IL CASO

Effetto Biden sulle criptovalute: bruciati 260 miliardi di dollari

Il crollo sui mercati asiatici, secondo gli analisti, è da addebitarsi all’intenzione del presidente Usa di aumentare le tasse sulle valute digitali. Ma non si esclude un rialzo già nei prossimi giorni. Intanto in Turchia scoppia il caso di una presunta truffa da 2 miliardi di dollari

Pubblicato il 23 Apr 2021

bitcoin

Le valute digitali sono crollate sui mercati asiatici bruciando 260 miliardi di dollari. Nel pomeriggio asiatico il Bitcoin perdeva il 10% rispetto a 24 ore prima a 49.281,40 dollari, mentre l’Ethereum era in calo dell’11% a 2.202,05 dollari. Xrp, la quinta valuta digitale per volume perdeva il 22%.

Secondo i trader potrebbe trattarsi di un ritracciamento prima di una nuova partenza al rialzo. Sul mercato continuano a crescere i timori di un prossimo intervento regolatorio da parte dei governi. Non è infatti escluso che la volontà del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di innalzare al 39,6% le tasse sui capital gains superiori al milione di dollari abbia pesato non solo sulla borsa Usa ieri, ma anche su asset tipicamente rischiosi come le valute digitali. L’India d’altra parte pensa a una legge per vietare il trading o addirittura il possesso di criptovalute.

Lo scandalo criptovalute in Turchia

Come se non bastasse, le cronache di questi giorni registrano anche la fuga all’estero del fondatore di un noto portale turco per gli scambi di criptovalute, che nelle scorse ore aveva improvvisamente sospeso le attività dopo aver raccolto da 391 mila investitori somme per circa 2 miliardi di dollari. A seguito di numerose denunce, la procura di Istanbul ha aperto un’inchiesta per “frode aggravata e associazione a delinquere” nei confronti di Faruk Fatih Ozer, patron di Thodex.

Secondo i media locali, che ne hanno diffuso le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto di Istanbul, Ozer ha lasciato la Turchia per una destinazione ignota. Tra le mete ipotizzate, ci sono la Tailandia e l’Albania.

Il 28enne trader era riuscito ad attirare decine di migliaia di risparmiatori con una massiccia campagna promozionale per l’acquisto della criptovaluta Dogecoin a circa un quarto del prezzo corrente, promettendo tra gli altri bonus la distribuzione di auto di lusso. Molti investitori sarebbero stati spinti anche dalla volontà di investire i propri capitali in lire turche, a fronte del crollo della valuta locale, attualmente ai minimi storici contro euro e dollaro.

Le autorità di Ankara avevano del resto già avviato una serie di iniziative per contrastare situazioni del genere. La Banca centrale, per esempio, ha appena vietato l’utilizzo delle criptovalute per l’acquisto di beni e servizi, sottolineando “rischi significativi” sul piano della sicurezza. Tra questi, il non essere soggette a nessun meccanismo di supervisione o a un’autorità regolatrice centrale, l’essere eccessivamente volatili e potenzialmente utilizzabili in operazioni illegali, a causa della loro struttura anonima: “Il loro uso nei pagamenti può causare perdite non recuperabili per le parti delle transazioni (…) e includono elementi che possono minare la fiducia in metodi e strumenti attualmente utilizzati nei pagamenti”, ha sentenziato la Banca.

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