FREQUENZE

Rimborsi alle tv locali, il Pd a Passera: “Servono criteri equi”

In un’interrogazione al ministro dello Sviluppo si chiede di individuare parametri adeguati a una distribuzione delle risorse proporzionale a dimensione e investimenti delle imprese

Pubblicato il 26 Gen 2012

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Tv locali e frequenze, quali criteri per la "compensazione" alle emittenti? Sul tema, scoppiato in questi giorni anche a seguito delle polemiche innescate da Telelombardia, interviene il Pd con un’interrogazione al ministero dello Sviluppo firmata dai senatori Luigi Vimercati, Vincenzo Vita, Silvio Sircana, Marilena Adamo. Al ministro viene chiesto quali misure "intenda adottare per individuare criteri equi nella distribuzione delle risorse destinate alle emittenti locali tali da commisurare i rimborsi alle dimensioni delle imprese, al numero dei dipendenti, agli investimenti effettuati, ai bacini di utenza e alle audience raccolte presso le popolazioni locali".

"Nel passaggio del sistema televisivo italiano dalla tecnologia analogica alla tecnologia digitale il settore dell’emittenza televisiva locale ha dovuto affrontare ingenti spese di riconversione dei propri impianti di trasmissione" dice il testo dell’interrogazione, e "i costi elevati dei nuovi impianti e la frammentazione dell’audience generata dall’esponenziale aumento dei canali hanno ridotto sensibilmente sia le risorse delle tv locali in termini di investimenti per l’acquisto di nuovi programmi sia, conseguentemente, l’appeal delle stesse emittenti verso gli inserzionisti pubblicitari". La legge di stabilità 2011 ha messo all’asta le frequenze del dividendo digitale, la porzione di spettro che si è liberata nel passaggio del sistema televisivo dalla trasmissione analogica alla trasmissione digitale, includendo nella gara "anche le risorse frequenziali già assegnate alle emittenti locali".

La stessa legge di stabilità, ricordano i senatori, prevedeva un indennizzo per le stesse emittenti pari a 240 milioni, equivalenti al 10% dei proventi dell’asta, stimati in 2,4 miliardi, e disponeva l’assegnazione del 50% delle eventuali maggiori entrate accertate rispetto alla stima di 2,4 miliardi di euro al Ministero dello Sviluppo Economico, riservando alle tv locali “una quota del 10% delle predette maggiori entrate maggiori”. Nonostante i proventi dell’asta in questione abbiano superato i 3,9 miliardi di euro, circa 1,5 miliardi in più rispetto a quanto preventivamente stimato dal Ministero dell’Economia, "l’articolo 33, commi 7- 9 della legge di stabilità 2012 ha eliminato tale riserva, non prevedendo l’assegnazione di alcuna risorsa aggiuntiva per le emittenti locali".

"La previsione di un identico rimborso – dicono i senatori -per emittenti con pochi dipendenti e poche migliaia di telespettatori ed emittenti con centinaia di dipendenti e centinaia di migliaia di telespettatori provocherebbe una distorsione evidente del mercato televisivo locale, penalizzando in particolare quelle che costituiscono una risorsa preziosa per l’informazione nei territori locali di competenza".

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