Brunetta: “Siamo nella rivoluzione giusta”

Doveroso continuare la strada intrapresa verso le riforme di modernizzazione del Paese

Pubblicato il 17 Mag 2010

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Accolgo volentieri l’invito del Corriere delle Comunicazioni a
scrivere un articolo in occasione di Forum PA 2010. Mi pare
innanzitutto importante sottolineare come sia doveroso continuare
nel cammino verso le riforme di modernizzazione. Si tratta di
riforme a “costo zero” che contribuiscono in maniera
determinante a rilanciare l’economia e a rivitalizzare il Paese e
hanno un impatto mediatico fortissimo perché eliminano sprechi e
scardinano privilegi. Le riforme di modernizzazione cambiano il
volto del Paese, sono le grandi azioni riformatrici che investono
in infrastrutture immateriali e società civile contribuendo a
costruire la classe dirigente del futuro. La risposta è quindi
investire in riforme.

Anche con questo obiettivo in mente abbiamo lavorato e stiamo
lavorando alla digitalizzazione completa della Pubblica
Amministrazione. Quelle che abbiamo cominciato ad attuare sono
riforme molto concrete che porteranno agli italiani un risparmio
economico, di tempo e un netto miglioramento della qualità della
loro vita. Fino ad oggi la qualità erogata al cittadino dalla PA
è stata considerata come la variabile residuale. La rivoluzione
che vogliamo portare è di stabilire che lo standard di qualità
sia assunto come variabile indipendente, cioè come obiettivo.
L’arma nelle mani del cittadino per far garantire i propri
diritti sarà la class action, e il mancato raggiungimento degli
standard qualitativi verrà addebitato alla responsabilità diretta
del dirigente dell’ufficio inadempiente ai suoi doveri.

Quando nel maggio del 2008 presi parte per la prima volta a Forum
PA avevo giurato da appena due giorni come Ministro della
Repubblica. Ricordo che nel mio discorso inaugurale sottolineai lo
stato in cui versava la nostra Pubblica Amministrazione: un mostro
inefficiente nutrito per decenni dal cattivo sindacato e dalla
cattiva politica. E poiché il pesce puzza sempre dalla testa,
precisai come fosse indubbio che le responsabilità più gravi
andassero attribuite innanzitutto ai vari policy maker (più
preoccupati di gestire il potere e acquisire consenso che non di
garantire la soddisfazione dei clienti della PA) così come ai
dirigenti, spesso distratti quando non incapaci. 

Soprattutto, non volevo arrendermi all’idea che il nostro Paese
fosse tra i primi al mondo nella produzione di beni
eno-gastronomici e nel settore della moda, restando invece
(mediamente, ché le eccellenze per fortuna ci sono sempre state) a
livelli da terzo mondo nella fornitura di beni e servizi pubblici
ai suoi cittadini. Da allora ho lavorato sodo insieme a tutto il
Ministero perché le cose potessero finalmente cambiare. E possono
cambiare.

Anzi, stanno già cambiando: penso al drastico e ormai consolidato
calo delle assenze per malattia nei pubblici uffici così come ai
risultati dell’“Operazione trasparenza”: chiunque adesso può
consultare online curricula, retribuzioni annue lorde e recapiti
dei dirigenti della Pubblica Amministrazione nonché i tassi di
assenteismo degli uffici alle loro dipendenze. A questo vanno
aggiunte le pubblicazioni periodiche dei dati in nostro possesso
relativi agli incarichi di consulenza e collaborazione dei
dipendenti pubblici e dei consulenti esterni, delle società e dei
consorzi partecipati dalle pubbliche amministrazioni e ultimamente
degli incarichi di collaudo conferiti a dipendenti pubblici per le
grandi opere.

Se in occasione dell’edizione dello scorso anno abbiamo
presentato le caratteristiche principali della Riforma della PA che
di lì a pochi mesi sarebbe stata approvata dal Parlamento, adesso
è giunto il momento delle azioni concrete: Forum PA 2010 (che cade
in coincidenza con la fine del secondo anno del mio mandato) sarà
infatti l’occasione per “prendere in mano la riforma” e per
presentare le sue concrete attività di cambiamento e di
innovazione.

Pochi giorni fa è iniziata la sperimentazione della trasmissione
elettronica all’Inps dei certificati medici di malattia di tutti
i dipendenti pubblici e privati: una riforma che andrà a regime
fra tre mesi, con il conseguente abbattimento dei costi e dei tempi
sia dei lavoratori dipendenti sia degli uffici oggi preposti alla
lavorazione ex post di milioni di documenti cartacei, garantendo al
tempo stesso un controllo ancora più puntuale degli eventuali
comportamenti opportunistici. Non solo. Da lunedì 26 aprile 50
milioni di italiani maggiorenni hanno iniziato a richiedere la loro
casella di Posta elettronica certificata da 500 Mb: uno strumento
rivoluzionario, addirittura eversivo, che costringerà la Pubblica
Amministrazione a riorganizzarsi profondamente nel suo dialogo
interno ma soprattutto nella risposta tempestiva alle legittime
richieste dei suoi clienti: cittadini e imprese.

La Pec darà infatti diritto al cittadino di interloquire per via
elettronica con la Pubblica Amministrazione con lo stesso valore di
una raccomandata con ricevuta di ritorno. Proprio in queste ore
stiamo continuando un faticoso e complesso lavoro di moral suasion
nei confronti di quelle amministrazioni che, nonostante questo sia
previsto da una legge vecchia ormai di cinque anni, ancora non
hanno reso disponibili i propri indirizzi Pec sul proprio sito
istituzionale così come nell’Indice delle Pubbliche
Amministrazioni (www.indicepa.gov.it).  

Vorrei poi ricordare che poche settimane fa ha festeggiato il suo
primo compleanno Linea Amica, il contact center multicanale della
PA realizzato dal Formez e messo a disposizione dei cittadini per
dialogare in modo nuovo con la Pubblica Amministrazione. Il
bilancio dei primi dodici mesi è positivo: 60 milioni di contatti,
110 mila casi trattati, il 71% dei quali risolti. Credo che vadano
sottolineati anche i numeri della customer satisfaction di questo
servizio: per il 92% degli utenti è stato efficiente e per
l’82,3% la soluzione efficace. A breve partirà anche Linea
Amica Immigrazione, servizio di informazione e supporto multilingue
ai cittadini stranieri ed italiani sui temi del lavoro.

Ancora. Il 22 marzo è iniziata la sperimentazione di “Vivi
facile” con l’obiettivo di creare un unico punto di accesso via
telefonino ai servizi web della PA: con una sola password multiuso
si accederà presto a servizi di diversi enti, compresi quelli
locali. In questo contesto, la prima ‘batteria’ di servizi è
fornita da “Scuola mia”: già più di un migliaio di istituti
scolastici fornisco ai genitori che ne abbiano fatto richiesta sms
specifici che avvertono sulle assenze dei propri figli o comunicano
loro pagelle, circolari interne della scuola, avvisi e scadenze di
pagamento, ecc.

Partendo dal Tribunale di Roma, in collaborazione con il ministro
Alfano, abbiamo poi lanciato il programma “Giustizia Digitale”
che prevede per prima cosa l’obbligo di Pec per comunicazioni con
gli avvocati e soprattutto la dematerializzazione degli atti
depositati in cancelleria (consentendo finalmente una vera parità
tra difesa e accusa).

Presto saranno affiancati altri importanti progetti, tra cui il
pagamento online dei diritti di copia e la possibilità di
scaricare dalla rete gli atti. Tutto questo per andare sempre più
nella direzione della dematerializzazione degli scambi informativi:
non serviranno più tonnellate di carte e giorni di attesa, ma
sarà sufficiente un solo click in tempo reale. “Giustizia
Digitale” è stata messa in campo grazie al coordinamento tra
governo, Pubblica Amministrazione, Tribunale e Avvocatura,
individuando i comuni obiettivi da raggiungere in tempi brevi e
senza oneri gravosi.

Si è messa in atto una piccola ma rilevante rivoluzione culturale:
un metodo che può fare scuola per implementare le riforme anche in
molti altri settori della Pubblica Amministrazione. Il tema
generale della 21esima edizione di Forum PA, la principale
occasione di incontro sull’innovazione della PA, è dedicata a
come uscire dalla crisi con il merito e l’innovazione. Sono
convinto che nel settore pubblico, se giustamente guidato, si
annidi ancora un enorme potenziale di maggiore produttività che
potrebbe essere addirittura il driver della ripresa economica. Ce
la possiamo fare. Anzi, lo stiamo già facendo.

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