DATI PERSONALI

Se i droni minacciano la privacy

In Cina si controllano “movimenti sospetti dei candidati e dei loro accompagnatori” nei pressi delle aree in cui si svolgono gli esami di maturità. La società del controllo delle macchine è dunque tra noi, nella più totale indifferenza dei media e della politica

Pubblicato il 03 Lug 2015

Rocco Panetta, avvocato esperto di Internet e privacy

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Non passa giorno senza che vi sia un update sulle mirabolanti potenzialità e sulla diffusione dei droni. Tante le notizie, molte le suggestioni, ma poco dibattito e pochissima awareness della profondità del tema.


Il Gruppo dei Garanti della Privacy Ue si è appena pronunciato, rilasciando alla Commissione europea un interessante studio/parere sui diversi impieghi di tali “macchine volanti”, elencando anche una serie di azioni necessarie da intraprendere, segnatamente rivolte a produttori, legislatori e regolatori nonché agli utilizzatori finali.
Il Vice Presidente del Garante italiano, Augusta Iannini, qualche mese fa, in occasione di un convegno sulle nuove frontiere della circolazione dei dati, organizzato dall’Icf – Italian Compliance Forum, in vista dell’adottando regolamento comunitario che andrà a sostituire la vigente Direttiva 95/46/CE sulla privacy, ricordava correttamente a tutti che i droni rappresentano anzitutto una straordinaria tecnologia, ma il cui utilizzo soggiace sin da ora a tutte le norme già vigenti, tanto al Codice Privacy, quanto soprattutto al Codice Penale, avendo chiaro in mente, da avveduta giurista qual è, che l’orizzonte di navigazione dei droni è proprio quello delimitato dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali di Nizza.
A Roma, poi, ogni anno si svolge una ricca ed interessante fiera campionaria dei droni; ma non è l’unica. Vi sono altrettante manifestazioni a Milano, Albenga, Bologna, Venezia, Novara, Napoli, e via discorrendo.


Io stesso, lo scorso Natale, ho ricevuto come regalo un drone. Considerato che passo per un technology lawyer, qualcuno in famiglia ha pensato di farmi questo regalo hi-tech. Ho da subito constatato, sebbene anche io sia convinto che le leggi esistenti siano perfettamente applicabili al caso concreto e che non sia necessaria addirittura una legislazione ad hoc per i droni, se non magari con riferimento alla loro circolazione – cosa che peraltro Enav ha già fatto lo scorso anno – al tempo stesso, l’urgenza di avviare un serio dibattito sull’uso di tale tecnologia. Sono rimasto molto colpito dalla totale assenza di informazioni, nel packaging del mio regalo di Natale, sui rischi di violazione di diritti fondamentali delle persone, presidiati anche da norme di carattere penale. Un warning questo che ritengo debba essere doveroso, considerato che il trattamento dei dati personali è dalla legge equiparato all’esercizio di attività pericolose, che di per sé richiede accurate informative/consensi agli utilizzatori e ai cittadini ignari.


Il problema principale che deriva dai molteplici utilizzi dei droni, nei più diversi ambiti produttivi e non della nostra società, è dato dalla possibilità di travalicare in scioltezza potenzialmente ogni libertà e diritto conquistato dall’uomo in secoli di dure battaglie. È notizia di questi giorni dell’uso in Cina di droni per controllare “movimenti sospetti dei candidati e dei loro accompagnatori” nei pressi delle aree in cui si svolgono gli esami di maturità. La notizia, rilanciata da tutte le agenzie di stampa del mondo, si limita a sottolineare le potenzialità di controllo del drone e le sue utili applicazioni a favore del rispetto della legge.


Il giorno in cui quello stesso drone sarà munito di armi di precisione sarà troppo tardi o forse per molti sarà cosa buona e giusta.
Ho molto amato, nella mia adolescenza, i film della serie Robocop, ma ho sempre sperato che tali scenari restassero racchiusi nei vasti confini della fantascienza.
Nel frattempo in Italia si cerca di sfumare, con decreto, i contorni di norme dello Statuto dei lavoratori, ancora attualissime nella sostanza, poste a presidio del divieto di monitoraggio delle attività dei lavoratori, attraverso strumenti di controllo elettronico, riportando tutto nei limiti della clausola generale del rispetto della legge sulla protezione dei dati personali.


La vicenda dei droni ha portata planetaria e non può essere messa sullo stesso piano dei decreti attuativi del Jobs Act italiano, sia chiaro. Ma la linea di tendenza è la medesima.
La società del controllo delle macchine è dunque tra noi, nella più totale indifferenza dei media e della politica.

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