DIGITAL HEALTH

Startup solo per i tuoi occhi: lo smartphone legge la retina

D-Eye è nata nel 2014 grazie all’intuizione del medico Andrea Russo. Al centro un dispositivo ottico che permette di effettuare esami sfruttando la telecamera e l’illuminazione in dotazione al cellulare

Pubblicato il 27 Feb 2016

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«L’incrocio tra digital e health è uno dei settori chiave in cui l’innovazione italiana ha la possibilità di esprimere progetti di grande respiro. Ecco perché il primo investimento di Invitalia Ventures è andato proprio a D-Eye». Salvo Mizzi, ceo della Sgr del gruppo Invitalia, così spiega perché un milione e mezzo di euro sono finiti nelle casse della startup che ha sviluppato un dispositivo ottico compatibile con i principali smartphone sul mercato, che permette di effettuare esami della retina sfruttando la telecamera e il sistema di illuminazione di cui ogni dispositivo è dotato.

Al finanziamento hanno partecipato Innogest (fondo guidato da Claudio Giuliano), Fondazione Giovanni e Annamaria Cottino, Si14, attuale azionista della società, e alcuni manager della stessa. La startup è nata nel 2014 dall’intuito del dottor Andrea Russo. Bresciano, 34 anni, “a 30, fresco di specializzazione in oculistica, stavo svolgendo un periodo di attività ambulatoriale. Mi ero accorto che molti pazienti venivano mandati in ambulatorio solo per una consulenza, cioè per indagare sulle condizioni patologiche di cui l’occhio può essere una spia” racconta. “Poiché avevo notato che tutti i medici hanno in tasca uno smartphone, ho provato a inventare un sistema che rendesse possibile il tracciamento, la condivisione e il confronto di immagini retiniche raccolte attraverso un cellulare”. “Le mie conoscenze da medico non mi permettevano certo di realizzare praticamente il progetto – continua – così mi sono messo alla ricerca di aiuti”. Aiuti che non tardano ad arrivare. “I primi a credere in me sono stati gli esperti di Si14, polo ingegneristico di Padova: hanno investito fra i 200 e i 300mila euro e mi hanno aiutato nella realizzazione di una piattaforma in grado di rivoluzionare lo screening di disfunzioni della retina e il follow-up dei milioni di pazienti affetti da patologie croniche”.

Nel 2014 viene fondata la startup D-Eye con base operativa a Padova. “La D iniziale sta per Device o, anche, per la pronuncia dell’articolo inglese ‘The’” spiega. Anche i riconoscimenti arrivano presto: alla fine dello stesso anno, D-Eye è tra i vincitori della prima edizione del premio Applico-Oftalmologia dedicato all’eccellenza italiana nell’innovazione applicata al settore medicale. La startup porta a casa 100mila euro. E per Andrea Russo e il suo progetto inizia l’ascesa: viene realizzato il dispositivo e un’app, e si pensa alla possibilità di sviluppare una piattaforma cloud attraverso cui l’utente potrà gestire il proprio database di immagini secondo gli standard di sicurezza Hipaa e accedere ai servizi di condivisione ed analisi delle stesse. “È un’idea che contiamo di sviluppare nel 2016, grazie al finanziamento di Invitalia Ventures” dice Russo.

Intanto Si14 propone l’apertura di una sede in America, nei pressi di Los Angeles. “Perché per diventare grandi non bastano un’idea e un prodotto, servono un mercato internazionale e gente di rilievo nel team” dice il medico-imprenditore. Non a caso, oggi, il Ceo della società è Richard Sill, personaggio che vanta una lunga esperienza in multinazionali di settore quali Bausch&Lomb e successivamente co-fondatore e Ceo di Magellan, una delle prime società a realizzare un navigatore satellitare Gps dedicato al mercato consumer. Nel 2015 la startup vende un migliaio di dispositivi in 30 paesi del mondo. Russo non si pronuncia sul fatturato: “Riservato per motivi societari”, dice. Ma ciò che conta è che la startup è ormai ben inserita in un mercato, quello delle patologie oftalmologiche, il cui trattamento costa ogni anno oltre 6 miliardi di dollari nel mondo e che in Italia vale fra i 400 e i 500 milioni di euro.

Dati che la dicono lunga sul rapporto tra digital e health. Non a caso pochi giorni prima del finanziamento su D-Eye, Innogest e Atlante Ventures (fondo del gruppo di Intesa San Paolo) partecipano a un round da 10 milioni di dollari su Pi-Cardia, startup israeliana che ha sviluppato una tecnologia innovativa per il trattamento di pazienti affetti da stenosi della valvola aortica. Pochi giorni dopo, Biotechware, startup che ha brevettato un elettrocardiografo portatile, ha ottenuto 500mila euro da David Trabaldo Togna e GreenTel Srl. Tre investimenti a suon di milioni in meno di un mese. Tutti nel settore techmed. Per il bene dei pazienti, si dirà. E anche del business.

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