GREEN ECONOMY

Esg, finanziamenti startup a rischio per chi non ha progetti concreti

Secondo i risultati di un’indagine a firma di Excellence Consulting meno della metà delle newco realizza iniziative sul fronte ambientale nonostante il parametro stia diventando determinante per ottenere finanziamenti da banche e venture capital. I dati Mise: crescono di quasi il 2% le aziende innovative iscritte al registro imprese

Pubblicato il 12 Set 2022

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Più del 62% delle startup fintech riconoscono l’importanza strategica dei criteri Esg – Environmental (ambiente), Social & Governance e il 46% che essi esprimono un vantaggio competitivo “essenziale” sia per raccogliere fondi/capitali che per vendere prodotti o stringere accordi commerciali. Tuttavia, “solo” il 46% e il 31% realizzano rispettivamente politiche ambientali sostenibili/energetiche e di governance. Più attenzione viene posta al “tradizionale” fattore Social (85%).

È quanto emerge dalla ricerca “Startup fintech e orizzonte Esg”, realizzata da Excellence Consulting, in collaborazione con il programma dell’acceleratore fintech e insurtech Fin+Tech, su un campione di 40 startup fintech nazionali. Il 46% già attua o ha programmato di investire nei prossimi anni in politiche ambientali, l’85% in quelle sociali e il 54% in Governance.

La difficoltà della “messa a terra”

Permangono invece ritardi nella comunicazione dei risultati agli stakeholders: ad esempio solo il 23% per quanto riguarda la sostenibilità aziendale e il 46% per il Social. Tutto ciò può rappresentare un limite perché la tendenza delle grandi banche – a partire da Intesa San Paolo e Unicredit – è collaborare con le fintech per diventare digital bank e i temi Esg sono un punto di incontro e un fattore discriminante della scelta. “Questo lavoro – afferma Guido Crespi, partner Excellence Consulting – conferma, da un lato che il tema Esg è fondamentale e irrinunciabile, dall’altro che la messa a terra è difficoltosa: infatti tutte le startup fintech consultate condividono l’importanza del coefficiente Esg, meno son quelle che declinano in concreto tale intenzione. Non a caso è l’elemento Social, più “tradizionale” e da tempo assimilato, che trova maggiore spazio di quelli Environmental e Governance, probabilmente più complessi e dispendiosi da mettere in pratica. Di conseguenza ne risente la capacità delle startup fintech di comunicare tali argomenti agli stakeholders, il che non solo è un freno alla capacità di raccogliere fondi ed emergere sul mercato, ma rischia di lasciare campo aperto a iniziative di green washing da parte di operatori spregiudicati”.

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Fattori Esg sempre più determinanti

“Come abbiamo approfondito – sostiene Maurizio Primanni, ceo Excellence Consulting – in un’altra nostra recente analisi, “Dalla digital transformation alla digital competition”, la tendenza più recente delle grandi banche internazionali e italiane, a partire da Intesa San Paolo e Unicredit, è di lanciare nuove banche digitali appoggiandosi anche su Fintech che sappiano costruire applicazioni di nuova generazione, con l’obiettivo di convertire nel tempo gli attuali sistemi legacy, spesso punto di debolezza delle banche incumbent. I fattori Esg saranno sempre più rilevanti per le banche, anche nella scelta dei partner, comprese le fintech con cui collaborare. Diventa quindi necessario che esse associno alla consapevolezza anche l’azione nel rendersi oltre che innovative anche sempre più sostenibili”.

I numeri delle startup

Al 1° luglio 2022 le startup innovative italiane iscritte al Registro delle imprese sono 14.621, il 3,7% di tutte le società di capitali di recente costituzione, un dato in aumento rispetto al trimestre precedente con 259 nuove unità (+1,8%). Lo rilevano i report realizzati dal Ministero dello Sviluppo economico in collaborazione con Unioncamere, InfoCamere e Mediocredito Centrale.

Produzione di software, consulenza informatica, ricerca e sviluppo, fabbricazione di macchinari e prodotti elettronici si confermano le attività di maggiore incidenza.

In crescita il trend delle startup innovative fondate da under 35 con un + 0,5%, per un totale di 17,4%.

La distribuzione geografica

Riguardo alla distribuzione territoriale, la Lombardia si conferma la prima regione in cui risiede oltre il 26,7% di tutte le startup italiane, segue il Lazio con il 12,1% del totale nazionale (+ 45 startup rispetto al trimestre precedente) e la Campania con il 9,2% (+ 33 startup rispetto al trimestre precedente).

Per quanto riguarda le province, tra le prime dieci ci sono: Milano (2737 startup), Roma (1599), Napoli (675), Torino (532), Bari (362), Bologna (358), Padova (331), Salerno (302), Bergamo (291) e Brescia (286).

Se si considera invece il numero di startup innovative in rapporto al numero di nuove società di capitali troviamo tra le prime dieci province: Trento, Milano, Terni, Potenza, Udine, Pordenone, Pisa, Trieste, Bologna e Ascoli Piceno.

I finanziamenti concessi

Anche i dati presentati dal report trimestrale del Fondo di garanzia (FgPmi) confermano il trend di crescita dei finanziamenti concessi.

Sono infatti 6.798 le startup innovative beneficiarie del Fondo di garanzia dall’inizio dell’operatività e tra esse alcune hanno ricevuto più di un prestito.

Nel secondo trimestre 2022, il FgPmi ha gestito 666 operazioni verso startup innovative, con una crescita del 7% rispetto al precedente trimestre, e il totale dei finanziamenti potenzialmente mobilitati si attesta intorno ai 193 milioni di euro, in aumento del 44% rispetto al periodo gennaio-marzo 2022. Nel secondo trimestre, inoltre, il finanziamento medio ammonta a 289 mila euro, in crescita del 34% rispetto al trimestre precedente.

Per gli incubatori certificati, al secondo trimestre 2022 le operazioni gestite dal FgPmi sono 103, per un totale potenzialmente mobilitato di quasi 47 milioni di euro, mentre i numeri delle Pmi innovative gestite dal Fondo parlano di 6.163 operazioni per un totale potenzialmente mobilitato di 2 miliardi di euro.

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