LA POLEMICA

Wi-Fi pubblico, Isp all’attacco: “Caos legislativo”

Guglielmo e Futur3 contestano la liberalizzazione del wi-fi in bar e ristoranti, annunciata dalla Fipe con il beneplacito del Garante della Privacy. “Va chiarito che tutte le attività online ricadono sotto la responsabilità del proprietario dell’impianto”

Pubblicato il 19 Feb 2013

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Caos sul Wi-Fi libero, dopo l’annuncio da parte della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) che annuncia la deregulation del Wi-Fi nei pubblici esercizi. Secondo la Fipe, forte di un parere del Garante della Privacy, i gestori di bar e ristoranti non hanno più l’obbligo di registrare i dati personali dei clienti che si collegano alle loro reti wireless nei locali e non devono più preoccuparsi di autenticazione o sistemi di logging. Alcuni Isp, in particolare Guglielmo e Futur3, non sono d’accordo con l’interpretazione della Fipe, che la settimana scorsa ha comunicato agli associati che, con l’abrogazione della legge Pisanu, l’obbligo di conservazione dei dati dei clienti non c’è più. Ma anche l’avvocato Fulvio Sarzana, specializzato in diritto digitale, solleva subbi sull’annuncio della Fipe: “La così detta legge Pisanu non è stata abrogata, rimane in vigore ad esempio l’articolo 6 della stessa legge che prevede a carico dei providers gli obblighi di registrazione e tenuta dei log di accesso e di navigazione, nonché le norme del codice privacy e le disposizioni penali che prevedono regole specifiche di tenuta e conservazione dei log ai fini di repressione dei reati compiuti sulla rete – scrive Sarzana – Esiste poi un provvedimento del garante privacy che prevede obblighi di registrazione dei log da parte del soggetto delegato ad amministrare le reti informatiche, tale obbligo esiste anche quando i trattamenti prevedono “rischi specifici”, come senza dubbio accade nel caso di trattamenti di dati nell’ambito di servizi di tlc, anche se le Pmi ne sono, a determinate condizioni esentate”.

“A mio avviso in Italia c’è un caos legislativo e di conseguenza interpretativo riguardo il Wi-Fi pubblico accentuato ultimamente dalla notizia che il Garante della Privacy ha confermato che i gestori non hanno alcuna responsabilità circa la navigazione in Internet effettuata dagli utenti”. Lo ha detto Giovanni Guerri, Ceo e presidente di Guglielmo, Isp italiano specializzato in connessioni Wi-Fi. Secondo Guerri, “va chiarito in modo molto netto che tutte le attività online ricadono sotto la responsabilità del proprietario dell’impianto, come accade in qualsiasi altro paese del mondo – dice – La comunicazione senza fili è regolata dalle norme ordinarie, dal codice delle comunicazioni elettroniche e dalle norme dell’Agcom quindi il Garante della Privacy non ha alcun potere decisionale in un campo che non è di sua competenza”.

Nel mirino di Guerri un parere dell’Autorità Garante della Privacy, in risposta ad una richiesta di interpretazione da parte della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sulla responsabilità dei gestori di esercizi pubblici, in relazione alle connessioni Wi-Fi in bar e ristoranti. Un parere, quello del Garante, che secondo Guglielmo di fatto dà ragione alla Fipe e conferma l’abrogazione del Decreto Pisanu (D.L. 144/05), sottolineando così che non è più necessario e obbligatorio identificare gli utenti che accedono ad una rete Wi-Fi pubblica.

La Fipe non ha perso tempo e dopo il parere del Garante ha diffuso una nota in cui si legge che “Gli esercenti che ancora dispongono di strumenti per il monitoraggio e l’archiviazione dei dati possono eliminarli, senza il rischio di alcuna responsabilità, rendendo così realmente libero il servizio di wi-fi offerto – si legge nella nota della Fipe – altrimenti, se vogliono continuare ad utilizzare tali sistemi in maniera legittima, sono tenuti a rendere informati i propri avventori dell’utilizzo che viene fatto dei dati monitorati, attraverso la sottoscrizione da parte loro del consenso al trattamento degli stessi, di cui all’art. 13 del Codice”.

Questa notizia, attacca Guglielmo, “viene periodicamente riproposta come una non meglio precisata autorizzazione incondizionata a lasciare le reti Wi-Fi aperte negli spazi pubblici, senza alcuna responsabilità nei confronti degli utenti che dovessero compiere attività online illegali, con grande stupore e perplessità da parte dei professionisti del settore”.

La possibilità di aprire la propria rete Wi-Fi ovviamente non è un’ attività illecita ed è una scelta che dipende esclusivamente dal titolare della linea Adsl sia esso un sistema Wi-Fi pubblico come un bar o ristorante oppure un normale Wi-Fi domestico ma, “in caso di operazioni online che violano le norme legislative, il titolare dell’impianto ne è comunque responsabile”, sottolinea Guglielmo.

A sollevare il polverone un comunicato della Fipe dello scorso 14 febbraio che, forte del parere del Garante della Privacy, ha emesso un comunicato affermando che “gli esercenti pubblici possono mettere liberamente a disposizione degli utenti la connessione wi-fi ed eventualmente Pc e terminali di qualsiasi tipo”.

Sulla stessa linea d’onda anche Massimiliano Mazzarella, amministratore delegato di Futur3, società specializzata in soluzioni Wi-Fi, secondo cui “Il titolare dell’esercizio resta unico responsabile di qualunque cosa possa accadere sulla propria Rete e proprio il fatto che chiunque potrebbe averne liberamente accesso – se l’interpretazione della Fipe fosse applicata – renderebbe molto complicato, se non impossibile, per lo stesso proprietario riuscire a dimostrare la propria estraneità in una indagine della Polizia Postale”.

“Se l’abrogazione di alcuni commi della legge Pisanu ha alleggerito e “allargato” le stringenti norme di accesso e navigazione su Reti pubbliche (esibizione di idoneo e valido documento di identità e obbligo per l’esercente di conservarne copia in forma cartacea) – continua Mazzarella – la necessità di poter risalire all’utilizzatore della Rete resta tutt’oggi obbligatoria per tutelare il proprietario della Adsl”.

Conferme in tal senso, chiude Mazzarella, sono giunte il giorno seguente la pubblicazione della comunicazione Fipe da esperti in materia di “giurisdizione digitale” e internet come l’avvocato Fulvio Sarzana, che hanno posto l’accento sulla superficialità dell’annuncio del Fipe.

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