L'ANALISI

Digital transformation, Oxford Economics: “Manca concretezza”

Secondo i risultati di uno studio realizzato con Sap solo il 3% delle aziende ha realizzato progetti end-to-end. “Posta in gioco è alta, di qui a due anni emergeranno i campioni. Tutti gli altri resteranno fuori”

Pubblicato il 30 Ago 2017

Andrea Frollà

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Interpretare la digital transformation come una trasformazione del modello di business e non come un progetto tecnologico, dare priorità al talento, adottare una nuova infrastruttura digitale e investire in tecnologie innovative. Sono queste le quattro strade che devono percorrere le aziende che puntano ad essere leader della trasformazione digitale e a recuperare il ritardo accumulato nel tempo. A individuarle è il nuovo studio di Sap realizzato con Oxford Economics, che testimonia tanta buona volontà ma poca concretezza.

L’84% delle aziende globali afferma che la trasformazione digitale è fondamentale per la propria sopravvivenza nei prossimi cinque anni, però solo il 3% ha portato a compimento iniziative di trasformazione che coinvolgono l’intera organizzazione aziendale. Un ritardo che rappresenta un potenziale rischio non indifferente, visto che le organizzazioni che hanno avviato importanti processi di trasformazione digitale hanno riportato quote di mercato significativamente maggiori (85% contro il 41%) e una maggiore redditività (80% contro il 53%).

La ricerca, che ha coinvolto oltre 3.000 executive di alto livello in 17 paesi e regioni, ha rivelato inoltre che la trasformazione digitale viene indicata come uno dei tre fattori più importanti per la crescita futura del fatturato, indipendentemente dai settori e dalla dimensione dell’azienda. Non solo: le aziende identificate dallo studio come leader prevedono di ottenere circa il 23% in più di crescita dei ricavi nei prossimi due anni rispetto al resto delle organizzazioni prese in considerazione. Il rischio è insomma che sui mercati si crei uno squilibrio, con pochi campioni della trasformazione digitale e un esercito di perenni ritardatari.

“La digital transformation non è più una scelta, è un fattore essenziale per generare reddito, profitti e crescita – commenta Vivek Bapat, senior vice president, global head of Marketing Strategy and Thought Leadership di Sap -. I responsabili aziendali devono non più solo comprendere che la posta in gioco è alta, ma mettere in pratica iniziative complete, end to end, che coinvolgano l’intera azienda”. Un passaggio che, aggiunge Bapat, “richiede tecnologie altamente innovative, investimenti in competenze digitali e aggiornamento del personale e i prossimi due anni saranno un punto di flessione importante: emergeranno i vincitori della sfida digitale, mentre gli altri resteranno indietro”.

Secondo gli esperti di Sap e di Oxford Economics esistono delle precise direttrici d’azione da seguire per mettersi in moto. La prima riguarda l’interpretazione della trasformazione digitale come una trasformazione del modello di business, non come un progetto tecnologico: la trasformazione si estende infatti a tutta l’azienda, anche alle modalità di interazione con clienti, fornitori e partner. La seconda si riferisce alla necessità di dare priorità al talento: il 71% dei leader afferma che le iniziative di digital transformation rendono più facile attrarre e trattenere il talento e, non a caso, chi è più avanti già investe per riqualificare il proprio personale rispetto alle altre aziende.

È poi necessario, sottolinea il report, dotarsi di una nuova infrastruttura digitale: il 72% dei leader afferma che un’architettura IT bimodale (mix di infrastrutture front-end e back-end in grado di operare a più velocità) è importante per la trasformazione digitale, rispetto al 30% per tutti gli altri. E infine non si può prescindere dagli investimenti in tecnologie innovative. Non stupisce che il 50% dei leader stia già lavorando con l’intelligenza artificiale e il machine learning, oltre ad investire più delle aziende non leader su big data, analytics e IoT.

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