Telecom Italia: azionisti in assemblea, cala il sipario su Telco

All’assise di Rozzano presente il 57,13% del capitale: bilancio 2014, bond convertibile e nomina dei sindaci i punti all’ordine del giorno. Giugno potrebbe essere il mese decisivo per il cambiamento della compagine azionaria

Pubblicato il 20 Mag 2015

F.Me.

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Bilancio 2014, bond convertibile e nomina dei sindaci. Sarà un’assemblea di transizione quella degli azionisti Telecom di oggi, in attesa che si definiscano i nuovi equilibri nell’azionariato. All’assise è presente il 57,13% del totale delle azioni ordinarie, un livello analogo a quello della riunione dello scorso anno.

Secondo il libro soci, People’s Bank of China è azionista al 2,07%, Blackrock con il 4,79%. Gli altri soci presenti ai lavori sono: Telco con il 22,3%, Dodge & Cox International Cox Fund con l’1,5%, Canada Pension Plan con 1,09%, governo della Norvegia con l’1,03%, Artisan Internationa Fund con 0,87%, Metropole Gestion con lo 0,81%, Majedie Asset Uk Equity Fund con lo 0,69%, Invesco Funds con 0,64%, Vanguard Total International Stock Index con 0,57%.

Caisse des Depots e Consignations, investitore di lungo periodo controllato dallo Stato francese, è presente all’assemblea di bilancio Telecom Italia con lo 0,61% del capitale.

Marco Fossati assente all’assemblea odierna di Telecom Italia. La Findim, scesa a febbraio sotto la soglia del 2%, non ha depositato infatti le azioni per partecipare all’assemblea. Lo scorso 4 febbraio Findim aveva comunicato alla Consob di essersi portata all’1,989% del capitale di Telecom dalla precedente quota del 5% circa. Dopo circa sette anni l’investimento nel gruppo non veniva più considerato strategico pur restando un consistente investimento finanziario.

Dieci punti all’ordine del giorno che potrebbero protrarre l’assise fino a tardi ma forse non quanto lo scorso anno, quando con il rinnovo del board ci vollero dieci ore solamente per votare il primo. E’ possibile, però, che l’appuntamento annuale con i soci possa essere l’ultimo a cui parteciperà Telco, la holding prossima allo scioglimento – si attende il via libera dell’antitrust argentina – a cui compete ancora il 22,44% del gruppo telefonico italiano. Secondo indiscrezioni di stampa, l’Authority dovrebbe pronunciarsi entro la fine di giugno e liberare definitivamente le quote.

Già lo scorso anno la lista di nomi per il cda presentata dal comitato gestori di Assogestioni e votata dai fondi aveva battuto con uno scarto del 5% quella presentata dalla “scatola” finanziaria co-partecipata da Telefonica, Intesa Sp, Generali e Mediobanca, sancendo per Telecom l’inzio di un avvenire da public company. Domani lo scenario potrebbe ripetersi con la nomina del collegio sindacale: le liste sono due, presentate rispettivamente da Telco e dai gestori.

Il mese prossimo, per la compagine azionaria, potrebbe essere decisivo anche per l’ingresso di Vivendi che entrerà in possesso del 5,7% di Telecom e di una quota dell’8,3% dei diritti di voto dopo la cessione di Gvt a Telefonica. Lo scorso anno, la percentuale del capitale presente, a Rozzano, aveva raggiunto il record del 56% e domani si potrebbe replicare visto che i soci sono chiamati ad approvare il bilancio 2014 che si è chiuso con il ritorno all’utile (1,35 miliardi) dopo tre anni di rosso.

Tra i temi “caldi” di cui si discuterà in assise c’è il rinnovo del collegio sindacale, l’autorizzazione all’aumento di capitale a servizio del convertibile da 2 miliardi lanciato due mesi fa per finanziare lo sviluppo degli investimenti su banda ultralarga e fibra ottica e la fusione per incorporazione di Ti Media in Telecom Italia.

Sullo sfondo alcune incognite e tante sfide. Tra queste, il rilancio della Olivetti, la creazione di un polo delle torri con altri operatori nazionali dopo la quotazione di Inwit e la saga di Metroweb, la società partecipata dal Fondo Strategico e da F2i attorno a cui convergono le ambizioni di Governo e Cdp per lo sviluppo della banda ultralarga nel Paese. Dopo la chiusura sul dossier durante l’ultimo cda (“la discussione non ha seguito l’orientamento che avevamo auspicato”, ha detto l’Ad Marco Patuano), l’Ad di F2i Renato Ravanelli ha rilanciato, spiegando che con Telecom “per noi i discorsi sono aperti finché non c’è un piano industriale in base al quale gli operatori sono disponibili a investire”. Difficile che Patuano torni ancora sull’argomento, domani, ma i piccoli soci potrebbero volerne sapere di più.

In assemblea oggi Asati è oggi presente all’assemblea di TI con oltre 70milioni di azioni, pari a quasi lo 0,6% del capitale di Telecom Italia. “Ciò conferma la profonda impreparazione del sistema bancario – si legge in una nota – che, a fronte della doppia richiesta dei piccoli azionisti di partecipare all’assemblea e, soprattutto, di presentare la lista per il Collegio sindacale, ha correttamente certificato solo il primo diritto mentre, per la presentazione della lista, circa il 40% degli intermediari non ha provveduto. Una percentuale senza dubbio non fisiologica che fa, ovviamente, sorgere dubbi circa i motivi e le cause che sono dietro a tale malfunzionamento che ha danneggiato solo i piccoli azionisti. Si fa presente che molte banche, che non hanno adempiuto correttamente ​al flusso informativo verso Telecom Italia, fanno parte dell’azionista di controllo Telco”.

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