IL CASO

Banda ultralarga, il giallo dei cluster

Sul sito di Palazzo Chigi una versione non chiara del documento: all’appello è sparito il cluster D. E c’è confusione anche sulle aree e le sotto-aree: 10.400 o 94.000?

Pubblicato il 04 Mar 2015

Mila Fiordalisi

Banda ultralarga, il giallo dei cluster

E’ un documento “monco” quello sul piano ultrabandalarga caricato sul sito del governo. Nel capitolo dedicato alla suddivisione dei cluster e al dettaglio delle aree in cui è stato suddiviso il territorio nazionale manca infatti all’appello il cluster D, nonostante all’inizio del documento e in tutte le slide di corredo si parli per l’appunto di quattro cluster (A, B, C, D). Mentre sui primi tre cluster vengono forniti tutti i dettagli, su quello D niente di niente. Ma la verità è che non si tratta di una dimenticanza: il Piano approvato ieri ha rivisto la suddivisione in cluster da 4 a 3, ma senza adeguata chiarezza di questo passaggio. E la stessa nota del Consiglio dei ministri sull’onda dell’errore compiuto ha indicato in 4 e non in 3 i cluster in cui è stato suddiviso il territorio. Una “svista” non da poco considerate le persone impegnate nella messa a punto del documento finale. E l’errore appare clamoroso anche nella slide di accompagno. Eccola:

In realtà la tabella giusta è quella a pagina 76 perché di fatto il Piano nella nuova versione rivede ed accorpa alcuni cluster: la nuova clusterizzazione è divenuta rispetto a quella precedente: nuovo cluster A (aree redditizie, 45% pop.) = precedente Cluster A (15% pop.) + precedente Cluster B1 (30% pop.) ; nuovo cluster B (aree marginali, 40% pop.) = precedente Cluster B2 (15% pop.) + precedente Cluster C (25% pop.); nuovo cluster C (aree rurali o sottosv, 15% pop.) = precedente Cluster D (15% pop.); Ecco a seguire la tabella giusta:

Confusione anche sulle quantità di aree in cui è stato suddiviso il territorio: a pagina 28 del documento si legge che “il territorio italiano è stato suddiviso in 10.400 aree” mentre nel capitolo iniziale dedicato alla suddivisione in lotti, a pagina 8, è scritto che “Il territorio nazionale è stato diviso in 94.000 sotto-aree omogenee”. Ma qui la spiegazione è più semplice:

– 10.400 sono le aree di centrale, e questo serve per fare una macro segmentazione dei comuni in cluster e quindi dei fondi.

– 94.000 sono le sottoaree (direi all’incirca a livello di cabinet) in cui vogliono suddividere il territorio per fare i bandi di assegnazione del credito di imposta. Questo permette di individuare se una sottoarea possa essere di tipo diverso rispetto al tipo dell’area di appartenenza. Esempio: Roma appartiene al Cluster A (area redditizie); delle sotto aree di Roma possono appartenere al cluster C (area rurale).

Ma le cose potrebbero stare diversamente: secondo fonti ufficiose del governo i cluster sarebbero realmente invece 4 e quindi l’errore starebbe nella seconda parte del documento. Nel momento in cui si scrive pare che il governo stia comunque correndo ai ripari per ripubblicare la versione esatta del piano – che per la sua stesura ha potuto contare sui contributi (come si legge in calce al documento) di Isabella De Michelis, Rossella Lehnus, Cristoforo Morandini, Francesco Sacco e Vittorio Trecordi – o comunque una versione più chiara dello stesso. Niente di grave, ca va sans dire, ma di sicuro non è stata fatta una bella figura.

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