Azione legale del principale gruppo di difesa dei consumatori francesi contro Twitter, Facebook e Google, accusati di aver violato le leggi sulla privacy. L’organizzazione Ufc-Que Choisir ha annunciato di aver presentato la querela per ”pratiche abusive e illegali” all’Alta Corte di Parigi, dopo dieci mesi di trattative con i giganti di Internet che non hanno, tuttavia, portato ai risultati sperati. Secondo i consumatori francesi, le condizioni di utilizzo di questi siti sono ”inaccessibili, illeggibili e pieni di link a ipertesti”, alcuni dei quali solo in inglese.
“Oggi più che mai la questione del trattamento dei dati personali è una preoccupazione – spiega Alain Bazot , numero uno della Ufc – Con la nostra azione non intendiamo stigmatizzare la raccolta dei dati da parte delle imprese che può avere per loro una certa utilità di business. No, la questione che ci interessa è quella relativa alla corretta informazione degli utenti sulle modalità di raccolta e di utilizzo del dato”.
Secondo Bazot, il punto dolente è questo: spesso gli utenti non sanno che i social network possono raccogliere i loro dati personali e trasmetterli a terzi. L’Uf prenede come esempio la condivisione di un messaggio o di un articolo via Twitter , Facebook o Google+ . “La condivisione viene spesso usata per seguire il vostro comportamento su Internet con l’obiettivo di promuovere la pubblicità mirata”.
Secondo un recente sondaggio della Csa, il 42% dei francesi ritiene che la protezione dei dati non sia sicura; inoltre molti utenti non conoscono mezzi di protezione o di controllo. Peggio ancora, l’85 % ha riferito di non essere in grado di cancellare le proprie informazioni su Internet. “Ecco perché – spiega ancora Bazot – l’associazione di consumatori chiede una migliore leggibilità dei contratti tra i social network e gli utenti”.
“Oltre la nostra azione legale contro i social networking – conclude Bazot – la vera sfida è quella di migliorare l’informazione a favore degli utenti”. A questo proposito l’Ufc ha lanciato una campagna informativa sul suo sito e una petizione online “Mi tengo stretti i miei dati”.