LinkedIn, Ipo più vicina con un business globale

L’azienda punta a nuove filiali all’estero e allo sviluppo di versioni del sito nelle lingue locali. Le revenues internazionali pesano ancora solo per il 20%

Pubblicato il 06 Set 2010

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Potrebbe essere il successo fuori dagli Stati Uniti ad accelerare
il cammino di LinkedIn verso la tanto anticipata Ipo: secondo il
Business Week, la società con sede a Mountain View (California),
che collega sulla sua rete sociale i professionisti di tutto il
mondo, conta 76 milioni di iscritti, di cui la metà fuori dagli
States, in Paesi come Regno Unito, India, Australia, Olanda,
Canada.

Ciò che l’azienda deve tuttavia dimostrare per poter procedere
all’Ipo ventilata dal presidente Reid Hoffman è di avere non
solo una base utenti globale ma anche un business internazionale.
"Perché LinkedIn riesca davvero a capitalizzare sui contatti
sempre più internazionali della sua rete dovrà servire le persone
di tutto il mondo nella loro lingua”, afferma Josh Bernoff,
analista di Forrester Research.

Il business di LinkedIn si basa principalmente sulle entrate
derivanti dalla vendita di pubblicità e del suo prodotto di punta,
LinkedIn Recruiter. Si tratta di uno strumento, che costa 7.000
dollari per utente, che permette alle aziende di specificare i
requisiti necessari per il lavoro che offrono e di ricevere una
lista di tutti i membri di LinkedIn che rispondono a quei
parametri. Jeff Weiner, Ceo di LinkedIn, rivela che le entrate
internazionali rappresentano poco più del 20% delle vendite
annuali di LinkedIn. Secondo la società di ricerche Global Silicon
Valley Partners, le revenues 2010 di LinkedIn ammonteranno a 228
milioni di dollari e l’azienda vale 1,87 miliardi.

L’obiettivo di Weiner è far crescere il business internazionale,
facendo sì che non solo il numero di utenti sia per metà
all’estero, ma anche la metà delle revenues arrivi da fuori
dagli States. Per questo dal 2008 l'azienda ha una filiale a
Londra e negli ultimi mesi ha aperto uffici a Mumbai, Amsterdam,
Dublino e Toronto.

LinkedIn ha anche cominciato a sviluppare versioni del suo sito in
lingue diverse dall’inglese, compreso l’italiano. Ciò ha
aumentato la membership nei Paesi esteri, ma non necessariamente le
entrate. I manager di LinkedIn considerano tuttavia la filiale
londinese come un buon banco di prova delle possibilità
dell’azienda in campo internazionale: dall’apertura della
branch inglese, gli iscritti in Europa sono balzati da 5 milioni a
16 milioni e la società ha siglato accordi pubblicitari sul nostro
continente con Accenture, Philips e la divisione WebEx di Cisco
Systems.

E’ questa la direzione che LinkedIn vuole continuare a seguire,
sottolinea Arvind Rajan, vice-president della divisione
international della società, sfidando con la sua rete globale siti
consolidati a livello nazionale come Viadeo in Francia e Xing in
Germania. Lo stesso Facebook viene usato sempre più anche per
scopi professionali, ma LinkedIn non teme la concorrenza di un
social network che non ha come primo focus il mondo dei
professionisti: anzi, chi si iscrive a LinkedIn nella maggior parte
dei casi vuole tenere vita lavorativa e vita privata ben separate.
Intanto Rajan sta sondando il terreno per nuove aperture di uffici
esteri, dal Brasile al Giappone: è anche così che LinkedIn
dimostrerà di avere una business case globale e di essere davvero
pronta per la tanto anticipata Ipo.

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