L'AUDIZIONE

Vestager: “Web tax non solo questione fiscale, ma di equità sociale”

La commissaria Ue alla Concorrenza al Parlamento italiano: “Le multinazionali pagano il 9% di imposte a fronte del 23% delle altre imprese, così non si riconosce il modo in cui si genera valore. Serve un impegno anche in sede Ocse”

Pubblicato il 05 Mar 2019

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Ci impegniamo affinché tutte le imprese paghino le imposte in maniera equa. Noi abbiamo votato per il recupero di più di 15 miliardi di euro di imposte non versate da imprese multinazionali, e questo è un lavoro che continua a tutt’oggi”. Lo ha detto il commissario Ue per la Concorrenza, Margrethe Vestager, nel corso di un’audizione nelle commissioni Esteri, Finanze, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato.

“Abbiamo anche analizzato il modo in cui vengono stabilite dall’Italia delle decisioni per quanto riguarda gli aspetti fiscali, e le autorità verificano che queste disposizioni rispecchino la realtà – ha spiegato la commissaria –  Ma non si tratta solo di imposte ma anche di equità sociale, vogliamo che il sistema sia al servizio dei cittadini”.

Vestager ha ricordato che in Europa “non si è ancora riusciti a stabilire una base fiscale per l’imposta comune sulle aziende: questo sarebbe un vantaggio per le piccole imprese, che avrebbero una vita più facile se esportassero in 2-3 Paesi”.

“In secondo luogo, non abbiamo ancora portato avanti il meccanismo Cbcr, il Country by Country reporting, dove si potrebbero vedere le attività delle imprese, il numero dei dipendenti, il fatturato e le imposte pagate: dati che un’azienda dovrebbe voler comunicare con orgoglio ai propri cittadini. E non c’è equità nel settore digitale: abbiamo dei giganti che operano con grande successo in Europa, ma l’imposta sulle imprese non sembra riconoscere il modo in cui si genera valore e cosa si intende per soggetto imponibile in questo campo. Dovremmo portare questo discorso nell’ambito sia dell’Ue che dell’Ocse. Sappiamo che nel settore digitale alcune imprese pagano in media il 9%, mentre invece le aziende tradizionali pagano un’aliquota del 23%. Quindi, indubbiamente, c’è la possibilità di migliorare”.

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