CIO VISION

Rai, l’IT nel cuore del prodotto

Il cio Giuseppe Biassoni: “Abbiamo in cantiere un portfolio di progetti che riguardano sia il core business sia l’asset dei diritti editoriali”. Riflettori puntati sul B2B: “Stiamo sviluppando piattaforme di gestione per offrire il nostro catalogo a clienti selezionati”

Pubblicato il 24 Apr 2012

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Esposta ai venti della politica, troppo spesso ci si dimentica che la Rai è una delle maggiori aziende italiane che ha guidato lo sviluppo industriale del nostro Paese, non soltanto per il servizio offerto, ma per l’adeguamento progressivo all’evoluzione tecnologica nel segmento delle telecomunicazioni. Oggi l’IT è il cuore pulsante di questo progresso e ne parla con noi Giuseppe Biassoni, Cio della Rai.
Quale relazione esiste tra Rai e IT?
Forte sinergia, in continua trasformazione. L’IT non si è sempre occupata delle stesse cose. Abbiamo una profondità storica che parte dal 1960. All’inizio e fino a pochi anni fa le tecnologie informatiche erano indirizzate al mondo applicativo e gestionale, tipicamente per l’amministrazione, gli abbonamenti o le HR. Gradualmente ci siamo avvicinati al core business.
Alla produzione televisiva, intende?
Sì. Più in generale alle attività di broadcasting, che vanno dalla pianificazione alla messa in onda, dall’organizzazione al controllo dei dati di audience, fino al supporto per le attività giornalistiche e agli strumenti per costruire il giornale, compresi quelli legati agli archivi documentali. Con la multimedialità e Internet siamo entrati nel cuore del prodotto.
Questo ha influito anche sui processi di produzione?
Certamente. Prima la convergenza, poi la digitalizzazione e infine l’informatizzazione nelle Tlc hanno trasformato le dinamiche di ripresa e trasmissione. Le reti Ip hanno consentito di unire le Tlc all’informatica, toccando l’ingegneria della produzione e portando alla convergenza anche di tipo organizzativo e cooperativo. L’IT oggi si trova in mezzo, tra acquisizione delle immagini e il loro trattamento: questo ha introdotto nuovi modelli di lavoro, velocità e sinergie prima impensabili.
Significa anche maggiore flessibilità rispetto agli strumenti o alle postazioni di lavoro?
I nostri giornalisti possono lavorare su postazioni in pool da almeno 10 anni. Immagini e registrazioni stanno su server, ma il vero salto c’è stato in anni recenti quando siamo riusciti a introdurre la virtualizzazione per funzioni concorrenti, ovvero per necessità applicative differenti. Usare Office o strumenti di montaggio sono funzioni diverse. Oggi convivono sulla stazione di lavoro due o più profili applicativi con caratteristiche diverse e il passaggio dall’uno all’altro è velocissimo.
C’è chi usa strumenti personali?
Oggi sì. Ci stiamo spingendo verso la cosiddetta consumerizzazione. Crediamo sia uno dei passaggi fondamentali e stiamo lavorando perché nei prossimi anni i computer personali dei collaboratori interni siano integrabili in Rai. Basterà installare immagini della macchina aziendale su pen drive o porzioni del loro disco.
Quali progetti state sviluppando?
Il portfolio dei progetti IT è molto ampio e si indirizza verso due aree. La prima riguarda il core business: pianificazione dei palinsesti, gestione delle commesse, controllo dei costi di produzione, governo degli stabilimenti produttivi ecc. Questi progetti ci aiuteranno nella gestione degli investimenti e definizione dei ricavi. Il secondo ambito riguarda il nostro principale asset, ovvero i diritti editoriali su film, fiction, documentari, prodotti sportivi, spettacoli ecc. Stiamo sviluppando piattaforme di gestione interna e B2B per offrire a un numero selezionato di clienti il nostro catalogo e inviare via Internet o in altro modo i materiali richiesti. Entro la fine del 2012 sarà pronto e sarà rivolto anche alle testate giornalistiche nazionali. Siamo sempre stati disponibili a condividere i nostri prodotti a partire dal progetto Teche. Oggi stiamo facendo un passo avanti.
Ovvero?
Stiamo normalizzando e ampliando la base dei metadati per definire i diritti associati ai materiali Rai in modo da sapere ex ante se e come sia possibile acquistarli e usarli. Stiamo cioè creando un’anagrafica del prodotto per definire la sua validità, l’usabilità e le caratteristiche tecnologiche.
Usate standard di mercato o software farm interne alla Rai?
All’inizio il nostro lavoro era molto ritagliato su misura. Negli ultimi anni ci stiamo orientando verso rigorosi standard di mercato. In termini applicativi verso due ambienti, il primo è Microsoft .Net e Sql Server, il secondo il mondo Unix con sviluppi in Java e database Oracle. Alcuni progetti tuttavia sono stati sviluppati in maniera proprietaria e perfino brevettati dalla Rai, come il portale multimediale nato alla fine degli anni ’90 e che ci ha dato un effettivo vantaggio.
Reti, virtualizzazione e servizi IT. Quali nuove tecnologie state adottando?
Sul fronte infrastrutturale abbiamo investito bene, virtualizzando server e storage. La nostra rete Ip è un fiore all’occhiello, multifunzione, in grado di portare dati, voce e segnale radiofonico. Stiamo lavorando sulla portabilità del segnale tv, ma complessivamente è un sistema stabile. Stiamo indirizzando invece l’innovazione verso il cloud, in ottica privata non pubblica.
Quali variazioni avete registrato nei budget per l’IT in questi anni?
Le nostre spese sono di due tipi: per il funzionamento dell’azienda e i progetti. Nel primo segmento ci sono state forti contrazioni negli anni passati avendo adottato stringenti processi di governance. Oggi c’è sostanziale stabilità. Al contrario Rai sta investendo molto sui progetti aziendali rivolti agli stakeholder aziendali.
Affidate molto all’outsourcing?
Abbiamo quattro grandi contratti di servizio per la gestione dei posti di lavoro, server, rete e manutenzione applicazioni, ma preferiamo chiamarlo out-tasking, non outsourcing, visto che per motivi finanziari abbiamo sempre preferito acquisire le infrastrutture e le apparecchiature.
Rai è in linea con gli altri broadcast sul fronte tecnologico?
In Italia ci confrontiamo con Sky Italia e Mediaset. Rispetto ai broadcaster pubblici europei (Bbc, Svt ecc.), e mondiali come la Cbc canadese, manteniamo un buon allineamento. In Europa siamo nella zona alta della classifica per livello tecnologico e il riferimento storico è la Bbc. Alla fine degli anni ‘90 eravamo in vantaggio. Con il passaggio al digitale abbiamo maturato qualche ritardo sul fronte organizzativo e produttivo, ma stiamo lavorando con determinazione per colmare il gap e ci riusciremo presto.

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