INDAGINE KELLY SERVICES

Social network, cresce l’uso da parte dei lavoratori italiani

Secondo uno studio Kelly Services l’accesso a Facebook & co. è maggiore tra il personale altamente qualficato (24%). In pole Sicilia e Lazio. Ma i datori temono ripercussioni sulla produttività

Pubblicato il 03 Lug 2012

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Un lavoratore su 5 approva l’utilizzo dei social media durante l’orario di lavoro anche se il 41% crede che possano avere un impatto negativo sulla produttività. E’ quanto emerge dall’ultimo Kelly Global Workforce Index, secondo cui coloro che ritengono accettabile l’utilizzo dei social media in ufficio, è maggiore il numero di lavoratori con profili specializzati e qualificati (24%) rispetto a quelli meno qualificati (16%).

“Dall’indagine emerge che la diffusione dei social media sul luogo di lavoro sta avvenendo molto velocemente, infatti, un lavoratore su 5 ne approva l’utilizzo durante l’orario d’ufficio – spiega Stefano Giorgetti, ad di Kelly Services ItaliaMentre molti dipendenti sono pronti a vedere i benefici dell’utilizzo dei social network in ufficio, i datori di lavoro e i dirigenti sono perplessi e devono ancora risolvere alcune complesse problematiche legate alla privacy, al monitoraggio e all’accesso alle informazioni aziendali riservate”.

Nel contesto italiano, risulta che, tra coloro che ritengono accettabile l’utilizzo dei social media per uso personale durante il lavoro, il 25% appartiene alla generazione Y (tra i 19 e i 30 anni) il 20% alla generazione X (31-48) e il 17% ai Baby Boomer (49-66).

In particolare, quasi un quarto (24%) considera questi strumenti validi per condividere opinioni lavorative con amici e colleghi. Nella fattispecie, la regione italiana più incline a questo approccio è la Sicilia (34%), mentre secondo il 67% dei laziali non è corretto scambiare opinioni relative a questioni lavorative attraverso i social media.

Solo al 6% dei dipendenti è stato esplicitamente richiesto di non utilizzare i social media sul luogo di lavoro: la regione in cui questa richiesta ha avuto maggiore incidenza è la Liguria, col 9% di risposte affermative.

Un dato interessante che emerge dalla survey riguarda la possibilità dei potenziali datori di lavoro di visionare le pagine del candidato sui social network prima di decidere sull’assunzione: è lecito? La risposta è negativa per il 55% degli intervistati italiani e, specificamente, la regione in cui il diniego è più marcato è la Puglia (64%), seguita da Campania (61%) e Calabria (59%).

Inoltre, si conferma la tendenza a scegliere il canale dei social network per la ricerca di un nuovo posto di lavoro, come attestato dal 23% degli intervistati, che predilige questo mezzo rispetto ai metodi tradizionali come giornali, siti online ed agenzie di reclutamento.

“Per molti lavoratori, poter accedere ai social media in ufficio è diventato quasi un diritto. Infatti, sono ormai considerati strumenti fondamentali per la comunicazione e utili per la carriera e per la ricerca di opportunità professionali – puntualizza Giorgetti – Siamo di fronte a posizioni contrastanti tra chi è favorevole e chi, invece, rileva le insidie che la contaminazione tra vita personale e professionale potrebbe generare”.

“L’utilizzo dei social network, infatti, permette sia di fare brand awareness nei confronti dei candidati passivi (ovvero quelli che non stanno cercando attivamente un nuovo lavoro), sia di raggiungere più agevolmente i candidati attivi”.

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