FINTECH

Se i robo-advisor sbarcano nell’Eurozona

Realtà della Fintech americana, negli Usa gestiscono già 19 miliardi di dollari. Nella Ue trovano mercato favorevole grazie a banche, finanza e big data. La rubrica di Edoardo Narduzzi

Pubblicato il 08 Apr 2016

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Negli Stati Uniti già raccolgono e gestiscono circa diciannove miliardi di dollari. I robo-advisor made in Usa sono ormai una realtà consolidata della Fintech americana. Tanto che già si registrano le prime operazioni di M&A. BlackRock, ad esempio, che vanta 4,7 trilioni di dollari di asset in gestione, lo scorso agosto ha comprato FutureAdvisor, un robo-adviser basato a San Francisco e fondato nel 2010 che aveva raccolto circa 600 milioni di dollari. L’obiettivo è quello di offrire un prodotto on line ai millenials ed agli investitori con un patrimonio da investire inferiore al milione di dollari.

Ma anche nell’eurozona la fintech legata all’asset management on line sta muovendo i prima passi. Lo scorso dicembre Deutsche Bank ha annunciato l’operatività di AnlageFinder il robo-advisor proprietario della banca. L’obiettivo dichiarato dalla banca tedesca è quello di offrire un servizio distintivo capace di incontrare i gusti dei millenials e di garantire una consulenza low cost. Che Banca!, poi, ha annunciato il suo Robo ad inizio marzo mentre una startup, SelfieWealth, made in Italy ha appena lanciato il primo robo-advisor al mondo che consente una gestione attiva del portafoglio oltre gli ETF e gli indici.

Del resto, il mercato dei robo-advisor, pur essendo ancora contenuto, si parla di 19 miliardi di dollari di raccolta all’interno di un segmento che solo negli Usa vale 25 trilioni di dollari di asset under management, sta crescendo a ritmi sostenuti. Negli ultimi otto mesi del 2015 il tasso di sviluppo è stato pari al 65% e al 2025 secondo Boston Consulting Group, una società di consulenza, la raccolta totale è stimata in 50 miliardi, un totale che sarà ripartito dai diversi robo-advisor nel mondo. Investitori millenials visto che oggi la sola Wealthfront vanta più di trentamila clienti il 60% dei quali al di sotto dei 35 anni. A favorire lo sviluppo dei robo-advisor, poi, è un altro trend del business e della finanza contemporanea: i big data.

Il contesto di mercato per i robo-advisor inizia a delinearsi con molta chiarezza e ricomprende tutti quegli investitori interessati a pagare meno fees di gestione, quindi sensibili a proposte di finanza low cost, gli investitori più giovani e nativi digitali, quelli che non possono permettersi il costo di un consulente umano oppure quelli che preferiscono avere, disponendo di un cospicuo patrimonio, un’altra opinione a basso costo e senza conflitti di interesse che si aggiunge a quella del personal broker.

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