L'ANALISI

Rivoluzione smart mobility, così la “accenderanno” 5G e IoT

La rete si sta trasformando da tecnologia di supporto informativo per guidatore e passeggeri a vera e propria entità in grado di controllare autonomamente i mezzi di trasporto. Ecco come ci stiamo avvicinando all’automazione totale degli spostamenti su strada. L’articolo di Lorenzo Principali dell’Istituto per la Competitività

Pubblicato il 29 Nov 2018

Lorenzo Principali

Rivoluzione smart mobility, così la “accenderanno” 5G e IoT

L’Internet delle cose e la diffusione del 5G avranno un impatto notevole sull’economia mondiale e trasformeranno in profondità anche il settore della mobilità. Che sarà caratterizzato dall’ottimizzazione degli spostamenti di persone e merci e, in particolare, dall’introduzione di tecnologie che porteranno all’automazione nella viabilità stradale, ferroviaria e aerea.

Per la verità l’impatto di internet sulla mobilità è già evidente e ha portato a considerevoli vantaggi relativi a traffico (si pensi a smartphone e Gps che indicano in tempo reale rotte e strade meno trafficate), spostamenti (accesso a informazioni su orari e posizioni dei mezzi pubblici) e shared mobility (ottimizzazione dei movimenti di veicoli e persone). Ciononostante, ci stiamo approssimando a un ulteriore cambio di paradigma, che porta con sé alcune caratteristiche che impatteranno profondamente sulle persone e la società, con servizi radicalmente diversi da quelli che conosciamo oggi.

L’incontro delle caratteristiche del 5G (in particolare grande capacità e bassissima latenza) con la diffusione di sensori smart nell’ambiente, negli oggetti e nei device indossabili, sta trasformando Internet in una rete in grado di connettere progressivamente tutte le macchine e i robot consentendo loro di compiere azioni.

Nel settore della mobilità la rete si sta trasformando da tecnologia di supporto informativo per guidatore e passeggeri a vera e propria entità in grado di controllare autonomamente i mezzi di trasporto. Le macchine, pur non essendo realmente capaci di prendere decisioni autonome, agiranno su duplice input: dietro impulso diretto degli esseri umani – tramite molteplici interfacce, tra cui cresce quella vocale – e sulla base di complicati algoritmi in grado di elaborare in tempo reale un’immensa mole di informazioni e di guidare le macchine in relazione a input esterni e pattern di comportamenti precostituiti.

In questo contesto sono stati individuati cinque livelli di automazione: se nel livello 1 le auto sono dotate di sistemi di assistenza alla guida, è a partire dal secondo che viene introdotta un’automazione almeno parziale, come nel caso della Tesla S o della Mercedes Classe E, relativa alla capacità di guidare in specifici tratti e in particolari condizioni atmosferiche. I veicoli di livello 2, già sul mercato, sono capaci di mantenere rotta e distanza di sicurezza dalle altre auto, sorpassare, parcheggiare ed evitare collisioni.

Il livello 3 indentifica veicoli in grado di svolgere l’intero processo di guida, per i quali occorre però sempre la supervisione di un pilota umano, pronto a prendere il controllo nel caso di imprevisti. Nel livello 4 si supera tale limitazione e il veicolo, entro una serie di ambiti, è integralmente autonomo. Il livello 5 indica un’autonomia totale in qualunque condizione climatica o ambientale, più difficile da raggiungere in presenza ad esempio di forte pioggia, nebbia o neve.

A proposito delle auto a guida autonoma esistono molteplici stime, raccolte nel rapporto dal titolo “New Mobility. Matching the data revolution and the sustainability challenge” condotto dall’Istituto per la Competitività e presentato ieri al Parlamento Europeo. Secondo PwC, modelli semi-autonomi di livello 2 supereranno i 5 milioni di unità vendute entro il 2020, per raggiungere quota 33 milioni nel 2025. IHS Automotive stima che, nel 2030, oltre il 50% di auto vendute avrà un’automazione almeno di livello 3, ovvero sarà in grado – entro certe limitazioni – di guidare autonomamente. Tale previsione è confermata anche da McKinsey, secondo cui tale percentuale salirà al 90% rispetto alle auto vendute nel 2035. Dallo studio – curato dal presidente I-Com Stefano da Empoli – emerge come le macchine completamente autonome dovrebbero arrivare sul mercato dopo il 2025, superando la soglia del 15% delle auto vendute nel 2035 e del 50% entro il 2040.

I vantaggi derivanti dalla diffusione delle auto a guida autonoma sono molteplici, tra cui un probabile aumento dell’efficienza, una riduzione degli incidenti e un’ottimizzazione del traffico.  Maggiore incertezza rimane rispetto all’impatto sui consumi nel lungo periodo. Che potrebbero ridursi dell’80% così come aumentare sensibilmente, addirittura fino a oltre il 200%, per via di una maggiore intensità nell’utilizzo dei mezzi e del maggior numero di persone coinvolte negli spostamenti. Molto dipenderà dalla modalità d’uso che si affermerà – individuale o condivisa – e dal modo in cui questo straordinario, nascente, sistema verrà regolato, in particolare nelle economie emergenti.

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