“I tempi di azione sono fondamentali se l’Europa vuole competere e trarre vantaggio nell’economia digitale”. Occorre “un’azione urgente” perché il Vecchio continente è già “in ritardo rispetto ad altre regioni del mondo per quanto riguarda la diffusione del 5G a banda media”, e le dichiarazioni fatte fin qui devono, con il nuovo mandato degli organi rappresentativi di Bruxelles, “evolversi in piani chiari e azioni concrete che promuovano l’innovazione, attraggano gli investimenti e realizzino un vero mercato unico digitale”.
A dirlo sono i vertici di Vodafone, Nokia ed Ericsson, che in un editoriale congiunto pubblicato su Politico Europe, lanciano un appello “in linea con le ambizioni del Digital Networks Act dell’Ue”.
L’articolo, firmato dai responsabili dei rispettivi dipartimenti governativi e politici delle tre aziende (Ben Wreschner di Vodafone, Marc Vancoppenolle di Nokia e Andrew Lloyd di Ericsson) evidenzia alcuni dei problemi che frenano la trasformazione digitale nel settore europeo delle telecomunicazioni.
“Gli operatori sono stati soggetti ad aste estrattive per lo spettro radio che talvolta hanno raggiunto costi di centinaia di milioni, spesso aggravati dalla breve durata delle licenze. Laddove gli operatori hanno cercato di guadagnare scala attraverso il consolidamento per facilitare maggiori investimenti nelle infrastrutture, hanno talvolta dovuto affrontare rimedi distorsivi”.
Inoltre, le aziende affermano che la modernizzazione della regolamentazione – che comprende meno regole, più flessibili e più semplici – è fondamentale per la competitività dell’innovazione digitale europea. Le sfide del consolidamento e della regolamentazione, insieme ai costi elevati, all’inflazione, all’aumento dei tassi d’interesse e alla pressione per mantenere i prezzi bassi, hanno creato una “tempesta perfetta” che minaccia la redditività a lungo termine del settore delle telecomunicazioni e mette “a rischio le ambizioni digitali dell’Europa”.
Dalla Germania uno slancio positivo
In questo senso, i firmatari dell’articolo affermano che la recente consultazione tedesca sulle licenze per lo spettro radio è un buon esempio di slancio positivo. “L’autorità tedesca di regolamentazione delle telecomunicazioni sta consultando le proposte per estendere le licenze di spettro per altri cinque anni. In cambio, gli operatori dovranno impegnarsi a raggiungere determinati obblighi di copertura, a partire da quella del 99% delle abitazioni rurali con connettività veloce entro il 2030”, spiegano le tre aziende. “Queste proposte porteranno molti più benefici ai cittadini tedeschi rispetto all’alternativa: un’asta che sottrae agli operatori delle telecomunicazioni ingenti capitali che altrimenti potrebbero essere spesi per migliorare le infrastrutture”. Anche Spagna, Francia e Portogallo hanno del resto preso decisioni simili negli ultimi anni.
“In definitiva, si tratta di un argomento che riguarda il futuro della competitività europea e il significato di essere europei”, chiosa i tre manager. “Per fortuna, i germogli del cambiamento stanno iniziando a emergere. I politici devono ora permettere loro di fiorire”.
Anche per Draghi occorre eliminare i “freni strutturali” alla crescita
L’appello anticipa di pochi giorni la pubblicazione del rapporto sulla competitività europea commissionato a Mario Draghi, che in questi giorni ha condiviso il documento con il comitato degli ambasciatori presso la Ue (Coreper) e con la conferenza dei presidenti del Parlamento europeo.
Da quanto si apprende, Draghi ha insistito molto nei due incontri a Bruxelles sulla questione di un certo “autocompiacimento” che ha caratterizzato l’atteggiamento politico generale dei governi (e delle classi dirigenti dei paesi membri della Ue) pur nel pieno delle cosiddette policrisi susseguitesi incessantemente negli ultimi anni. Si tratta di un atteggiamento che ha impedito di fare i conti con il divario competitivo con Asia e Stati Uniti da un lato come di fare i conti con gli effetti degli eventi esterni rispetto alla dimensione globale degli affari internazionali.
Il pensiero dell’ex numero uno della Bce è d’altra parte in linea con l’appello lanciato dal mondo delle Tlc. Fonti vicine a Draghi hanno infatti indicato che negli incontri di questi giorni è stato osservato che negli ultimi decenni la competitività europea è stata soggetta a una serie di “freni strutturali”: capacità di innovazione in ritardo, prezzi dell’energia più elevati, carenze di competenze. Di qui “la necessità di accelerare rapidamente la digitalizzazione e di rafforzare urgentemente le capacità di difesa comuni dell’Europa”.
Draghi ha rilevato che molte delle sue idee sono state fatte proprie da Ursula von der Leyen lo scorso luglio essendo state parte del suo discorso per il secondo mandato come presidente della Commissione.