Aie all’attacco di Google Books. La parola alla Corte di New York

L’Associazione editori ha inviato le sue obiezioni al tribunale statunitense sottolinenando il pericolo di monopolio

Pubblicato il 04 Set 2009

L’Aie contro Google Books. L’Associazione italiana editori ha
presentato oggi alla Corte di New York le sue obiezioni sul progetto di
digitalizzazione di libri di Mountain View. “Gli editori italiani
sono contrari a un regime speciale dei diritti d’autore a favore
di una singola impresa – si legge nella nota diffusa dall’Aie
-. Per questo denunciano i rischi di monopolio e scelte
tecnologiche inadeguate”.
Le obiezioni si riferiscono all’accordo transattivo (Settlement)
per chiudere la class action tra Google e le associazioni di autori
ed editori americani per il servizio Book Search, che coinvolge
anche qualsiasi opera libraria italiana disponibile sul mercato Usa
(la prima udienza della Corte di New York è prevista il 7
ottobre).

Il Settlement prevede che Google possa digitalizzare e vendere in
diverse forme le opere fuori commercio a meno che gli autori o gli
editori non dispongano diversamente registrandosi in un apposito
Registro. “Ciò viola in più parti la Convenzione di Berna sul
diritto d’autore – si legge nel testo inviato alla Corte – che
stabilisce il consenso preventivo per qualsiasi utilizzo delle
opere e che la tutela prescinda da qualsiasi
registrazione".

“Siamo di fronte a un accordo privato che di fatto istituisce un
regime speciale di gestione dei diritti a favore di una singola
impresa – sostiene l’Aie -. Il che è senza precedenti, in quanto
le eccezioni del diritto d’autore sono sempre stabilite invece
dalla legge e a favore del pubblico, non di un singolo. Un regime
di questo genere genera rischi concreti di creazione di un
monopolio nell’editoria elettronica libraria. Qualsiasi
concorrente di Google, infatti, dovrà continuare a chiedere le
dovute autorizzazioni. Chi potrà competere con il gigante di
Mountain View, che già può sfruttare le sinergie con il suo
motore di ricerca per acquisire visibilità?”

Altra clausola del Settlement che non convince gli editori è
quella che attribuisce a Google un potere totalmente discrezionale
di escludere i libri non graditi: “la prospettiva di un monopolio
associata a un incondizionato potere censorio deve preoccupare
tutti”, rimarcano infatti.
E l’alternativa all’eventuale monopolio è stata già messa in
campo. Aie è infatti coordinatore del progetto Arrow
(www.arrow-net.eu) in progetto voluto dalla Ue sulle  biblioteche
digitali.  “L’approccio di Google è totalmente diverso dal
nostro – ha spiegato Piero Attanasio, direttore tecnico di Arrow -.
Mountain View, invece di utilizzare a pieno le tecnologie di rete,
ha deciso di accumulare in un'unica banca dati centrale oltre
60 milioni di record, di fonti diverse, combinati in modo non
trasparente”. Rispetto a questa procedura l’Aie ha rilevato, in
un’indagine, tassi di
errore fino all’81% nella corretta individuazione della
disponibilità commerciale dei libri.

Oltre che gli editori Google Books preoccupa anche la Ftc (Federal
Trade Commission) americana. Ieri l'Authority ha inviato una
lettera al motore di ricerca invitandolo ad impegnarsi a sviluppare
una nuova politica di privacy sui propri libri elettronici e a
focalizzare l'attenzione sulla "limitazione di usi
secondari dei dati personali raccolti tramite Google Books,
compresi gli usi che possano essere contrari alle ragionevoli
aspettative dei consumatori", dice la missiva. Tra gli usi
secondari rientra l'utilizzo dei dati sulle preferenze degli
utenti per promuovere pubblicità ad hoc.

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