Le infrastrutture di rete – torri radio, cavi in fibra ottica, stazioni base, data center – rappresentano l’ossatura della società digitale. Tuttavia, dietro il potenziamento della connettività si cela un significativo impatto ambientale. La crescita esponenziale del traffico dati, spinta da tecnologie come 5G, cloud computing e intelligenza artificiale, ha aumentato il fabbisogno energetico delle reti e la produzione di rifiuti tecnologici.
Nel contesto del Green Deal europeo, è essenziale affrontare il tema dell’impatto ambientale delle reti digitali. Un tema decisamente caldo: le infrastrutture digitali possono infatti essere leve fondamentali per la transizione verde, ma mancano ancora regole europee adeguate e una governance chiara per garantire sostenibilità ed efficienza ambientale.
Indice degli argomenti
L’impatto ambientale delle infrastrutture di rete
Le infrastrutture di rete – che includono data center, antenne, centrali di commutazione, apparati di trasmissione, cavi sottomarini e apparati per la connettività – sono alla base della digitalizzazione, ma comportano un costo ambientale crescente. In un contesto in cui la sostenibilità è un obiettivo prioritario dell’Unione Europea e dei singoli Stati membri, è fondamentale analizzare in dettaglio come e perché queste strutture impattano sull’ambiente.
Consumo energetico delle reti
Una delle principali fonti di impatto ambientale delle infrastrutture di rete è l’enorme fabbisogno energetico necessario per far funzionare e mantenere attive reti di telecomunicazioni sempre più complesse. Secondo il Global e-Sustainability Initiative (GeSI), il settore Ict nel suo complesso è responsabile di circa il 4% delle emissioni globali di gas serra, una quota destinata ad aumentare con la diffusione del 5G, dell’IoT e del metaverso.
In particolare, i data center, che immagazzinano e processano enormi volumi di dati, sono i maggiori consumatori: secondo l’IEea (International Energy Agency), nel 2023 i data center a livello globale hanno consumato oltre 340 TWh di energia elettrica, equivalenti al consumo di energia dell’intero Regno Unito. La crescita annua stimata si attesta attorno al 10-15%, complice l’espansione dei servizi cloud e dell’intelligenza artificiale.
Anche le reti mobili – in particolare il 5G – presentano un consumo energetico importante: un’antenna 5G richiede in media tre volte più energia di una antenna 4G a parità di copertura geografica, soprattutto per via dell’uso di frequenze più elevate (bande millimetriche), che richiedono una maggiore densità di stazioni radio base.
Emissioni indirette di CO2 e dipendenza da fonti fossili
Le emissioni climalteranti associate alle infrastrutture di rete non derivano soltanto dal consumo diretto di elettricità, ma anche dal fatto che, in molti Paesi, tale elettricità è prodotta ancora in larga parte da fonti fossili. Secondo un’analisi di Ericsson, il 80% delle emissioni di CO₂ generate dalle reti mobili dipende ancora dall’uso di energia non rinnovabile, soprattutto in Paesi dell’Est Europa, Asia e America Latina.
Inoltre, l’espansione delle reti comporta anche emissioni indirette derivanti dalle attività di costruzione, trasporto e manutenzione delle infrastrutture, comprese le opere civili per la posa di cavi in fibra o l’installazione di antenne e tralicci.
Inquinamento elettromagnetico
Un tema spesso dibattuto, seppur in modo controverso, riguarda l’impatto delle reti mobili in termini di inquinamento elettromagnetico. Sebbene non ci siano evidenze scientifiche definitive che colleghino l’esposizione ai campi elettromagnetici delle reti cellulari a effetti dannosi sulla salute (come confermato dall’Oms e da Arpa), esiste un dibattito sulla sostenibilità “percepita” delle reti wireless, in particolare con l’aumento della densità di antenne richiesto dal 5G.
Tuttavia, il focus ambientale maggiore rimane il bilancio energetico, e non la questione radiologica, che – secondo l’Istituto Superiore di Sanità – rientra nei limiti di legge in tutti i casi monitorati in Italia.
Impatto sulla biodiversità e sull’uso del suolo
L’installazione di torri radiomobili, data center e cavidotti ha un impatto anche sul territorio. Le aree rurali, spesso scelte per la costruzione di infrastrutture per la connettività, possono essere soggette a disboscamenti, impermeabilizzazione del suolo e consumo di suolo agricolo.
Inoltre, cavi sottomarini che trasportano dati intercontinentali (oltre 1,4 milioni di chilometri già posati) possono disturbare gli ecosistemi marini durante la posa e in fase di manutenzione. La costruzione e gestione di data center richiede anche grandi volumi di acqua per il raffreddamento: un singolo centro iperscalare può consumare fino a 1.5 milioni di litri d’acqua al giorno, influenzando l’ecosistema idrico locale.
Materiali critici e rifiuti elettronici
Le infrastrutture digitali utilizzano materiali rari e critici, come:
- Litio, rame, cobalto e terre rare nei cablaggi e nei componenti elettronici;
- Plastica tecnica nei rivestimenti e nei router;
- Acciaio e alluminio nelle strutture portanti.
L’estrazione e la lavorazione di questi materiali comportano elevati costi ambientali, tra cui deforestazione, consumo di acqua, emissioni di metano e inquinamento dei corsi d’acqua. La loro scarsità rende urgente un approccio più circolare.
A ciò si aggiunge il problema dei Raee (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): secondo il Global E-Waste Monitor 2023, nel mondo sono stati prodotti oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di cui solo il 17% riciclato correttamente. Le apparecchiature di rete dismesse (router, switch, modem, ponti radio) rappresentano una porzione crescente di questa categoria.
Soluzioni per infrastrutture di rete sostenibili
La trasformazione delle infrastrutture di rete verso modelli sostenibili non è solo auspicabile: è ormai un’esigenza concreta, economica e normativa. Le aziende del settore telco, insieme alle istituzioni, stanno sviluppando e implementando strategie per ridurre l’impatto ambientale, migliorare l’efficienza energetica e favorire l’economia circolare.
Vediamo nel dettaglio le principali soluzioni adottate o in fase di sviluppo.
Efficienza energetica e reti intelligenti
L’efficienza energetica rappresenta la prima leva di sostenibilità. Le reti moderne, in particolare quelle basate su tecnologie software-defined e virtualizzate, consentono un uso più razionale delle risorse grazie a funzioni automatizzate.
Tecnologie chiave:
- AI per la gestione dinamica dei carichi: sistemi basati su intelligenza artificiale permettono di spegnere o ridurre il funzionamento di apparati in momenti di bassa richiesta, abbattendo i consumi fino al 20-30%.
- Network Function Virtualization (Nfv) e Software Defined Networking (Sdn) permettono di gestire virtualmente le funzioni di rete, riducendo l’hardware fisico necessario.
- Sleep mode e antenna sharing: antenne e apparati radio vengono messi in modalità “stand-by” nei periodi di scarso traffico o vengono condivisi da più operatori per ridurre la duplicazione delle infrastrutture.
Esempi aziendali:
- Tim ha investito nella modernizzazione delle centrali di rete con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ del 47% entro il 2030.
- Vodafone ha avviato in Germania e Spagna progetti pilota per reti “self-powering” basate su AI, riducendo del 30% i consumi delle stazioni base.
Energie rinnovabili e data center green
L’alimentazione delle reti con fonti energetiche rinnovabili è uno dei pilastri della transizione ecologica delle telecomunicazioni.
Strategie adottate:
- Fotovoltaico su stazioni radio base: sempre più operatori installano impianti fotovoltaici per alimentare direttamente le antenne mobili.
- Data center alimentati da eolico e solare: le big tech come Google e Microsoft hanno già dichiarato il 100% di alimentazione da fonti green per i propri server.
Tecniche di ottimizzazione:
- Free cooling e liquid cooling: raffreddamento dei server attraverso aria esterna o liquidi conduttivi, riducendo il consumo di energia rispetto al raffreddamento tradizionale.
- Heat reuse: riutilizzo del calore prodotto dai data center per riscaldare edifici pubblici o residenziali (progetti attivi a Parigi, Stoccolma, Amsterdam).
Casi concreti:
- Il data center di Facebook in Danimarca è interamente alimentato da fonti rinnovabili e utilizza sistemi di raffreddamento ad acqua a ciclo chiuso.
- Il Green Data Center di Aruba a Ponte San Pietro (Bg) è uno dei più avanzati in Europa in termini di efficienza energetica (PUE < 1.2).
Riciclo, economia circolare e design sostenibile
L’approccio circolare è cruciale per ridurre l’impatto dei materiali usati nelle infrastrutture digitali.
Principali azioni:
- Eco-design degli apparati: progettazione di router, switch e terminali con componenti modulari facilmente sostituibili o aggiornabili.
- Programmi di take-back e ricondizionamento: i principali operatori telco offrono programmi di raccolta degli apparati a fine vita per riciclo o riutilizzo.
- Sostituzione dei materiali critici: ricerca di materiali alternativi, biodegradabili o meno impattanti, al posto delle terre rare.
Esempi pratici:
- Ericsson ha introdotto soluzioni di radio base leggere e completamente riciclabili, con una riduzione del 43% dell’impatto ambientale rispetto alla generazione precedente.
- Huawei ha avviato un piano di riciclo degli apparati di rete in collaborazione con centri di trattamento europei certificati ISO 14001.
Soluzioni architetturali e pianificazione sostenibile
Anche la progettazione urbanistica delle reti può giocare un ruolo determinante nella riduzione dell’impatto.
Azioni chiave:
- Antenne condivise tra operatori: per evitare la moltiplicazione delle infrastrutture e ridurre l’impatto visivo e paesaggistico.
- Utilizzo di infrastrutture esistenti: riutilizzo di pali della luce, torri TV dismesse, condotte pubbliche per la posa della fibra.
- Mini data center distribuiti (edge computing): anziché pochi grandi centri, si realizzano micro-nodi locali per abbattere la latenza e ridurre il traffico lungo le dorsali principali, alleggerendo l’infrastruttura.
Iniziative e standard europei
L’Ue sta progressivamente introducendo criteri ambientali per la classificazione delle infrastrutture digitali sostenibili, come parte del pacchetto Green Deal e della Tassonomia Ue.
Linee guida e regolamenti attesi:
- “Green Digital Action Plan”: in arrivo nuove raccomandazioni sulla sostenibilità delle reti 5G, del cloud e delle tecnologie emergenti.
- EU Code of Conduct for Data Centres: stabilisce standard minimi di efficienza energetica (Pue < 1.5).
- Digital Product Passport (dal 2026): ogni apparato dovrà essere accompagnato da un passaporto digitale che attesti origine dei materiali, ciclo di vita, consumo energetico e possibilità di riciclo.
Il ruolo dell’Ue per le infrastrutture di rete
La Commissione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi: neutralità climatica entro il 2050, emissioni ridotte del 55% entro il 2030. Tuttavia, nel campo delle infrastrutture digitali manca ancora una cornice normativa chiara. L’articolo di CorCom evidenzia come “l’assenza di standard comuni e criteri ambientali condivisi rallenti la definizione di investimenti green e limita la trasparenza nei report di sostenibilità”.
L’industria chiede incentivi fiscali, accesso agevolato a fonti rinnovabili e semplificazione burocratica per gli impianti sostenibili. Gli Stati membri sono chiamati a recepire rapidamente le direttive europee sul reporting Esg (Environmental, Social, Governance), che obbligheranno le grandi imprese – comprese le telco – a rendicontare il loro impatto ambientale.
Innovare responsabilmente per un futuro digitale sostenibile
Le infrastrutture di rete sono indispensabili per la crescita economica, l’inclusione sociale e l’innovazione. Ma per essere davvero al servizio dello sviluppo sostenibile, devono evolversi in modo ecologicamente responsabile. Investire in reti green, tecnologie efficienti e una regolamentazione chiara non è più un’opzione: è la condizione necessaria per una transizione digitale davvero compatibile con il pianeta.