EDITORIA

Fieg: editoria digitale, crescono ricavi e pubblicità

Fieg: nel 2012 su Internet l’adv è aumentata del 5% a fronte di un calo globale delle inserzioni del 14%. Oltre il 5% la crescita del fatturato. Il sottosegretario Legnini: “Presto un tavolo con Google”

Pubblicato il 05 Giu 2013

F.Me.

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Congiuntura economica negativa, evoluzione tecnologica e limiti strutturali. Sono i fattori che, secondo lo studio della Fieg “La Stampa in Italia 2010-2012”, contribuiscono alla pesante crisi che attraversa l’editoria quotidiana e periodica. Con un’eccezione: il digitale. Internet infatti l’unico mezzo su cui cresce la pubblicità nel 2012 – +5,3%, da 631 a 664 milioni di euro – mentre globalmente l’adv fa registrare il dato peggiore degli ultimi vent’anni: per la prima volta dal 2003 si è scesi al di sotto della soglia degli 8 miliardi di euro a prezzi correnti, con un calo del 14,3% rispetto al 2011.

I ricavi da editoria online sono in costante crescita e nei gruppi di maggiori dimensioni la loro incidenza sul fatturato complessivo ha superato la soglia del 5,5%. Le prime rilevazioni della diffusione delle copie digitali di quotidiani e periodici mostrano una vendita di copie digitali già significativa, di oltre 185mila copie al giorno.

Intervenendo alla presentazione del report Fieg, il sottosegretario all’Editoria Giovanni Legnini, ha sottolineato che il “modello francese è covincente. Noi puntiamo a un modello negoziale”, Legnini ha inoltre annunciato che verrà avviato un tavolo con i motori di ricerca per tentare di ottenere un loro contributo per il settore come in Francia. Nel suo intervento, il sottosegretario ha spiegato che “le risorse vanno recuperate muovendosi nel campo dell’editoria, guardando ai comparti che presentano il segno più”.

Complessivamente – secondo la Fieg – il 2012 è il quinto anno consecutivo che si chiude con dati negativi. I risultati dei bilanci delle imprese editrici di quotidiani, che già nel corso del 2011 erano stati caratterizzati da un andamento negativo, hanno subito nel 2012 un ulteriore peggioramento. Il calo dei ricavi è del 9% per i quotidiani e del 9,5% per i periodici e si registra il dimezzamento dell’utile di esercizio dei quotidiani, da 92,8 a 42,3 milioni di euro.

Sul fronte pubblicità, l’anno scorso è stato il peggiore anno degli ultimi venti: per la prima volta dal 2003 si e’ scesi al di sotto della soglia degli 8 miliardi di euro a prezzi correnti, con un calo del 14,3% rispetto al 2011. Soffre soprattutto la stampa: per i quotidiani -17,6%, per i periodici -18,4%. Calano anche gli investimenti sulla tv, ma in maniera meno pesante con una accentuazione dello storico squilibrio del mercato. Nel primo trimestre 2013 si aggrava la crisi del mercato pubblicitario in generale (-18,9%) e degli investimenti sulla stampa in particolare (periodici -22,3%, quotidiani -26,1%).

Per quanto riguarda le vendite, è dal 2001 – con l’unica eccezione del 2006 – che il numero delle copie vendute di quotidiani è in costante flessione. La flessione siè’ accentuata a partire dal 2008, parallelamente all’insorgere della crisi. Nel 2012 il calo delle vendite è stato del 6,6% (da 4,272 a 3,990 milioni di copie). In cinque anni, dal 2007, i quotidiani hanno perso oltre 1,150 milioni di copie (-22%). Nel 2012 i settimanali hanno perso il 6,4% delle copie (da 10,928 a 10,225 milioni), i mensili l’8,9% (da 10,448 a 9,515 milioni). Nel 2012 diminuiscono per la prima volta i lettori. L’ultima rilevazione Audipress indica in 21,005 milioni le persone che ogni giorno leggono un quotidiano, con un calo rispetto al 2012 del 14,8%.

In forte flessione anche l’occupazione giornalistica e quella poligrafica. I giornalisti nel 2011 e nel 2012 sono diminuiti nel complesso, rispettivamente, dell’1,4% e del 4,2%%. Nel 2012 nei quotidiani sono diminuiti del 4,6% (da 6.393 a 6.101 unità), nei periodici dell’1,4% (da 2.912 a 2.872 unità), nelle agenzie di stampa del 9,6% (da 1.034 a 935 unità). Nel 2011 e nel 2012, i poligrafici sono diminuiti, rispettivamente, del 5,6% e del 6,7%. Nel 2013 l’ulteriore contrazione del 2,2% ha portato il numero dei poligrafici occupati per la prima volta al di sotto della soglia delle 5mila unità”.

Secondo la Fieg limiti strutturali del settore sono: un assetto del mercato pubblicitario fortemente sbilanciato in favore delle televisioni; l’insufficienza della tutela dei contenuti editoriali nella Rete nei confronti di utilizzatori che non si fanno carico degli oneri connessi alla produzione dell’informazione; le carenze e le inefficienze del sistema distributivo che generano elevati livelli di resa; la limitata praticabilita’ di alternative alla vendita in edicola per l’inefficienza del servizio postale e/o di altri canali distributivi; la scarsa propensione all’acquisto dei giornali da parte del pubblico italiano, mai adeguatamente stimolata da interventi di sostegno della domanda.

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