migliorarne il grado di fidelizzazione (64% VS 33%) e che affermano di poter beneficiare di accesso immediato a informazioni e insight trasversali all’organizzazione per rispondere meglio alle esigenze dei clienti (77% VS 33%).

2. Creazione di team preparati per affrontare l’attuale scenario di mercato

Una della sfide interne prioritarie per le Pmi italiane è quella di garantire ai team le competenze adeguate a supportare la crescita, aspetto focale per il 63% dei decisori aziendali. Essere smart nell’utilizzo delle nuove tecnologie e nell’analisi dei dati offre gli strumenti utili a prendere decisioni più ragionate. Il 56% delle Pmi dotate di competenze e strumenti per la gestione dei dati utilizzano e beneficiano della tecnologia per supportare la produttività del team di vendita, contro il 17% di quelle che non fanno leva sui dati. I dipendenti sono inoltre principalmente concordi (74% VS 25%) nel ritenere che la tecnologia abbia migliorato le competenze interne. Nel complesso, quindi, nelle Pmi in cui ci si fa carico della gestione e dell’analisi dei dati, le risorse sono più preparate ad affrontare le sfide di un mondo mobile-first, cloud-first. Poter fare affidamento su dati pronti all’uso rende le organizzazioni più agili e capaci.

3. Innovazione e capacità di cogliere nuove opportunità prima della competition

Tra i dipendenti delle Pmi che hanno aspettative di crescita si distingue un gruppo di pionieri appassionati di tecnologia: il 58% di coloro che sono positivi sulle possibilità di crescita del business sono più probabilmente persone che utilizzano per prime nuovi strumenti tecnologici in azienda, mentre solo il 26% di coloro che si aspettano un peggioramento del business si definiscono “pionieri”. In generale nelle PMI in cui la spesa IT e l’attenzione alle nuove tecnologie è scarsa c’è meno confidenza e competenza nella gestione dei dati, mentre nelle aziende in cui gli investimenti IT sono adeguati i dipendenti sono con maggiore probabilità in grado di gestire i dati (49% rispetto a un minimo 8% che non si considera comunque capace di sfruttare i dati). Il 73% di coloro nelle condizioni di gestire i dati credono che la tecnologia abbia migliorato la propria capacità di innovare, rispetto al più esiguo 42% di coloro che non sfruttano i dati a proprio vantaggio. In particolare i dipendenti delle PMI “data-equipped” affermano di avere accesso a informazioni e insight provenienti dalla varie aree aziendali per identificare e sfruttare nuove opportunità di business (75% VS 33%). Tra le Pmi di successo in grado di generare insight strategici c’è quindi maggiore propensione a far leva sul digitale per inaugurare nuovi modelli di business.

In conclusione, in uno scenario di costante proliferazione dei dati – Gartner stima che il mercato globale della BI e degli Analytics raggiungerà nel 2016 i 16,9 miliardi di Dollari (+5,2%) – è strategico anche per le realtà di dimensioni minori gestirli, analizzarli e trasformali in informazioni accessibili in tempo reale. Le Pmi che intendono crescere devono farsi carico di un’intelligente gestione dei dati, in modo da ottimizzare i processi decisionali e permettere ai dipendenti di ottener insight utili a svolgere al meglio le proprie attività quotidiane e a guadagnare un vantaggio competitivo soddisfacendo al meglio i clienti. Poter fare affidamento su un ricco patrimonio informativo e poterlo consultare in modo immediato e intuitivo permette di allineare strategia ed esecuzione, come dimostra anche l’esperienza di Bruno Farmaceutici, azienda farmaceutica di Roma accreditata nel mercato nazionale e internazionale: produce e commercializza 41 prodotti in 10 aree terapeutiche, impiega 180 dipendenti circa e nel 2015 ha venduto 20 milioni di confezioni.

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