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Sica: “Per le aziende la digital transformation è urgente”

Il ceo di OpenKnowledge: “Sempre più aziende scommettono sul social business”. A Milano la due giorni dedicata a esplorare i nuovi trend

Pubblicato il 13 Giu 2013

Diomira Cennamo

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Come nasce e come si sviluppa una “social enterprise” e che ruolo concreto hanno nel suo sviluppo concetti come digital transformation, big data, social crm e intranet 2.0? Sono le principali tematiche di interesse della sesta edizione del Social business forum, la due giorni internazionale dedicata all’uso dei social media in ambito aziendale.

A sottolineare l’intento di trasformare i precetti teorici in protocolli d’azione, gli organizzatori hanno presentato quest’anno un “toolkit” di interventi a supporto della digital transformation. Tre gli ambiti di riferimento descritti: la transformative strategy, che richiede un cambiamento integrale, dal modello di business all’organizzazione operativa; l’adaptive implementation, ossia la pianificazione ed esecuzione di progetti trasformativi sia nell’organizzazione interna che nella relazione con il mercato; l’organizational learning, vale a dire l’attivazione di un processo continuo di monitoraggio e analisi dei dati, per generare feedback e apprendimento organizzativo. Sono queste le tre macroaree da esplorare per l’azienda che vuole diventare social a 360 gradi. Punto chiave del cambiamento è il capovolgimento dell’approccio complessivo alla gestione dei processi, attraverso il coinvolgimento diretto di clienti e stakeholder.

“Il macrotrend che stiamo notando è una repentina presa d’atto, da parte delle organizzazioni e delle imprese, della necessità urgente di avviare la digital trasformation – spiega Rosario Sica, ceo di OpenKnowledge, la società che ha ideato e organizza il Forum – Da un anno a questa parte non si tratta più del se avviare la trasformazione del proprio business, ma del come farlo, cioè del modo migliore di comprendere e implementare in concreto”.

Di certo questa attenzione crescente e questo stimolo all’adozione si deve confrontare con realtà e strutture organizzative e di business che, in buona misura, sono resistenti ai nuovi contesti della social enterprise”. Ma il processo è avviato e le aziende, pare, tendono ad adeguarsi. Chi non lo farà resterà fuori da un trend che mette al centro gli utenti e in cui le imprese, per poter evolvere, devono andare loro incontro, ponendosi in posizione di ascolto attivo. Questo, al di fuori di una retorica che in questo campo si spreca, vuol dire tante cose, a partire dalla costruzione di comunità coinvolte sempre più attivamente nel delinearsi di attività e valori aziendali. Resta da specificare il valore effettivo, in termini di business appunto, che queste pratiche apportano alle organizzazioni.

E l’accumularsi di casi aziendali e buone pratiche di settore presentati nel corso di iniziative come questa vanno certamente in tale direzione. Nel frattempo, sono sempre di più le aziende che sperimentano l’essere 2.0 limitatamente ad alcune aree, ad esempio iniziando ad aprire una pagina facebook per sostenere il marketing di uno o più prodotti o l’implementazione di un social network interno per i dipendenti di un certo ramo. Primi passi verso una più decisa ‘trasformazione digitale’ da cui difficilmente si tornerà indietro.

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