Pontarollo (Fondazione Bordoni): “Spettro strategico per il digital gap”

Cruciale lo sfruttamento delle risorse/frequenze , ma “servono investitori per metterle a reddito”

Pubblicato il 06 Lug 2009

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Un tesoretto tutto da esplorare, nascosto nell’aria. Ecco
cos’è lo spettro elettromagnetico, un patrimonio di tutti non
utilizzato al massimo delle sue possibilità. “Almeno fino ad ora
– chiosa Enzo Pontarollo, consigliere d’amministrazione
della Fondazione Ugo Bordoni e ordinario di Economia industriale
all’Università Cattolica di Milano
-. Stiamo vivendo un
momento magico in quest’ambito: abbiamo questa risorsa, che
Guglielmo Marconi ci ha fatto scoprire, e possiamo mettere a
reddito. E per uno Stato come l’Italia, con un debito pubblico
clamoroso e un deficit pubblico rilevante, lo spettro
elettromagnetico può dare grandi introiti, oltre a quelli che ha
fornito finora. A patto di rimettere ordine nel sistema
radiotelevisivo”. Insomma, a patto di continuare sulla strada
che, grazie agli stimoli dell’Ue, si sta iniziando a percorrere,
con lo switch off fra l’analogico e il digitale.

“Lo Stato – continua Pontarollo – ha la gestione di questo bene e
il dovere di esercitare un controllo su questa risorsa di
proprietà pubblica, soprattutto in un momento in cui nuove
tecnologie consentono di liberare moltissime risorse/frequenze”.
L’obiettivo numero uno, naturalmente, è sfruttarle in maniera
razionale e più completa possibile, usandole per il raggiungimento
di obiettivi strategici, come per esempio il superamento del
digital divide.
Ma quanto può valere una razionalizzazione dello spettro
elettromagnetico?
“Esistono varie stime – continua
Pontarollo -. Gli inglesi ritengono che, se si procedesse
all’assegnazione di nuove frequenze (o di vecchie frequenze che
si liberano da altri tipi di segnali) con procedure d’asta si
potrebbero ricavare circa 780 milioni di euro. Una cifra che però
potrebbe anche salire a un miliardo”. Insomma, oltre due terzi
degli investimenti che il Governo, dopo il Piano Caio, ha pensato
di mettere in campo per portare la banda larga a tutti i cittadini,
con un influsso che dovrebbe, a cascata, portare ad un aumento del
Pil. “Bisogna però che sia colmato il vuoto normativo che in
questo momento è ancora presente – aggiunge il professore -. Sia
l’authority competente sia il ministero hanno lavorato
abbastanza, ma adesso per proseguire serve una forte volontà
politica che deve portare al superamento di certi conflitti e di
certi interessi costituiti. Magari questo momento di crisi sarà lo
stimolo giusto per andare avanti, i tempi sono maturi”. E allora
dei provvedimenti governativi potrebbero accelerare il processo di
digitalizzazione per liberare dei multiplex su cui poi fare gare o
magari mettere dei prezzi incentivati, consentire il trading delle
frequenze, sfruttare i buchi rimasti liberi nello spettro.
Poi però servirebbero degli investitori per sfruttare e mettere a
reddito queste risorse. “Gli operatori mobili sono i primi
candidati: nonostante i recenti investimenti, che stanno ancora
dispiegando i loro frutti, hanno una redditività altissima e le
risorse necessarie per cogliere questa sfida -. chiosa Pontarollo
-. Se tuttavia chi è già presente non fosse pronto o scegliesse
altre strade, si può sempre movimentare il mercato, come è in
parte accaduto con il WiMax. Bisogna tenere anche presente che, non
essendo un processo che si svolge dall’oggi al domani, ma che va
programmato, le aziende possono trovare i capitali: bisogna
studiare un piano quadro, definire le frequenze, il trading,
potenziare il quadro normativo che esiste solo in parte”.
E magari introdurre anche i principi del Cognitive Radio, che
consente di utilizzare in maniera più efficiente lo spettro, dando
la possibilità di fornire anche servizi diversi da quelli
tradizionali, come spiega Joseph Mitola III, dello Stevens
Institute of Technology (a un convegno della Fondazione Bordoni):
“Sfruttando le ‘fette’ di spettro non utilizzate, quelli che
la Fcc chiama white spaces. Magari impiegandole, come stanno
facendo altri stati europei, per l’accesso a banda larga
wireless”.

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