LA NUOVA STRATEGIA

Sap, Masperi: “L’interoperabilità non basta, bisogna connettere la filiera”

In occasione dell’Executive Summit, tracciata la roadmap per il mercato italiano, dove l’azienda registra un +50% di crescita delle proprie soluzioni cloud. L’Ad: “I clienti chiedono al comparto tech più resilienza, è necessario spingere sulla creazione di processi end-to-end, integrati con i temi della sostenibilità e dell’economia circolare. Russell: “La chiave del successo? Collaborazione e piattaforme low code”

Pubblicato il 20 Mar 2023

Domenico Aliperto

masperi sap

A un prima lettura, la dicitura “Getting closer” potrebbe far pensare al ritorno alla normalità dopo tre anni di misure di distanziamento sociale più o meno pronunciate. Ma più che essere un riferimento alla situazione attuale, il titolo dell’edizione 2023 del Sap Executive Summit mira a sottolineare il netto cambio di strategia del colosso dei gestionali.

Sulla spinta della diffusione del cloud e degli ambienti di lavoro virtualizzati e condivisi, principale eredità dell’emergenza pandemica rispetto al tema della digitalizzazione del business, Sap punta ora ad avvicinarsi sempre più ai partner tradizionali e agli altri vendor tecnologici: l’obiettivo è ampliare l’ecosistema di soluzioni e servizi di cui hanno bisogno le imprese per pianificare la domanda e migliorare la resilienza in un contesto socio-economico sempre più all’insegna dell’imprevedibilità cronica.

Verso la creazione di un ecosistema allargato

“L’incertezza è la nuova normalità, all’interno di uno scenario che molto probabilmente si contraddistinguerà per continui shock, che obbligheranno le aziende a sviluppare una sempre maggiore capacità di reazione”, ha detto senza mezzi termini Carla Masperi, amministratore delegato di Sap Italia, aprendo i lavori del summit, di scena lo scorso fine settimana a Cernobbio. “Oggi i clienti chiedono al comparto tech più resilienza, che non implica solo più interoperabilità tra le varie soluzioni, ma una vera connessione, un dialogo aperto con l’intera filiera finalizzato alla creazione di processi end-to-end, integrati con i temi della sostenibilità e dell’economia circolare. Sap è ormai da 35 anni in Italia”, ha chiosato Masperi, ricordando come il gruppo abbia affiancato “11 mila aziende nei loro percorsi di digitalizzazione facendo affidamento su circa 400 partner. Oggi siamo a un punto di svolta: a ridosso del periodo pandemico, le nostre soluzioni cloud sono infatti cresciute del 50% nella Penisola, in parallelo all’aumento della consapevolezza sull’importanza dell’utilizzo dei dati. L’evoluzione tecnologica avviene nel giro di settimane, non più di anni, e tutti i grandi attori del settore hanno il compito di importare nel contesto dei processi di business questa realtà”.

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Uno dei temi all’ordine del giorno, naturalmente, è l’intelligenza artificiale, al centro di un dibattito globale che, a seconda dei contesti, passa dall’entusiasmo all’allarmismo. Roberto Battiston, Ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento, ha per esempio messo in guardia la platea del Summit parlando dell’AI come una “grande illusione”.

Per affrontare le tante sfide di questa epoca, a partire dai cambiamenti climatici, è infatti indispensabile “osservare la realtà in modo oggettivo, identificando i problemi veri e non quelli apparenti. Dobbiamo guardare al futuro con un occhio diverso dal passato, altrimenti ci ritroveremo per le mani sempre gli stessi problemi”. L’intelligenza artificiale, da questo punto di vista, non è uno strumento particolarmente efficace. Almeno, non così com’è allo stato attuale. Battiston ha infatti messo in evidenza come Chatgpt e le altre piattaforme, al momento, si limitino a estrapolare, senza coglierne davvero il senso, relazioni probabili tra le informazioni presenti sulla rete. “E la rete è la nostra conoscenza collettiva. Se i dati di partenza non sono accurati, non saranno accurate nemmeno le risposte e le proiezioni dell’Intelligenza artificiale”, ha notato il fisico.

Ragionando su chi dovrà guidare l’evoluzione della società nei prossimi decenni, Battiston ha detto che è un ruolo che spetta all’industria. “Sarà l’economia a trainare la trasformazione, che è troppo veloce per i tempi che riesce a gestire il pubblico. Basti vedere cosa è successo con l’introduzione di Internet e dei motori di ricerca: solo la ricerca scientifica applicata al mondo dell’impresa può tenere il ritmo di una crescita che è già esponenziale”.

I casi Prysmian, Leonardo e Pirelli

Sul palco del Summit sono poi saliti i diretti interessati, chiamati in causa da Emmanuel Raptopoulos, President Emea di Sap, per spiegare come le aziende per cui lavorano stanno sfruttando le tecnologie digitali per conformarsi al nuovo assetto globale.

Giovanni Cauteruccio, Cio di Prysmian, ha esordito raccontando il ruolo del gruppo nel mercato dell’energy transition. “Le fonti di energia rinnovabili non sono in prossimità delle fabbriche o delle città, ed è per questo che si rendono necessari corridoi energetici sempre più efficaci ed efficienti. Per Prysmian puntare all’innovazione significa lavorare su cavi di maggiore lunghezza, portanza e resistenza alle profondità marine. Oltre al prodotto core, siamo impegnati nello sviluppo di applicativi e device che consentono di misurare le prestazioni e lo stato di efficienza dell’hardware, abilitando logiche di servitizzazione dell’offerta e proiettandoci nel mondo degli smart cable. Se nel mondo consumer l’introduzione delle soluzioni IoT sta aumentando la consapevolezza degli utenti rispetto al consumo energetico, a livello industriale la stessa Prysmian sta riscontrando diversi vantaggi nell’ottimizzazione dei macchinari che producono i cavi. Naturalmente”, ha continuato Cauteruccio, “tutto ciò comporta non solo l’adozione di soluzioni in grado di gestire e analizzare in real time le enormi quantità di dati che provengono da 104 plant sparsi per il mondo, ma anche la capacità di armonizzare tutti i sistemi all’interno di un’unica piattaforma. Ecco perché nel 2021 siamo passati a Sap S/4Hana in cloud. L’obiettivo, per i prossimi anni, è quello di digitalizzare tutti i processi di logistica e purchasing e di rivoluzionare la user experience dei collaboratori a tutti i livelli aziendali attraverso piani di change management”.

Pure Marco Iacomussi, Chief Digital & Information officer di Leonardo, ha accennato al fattore umano. “Le nuove tecnologie abilitano l’innovazione, ma se non si comprende che il modo di lavorare delle persone è cambiato in modo repentino e rapido, il rischio di rallentare è dietro l’angolo. Anche i nuovi talenti, con alle spalle una formazione digitale, chiedono alle imprese un senso profondo del lavoro, vogliono coinvolgimento ed engagement, ma anche spazi alternativi funzionali ai moderni meccanismi di socializzazione. Attrarli e motivarli a rimanere all’interno dell’organizzazione significa anche riuscire a declinare le soluzioni andando incontro a queste esigenze. Ecco perché in Leonardo abbiamo avviato il progetto Future Lab, attraverso il quale 13 squadre composte da collaboratori selezionati per la loro capacità di contaminazione si confrontano per proporre nuove strategie di adoption degli strumenti aziendali, anche affrontando sessioni di codesign delle interfacce insieme agli esperti di SAP”.

Nell’intento di internalizzare le attività di formazione sull’uso del software, Pirelli ha invece aperto un competence center a Bari. “Si trattava di un’esigenza importante lungo il percorso di trasformazione digitale, che per noi, dovendo rivedere anche il modo di lavorare, è olistico: lo sviluppo del prodotto non può più infatti prescindere dall’utilizzo dell’AI nelle fasi preliminare di test”, ha detto Pier Paolo Tamma, Chief Digital Officer del gruppo. “Il digitale è fondamentale anche rispetto alla gestione della supply chain. Il nostro modello di business è peculiare: siamo chiamati dalle case automobilistiche che fanno capo al segmento alto di gamma per progettare gomme specificamente dedicate ai nuovi modelli. Questo ci permette di sapere in anticipo quale sarà la possibile domanda per i prossimi cinque anni e di seguire l’auto sui vari mercati per comprendere dove si genererà il primo ciclo di ricambio. SAP ci permette di collezionare i dati in un sistema di integrated business planning, così da prevedere dove è meglio focalizzare la produzione di un determinato pneumatico, scegliendo tra 18 plant nel mondo. Possiamo così individuare sia eventuali problemi di capacità, e quindi pianificare interventi di upgrade, sia compiere di volta in volta la scelta migliore pure sul piano della sostenibilità”.

Investire sui business network e sulla user experience

A chiudere la sessione plenaria c’era Scott Russell, Executive Board Member, Customer Success, di Sap. “Tutto ciò che vale per le imprese riguarda ovviamente anche noi”, ha esordito il numero due di Sap. “L’incertezza e la disruption ci sono e rimarranno. Crescono d’altra parte le aspettative di un mercato che cambia in fretta e che si fa sempre più competitivo. Anche Sap deve dunque cambiare modello di business e soprattutto capire in che modo le aziende usano i suoi prodotti e i suoi servizi. Il nostro successo è il loro successo, ed è fondamentale comprendere di volta in volta se siamo considerati un costo o una piattaforma affidabile per fare innovazione. Ebbene, possiamo rispondere a questa domanda solo collaborando con i nostri clienti e con i loro partner tecnologici. Nessuno del resto usa solo Sap: non sarebbe nemmeno possibile, visto che non disponiamo di tutte le tecnologie e le risorse per coprire ciascun processo in chiave end-to-end. La buona notizia è che non siamo soli, e se vogliamo pensare davvero al successo dei nostri clienti dobbiamo essere più vicini ai loro ecosistemi e investire nei business network”.

Una strategia che sarà declinata anche rispetto all’usabilità e alla personalizzazione delle soluzioni offerte dal gruppo. Parlando con CorCom, Russell ha infatti sottolineato il ruolo che rivestiranno gli approccio low code e no code nella programmabilità delle piattaforme. “Il cloud ha cambiato le regole del gioco. E anche su processi complessi come quelli della supply chain collaborazione, user experience e flessibilità sono le vere premesse della resilienza. Il mercato è d’accordo con noi, e per questo puntare all’innovazione significa allineare l’operatività a standard tecnologici consolidati, in modo da lasciare la definizione dell’esperienza in mano agli utenti finali senza creare conflitti con l’IT aziendale. È quello che abbiamo già cominciato a fare e su cui continueremo a fare leva grazie a strumenti come Sap Build e Sap Business Technology Platform”.

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