MOBILE BANKING

Silicon Valley, la app di m-payment che diventa banca

La startup Varo Money sviluppa un’app per il mobile banking e punta ad andare oltre il fintech. L’obiettivo è trasformarsi in una vera banca guadagnando non dalle commissioni ma dai servizi di controllo del budget e “coaching”

Pubblicato il 03 Mag 2016

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La Silicon Valley potrebbe presto dare vita alla prima banca del mondo digitalizzato e sempre più mobile. La start up di San Francisco Varo Money sta infatti rapidamente attraendo attenzione e denaro da grandi investitori con la sua app di mobile banking e il progetto di trasformarsi tra qualche anno in una banca vera e propria. La società ha appena chiuso un round di investimento del valore di oltre 27 milioni di dollari guidato da Warburg Pincus, colosso del private equity con sede centrale a New York il cui presidente è l’ex segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner.

Diretta da Colin Walsh, veterano di American Express e Wells Fargo, Varo sta sviluppando un’applicazione per il mobile banking che offre conti deposito collegati con strumenti di budgeting e altri servizi finanziari digitali. Varo sta anche cercando partner tra le banche tradizionali per permettere di aprire conti correnti.

L’idea della startup californiana è di avvalersi all’inizio di un alleato nel mondo bancario per permettere l’apertura dei conti (cui comunque si accederà tramite il suo software) ma l’obiettivo finale è quello di ottenere lo status di banca vera e propria e offrire tutti i servizi senza il supporto di un socio. Varo comincerà i test della sua app con i clienti nella seconda metà di quest’anno, mentre cercherà una banca sponsor per un accordo pluriennale finché non tenterà di ottenere l’autorizzazione a operare essa stessa come banca.

Ciò, sottolinea oggi il Wall Street Journal, rappresenta un’evoluzione importante rispetto a quanto fatto finora dall’industria della cosiddetto fintech o financial technology i cui player hanno evitato di entrare nel settore bancario tradizionale per via delle stringenti regole cui è sottoposto. In particolare, la maggior parte delle startup non tiene direttamente il denaro dei clienti ma si appoggia a una banca.

Tra l’altro la crisi finanziaria del 2008 ha fatto crollare le richieste di istituzione di nuovi enti bancari negli Stati Uniti: la Federal Deposit Insurance Corp. ha approvato in media 159 richieste l’anno per la creazione di nuove banche dal 2000 al 2007; dal 2012 a oggi, invece, ci sono state solo 10 richieste, di cui solo quattro approvate. Oggi le modalità di richiesta sono semplificate, proprio per cercare di favorire le startup e far ripartire un mercato in crisi.

Inoltre, la raccolta di capitali di ventura per le società del fintech, comprese quelle che erogano prestiti tramite piattaforme online, è scesa perché gli operatori dell’online lending non crescono ai ritmi sperati. Tuttavia la formula di Varo sembra convincere: la filosofia si basa sull’offrire strumenti con cui i clienti controllano la salute del loro conto e pianificano le loro spese, guadagnando da questi servizi anziché solo dalle commissioni, come fa la maggior parte delle banche, e costruendo un rapporto di fiducia col cliente. Varo offrirà per esempio un “digital financial coach” nella sua app per le funzioni di budgeting e planning. Guadagnerà anche su prestiti, carte di debito e partnership ma con commissioni minime, ha indicato la startup. La app mobile darà anche accesso a una serie di servizi approvati di altre società del fintech come online lenders o robo-advisors, i servizi di consulenza finanziaria online dove l’intervento umano è ridotto al minimo.

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