STRATEGIE

Cybertech 2017, Catania: “Security tema chiave, ma funzionerà solo con l’integrazione”

Il presidente di Confindustria digitale: “Digital transformation volàno per l’economia nazionale e comunitaria. Pubblico e privato devono lavorare insieme. La cybersecurity premessa cruciale per questa rivoluzione”

Pubblicato il 27 Set 2017

Antonello Salerno

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Non ci può essere digital transformation senza cybersecurity. Man mano che le tecnologie stanno trasformando l’economia, aumenta la superficie d’attacco su cui i cybercriminali possono potenzialmente agire. Per questo l’Italia e l’Europa devono farsi trovare pronti a questa sfida, seguendo la strada della collaborazione tra pubblico e privato, e unendo gli sforzi attraverso le frontiere nazionali. E’ la convinzione di Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, nel suo intervento alla seconda giornata di Cybertech Europe 2017, in corso a Roma al nuovo centro congressi “La nuvola”, organizzato in collaborazione con Leonardo.

“La mia prima convinzione – sottolinea Catania – è l’importanza della tecnologia per la competitività: ormai è evidente che c’è una correlazione diretta tra la crescita del Pil e il livello delle tecnologie integrate nell’ecosistema economico. Oggi ci troviamo ad affrontare, in questo campo, un gap tra gli Usa, l’Europa e l’Italia, dove per troppo non si è investito sul digitale e non si è trasformato digitalmente il settore pubblico e privato”.

La seconda parola chiave, secondo Elio Catania, è “leadership”: “Abbiamo sempre detto che la tecnologia è un driver di cambiamento, e oggi la tecnologia è pervasiva, non c’e settore che non ne venga toccato. Per questo la vera sfida è essere sicuri che tutti capiscano che non è più relegabile a un tema ‘per tecnici’, i vertici delle aziende e del settore pubblico devono essere direttamente interessati alle evoluzioni strategiche abilitate dal digitale”.

Un quadro in cui l’Italia, per la prima volta, ha cambiato atteggiamento, prendendo in mano la situazione e cercando di dare indirizzi concreti alla pubblica amministrazione e al mondo delle imprese: “Nel 2016 per la prima volta la digitalizzazione è diventata centrale per la politica industriale nazionale – spiega Catania – Il piano per la banda ultralarga, quello per la digitalizzazione della PA, il piano. industria 4.0 dimostrano proprio questo nuovo impegno e questa nuova sensibilità. E’ stata la prima volta in cui la politica ha dato una priorità al digitale”. Un impegno a si è coordinato anche quello di Confindustria: “Il management di Confindustria ha affrontato i territori per spiegare questa rivoluzione, creando i digital innovation hub – prosegue Catania – E il mercato ha reagito. Il paese sta dando segnali di crescita”.

Si arriva così al terzo caposaldo, che è quello della necessità di un approccio coordinato al digitale attraverso tutta l’Unione europea: “Un fattore d’unione cruciale è il digital single market – spiega il presidente di Confindustria digitale – La tecnologia e può essere un collante fenomenale, perché consentirà la libera circolazione delle informazioni e dei dati. In questo quadro sarà centrale che l’Ue si assuma un ruolo centrale per eliminare le asimmetrie, dando una spinta forte alla digitalizzazione per tutti gli stati membri: servono piattaforme e architetture comuni, per far crescere tutti i territori”.

Allo stesso modo, l’Ue dovrà assumersi un ruolo guida anche nel campo della cybersecurity, implementando un piano: “Più cresce il digitale, più crescono i potenziali punti d’attacco – conclude Catania – Si tratta di creare standard, certificazioni che vadano oltre la definizione di un singolo prodotto, integrazione tra tecnologie. Non servono singoli pezzi che vadano ognuno per contro proprio, La cybersecurity funziona se c’è integrazione e se ci sono standard, regole, certificazioni. In un settore che, anche in questo caso, non può essere relegato ai tecnici”.

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