LA PROPOSTA

Scelta Civica ripropone la norma “ammazza-blog”

Depositata alla Camera una proposta di legge di Scelta Civica che impone ai siti la rettifica entro 48 ore. In caso di inadempienza previste multe fino a 16mila euro

Pubblicato il 25 Giu 2013

F.Me.

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Rispunta alla Camera la cosiddetta norma ammazza-blog. La norma è contenuta in una proposta di legge depositata da Scelta Civica, sulle modifiche alla legge sulla stampa del 1948 per quanto riguarda le disposizioni sulla diffamazione. Il testo, a prima firma di Stefano Dambruoso, è stato depositato il 6 giugno e assegnata lo scorso venerdì alla commissione Giustizia dove già si è avviato l’iter sulla riforma della diffamazione a mezzo stampa.

La proposta, sottoscritta da altri 13 deputati di Sc tra cui Andrea Romano e Mario Marazziti, estende l’obbligo di rettifica, su richiesta di chi si ritiene offeso, alle testate telematiche. Il comma, che contiene la norma anti-blog, reca modifiche all’articolo 8 della legge del 1948 e recita così: “Per i siti informatici, ivi compresi i blog , le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, in testa alla pagina, prima del corpo dell’articolo, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si
riferiscono”. Per chi non rispetterà l’obbligo di pubblicazione della rettifica scatterà una multa da un minimo di “euro 8.000” a un massimo di “euro 16.000”. L’obbligo di rettifica viene esteso anche alla stampa non periodica, includendo quindi anche i saggi e i libri: la pubblicazione dovrà avvenire entro sette giorni dalla richiesta su due quotidiani a tiratura nazionale e nelle successive edizioni e ristampe con chiaro riferimento allo scritto “incriminato”.

La proposta di legge Dambruoso, anche per le testate tradizionali, prevede che la rettifica venga pubblicata “senza commento”. Il testo cancella la pena del carcere in caso di diffamazione a mezzo stampa per un fatto determinato prevedendo solo la multa da “euro 5.000 a euro 50.000”.
Ora bisognerà vedere se la nuova proposta sulla riforma della diffamazione verrà abbinata alle altre due (una firma Costa e una a firma Gelmini del Pdl) già all’esame della commissione Giustizia di cui sono relatori Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd).

Stefano Dambruoso ha assicurato che la proposta depositata non è “ammazza-blog”. “La valorizzazione del momento della rettifica coglie da un lato l’esigenza di salvaguardare le persone che hanno un interesse alla correzione di dati inesatti – spiega Dambruoso – quando non addirittura diffamatori, e dall’altro introduce un correttivo che avrà ricadute significative nella determinazione del danno, il quale, dopo la pubblicazione della rettifica non potrà che risultare ridotto e in alcuni casi persino esaustiva”.

“È dunque errato denominare la proposta che introduce per blog e libri l’obbligo della rettifica come uno strumento ‘ammazza blog’ – sottolinea –
ha assicurato – Al contrario sono le cause civili e le conseguenti richieste risarcitorie che ammazzano la libertà di informazione e l’esistenza stessa di blog, giornali on line e case editrici”. “Dobbiamo introdurre un regime virtuoso in cui ciascuno sa qual è la sua parte di doveri e di responsabilità. E per far questo bisogna dare certezze altrimenti sono solo auspici che poi generano un contenzioso pletorico e caotico di cui fanno le spese tanto i blogger quanto il sistema giustizia, oltre che naturalmente i cittadini che hanno diritto a non vedersi diffamati su internet, con effetti talora drammatici sia sul piano personale che professionale- spiega ancora il deputato di Sc – Se l’obbligo di rettifica venisse percepito come una opportunità per le testate e i blog non vi è dubbio che sarebbero in pochi quelli che dopo una tempestiva pubblicazione della rettifica avrebbero interesse a una querela o ad una causa civile”.

“Questo è l’obiettivo della proposta di legge, fuori da polemiche strumentali oltre che obsolete – conclude – la potenza dei blog e di internet oggi è nota a tutti, e negarla o ridurre l’attività dei blogger ad una scampagnata innocente inoffensiva sarebbe solo ipocrita e contro ogni realtà”.

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