L'ANNUNCIO

Stop ai divieti, gli smartphone arrivano sui banchi di scuola

L’annuncio della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: “Sono uno starordinario strumento di apprendimento. Presto linee guida sul loro utilizzo”. Forza Italia: “Non basta questo per innovare la didattica”. Levata di scudi dei consumatori. Codacons: “Follia pura”

Pubblicato il 12 Set 2017

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Gli smartphone presto sui banchi di scuola. “Da venerdì prossimo una commissione ministeriale s’insedierà per costruire le linee guida dell’utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti”. L’annuncio arriva dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in un’intervista a Repubblica.

È uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo vale anche a casa -spiega Fedeli – Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet”.

“Quello che autorizzeremo – sottolinea – non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”.

Levata di scudi da parte dei consumatori che definiscono la scelta “follia allo stato puro”. “Non capiamo se questa idea di consentire l’utilizzo dei telefonini in classe sia uno scherzo, una provocazione, o il frutto di un colpo di testa del Ministro – spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Al pari dei cellulari, anche le sigarette o i prodotti alcolici fanno parte del mondo dei ragazzi: allora perché, seguendo il criterio del Ministro, non consentire di fumare e bere durante le lezioni? Si tratta di un provvedimento pericolosissimo, che rischia di portare i ragazzi alla perdita della capacità di pensare, leggere e scrivere in modo indipendente dai telefonini”.

“Non solo. Sono noti a tutti i rischi connessi all’uso degli smartphone, dal punto di vista sia mentale che fisico, specie sui più giovani. Già dal 2011 la Iarc, agenzia dell’Oms, ha classificato i telefonini come prodotti a rischio cancerogeno, e numerosi studi internazionali confermano i pericoli per la salute determinati dagli smartphone , specie quelli di ultima generazione, che hanno un impatto biologico 4 volte maggiore, perché trasmettono contemporaneamente su più frequenze, per inviare dati, immagini. Diverse sentenze dei tribunali italiani hanno confermato tale aspetto, riconoscendo il nesso tra insorgenza del tumore e uso del telefonino – aggiunge Rienzi – Per tale motivo – prosegue Rienzi – se il ministro Fedeli consentirà l’ingresso degli smartphone nelle scuole, si assumerà le responsabilità penali delle conseguenze sulla salute degli studenti, ed invitiamo già da oggi i professori, se non vogliono rispondere dei danni arrecati agli alunni, a rifiutare categoricamente l’uso dei cellulari nelle scuole”.

Dubbi anche da parte degli insegnanti. “Sull’uso didattico degli smartphone in classe continuiamo a nutrire seri dubbi perché, più che appassionare gli studenti, riteniamo che possa danneggiarli – commenta la Gilda – Studi autorevoli sul tema confermano la nostra tesi sostenuta anche da un esperto del settore come il professor Manfred Spitzer, autore di ‘Demenza digitale’ e ‘Solitudine digitale’, il quale afferma che l’uso dello smartphone a scuola riduce di molto le performance degli studenti”.

Critiche arrivando dal’opposzione. Per Elena Centemero, deputata e responsabile scuola di FI, gli ambienti digitali non si creano con gli smartphone. “Non solo mancano le risorse umane in grado di far diventare lo smartphone uno strumento didattico, ma va considerato anche il costo elevato di una gestione seria e professionale di questi dispositivi ai fini dell’apprendimento – spiega – Sarebbero infatti necessari professionisti competenti, software e hardware capaci di supportare le restrizioni che l’uso degli smartphone a scuola richiede, a cominciare dal rendere inaccessibili i social network durante le lezioni e i compiti in classe. Inoltre, in Italia esistono piu’ di 200 smartphone ed è doveroso chiedersi se questo non possa generare ulteriori disuguaglianze di cui la scuola non ha bisogno. Anziché continuare a fare proposte che si scontrano con la realta’ della scuola italiana, bisognerebbe forse pensare a destinare le risorse a infrastrutture come il wi-fi e il cablaggio e a dotare gli studenti di tablet in comodato d’uso che possano sostituire libri e vocabolari”.

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