IL DECRETO

Debiti PA, slitta il decreto per problemi di copertura

Rinviato il Cdm che oggi avrebbe dovuto varare il provvedimento. In ballo 40 miliardi da sbloccare in due anni. L’Ict aspetta 3 miliardi. Delrio (Anci): “Dl pronto entro lunedì”

Pubblicato il 03 Apr 2013

F.Me.

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Slitta il decreto che avrebbero dovuto sbloccare i fondi per pagare i debiti della PA alle imprese. Lo comunica Palazzo Chigi, annunciando che il Cdm si terrà nei prossimi giorni. “Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in accordo con il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera – si legge nella nota -anche a seguito delle articolate risoluzioni approvate ieri da Camera e Senato, ha fatto presente al presidente del Consiglio l’opportunità di proseguire gli approfondimenti necessari per definire il testo del decreto sui pagamenti dei debiti commerciali della PA”.

Il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, al termine di un incontro a Palazzo Chigi ha fatto sapere che “il governo si è impegnato a varare il decreto entro lunedì”.

Gli approfondimenti sarebbero necessari per problemi di copertura al decreto stesso. Secondo quanto si apprende, dopo che l’iniziale l’ipotesi di un anticipo dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef è definitivamente tramontata, i tecnici del Tesoro hanno evidenziato la necessità di aver maggior tempo a disposizione per trovare alternative fonti di finanziamento alla restituzione dei debiti nei confronti delle imprese. Si starebbe inoltre valutando la possibilità di inserire nel decreto anche altre misure, come quella del rinvio della Tares che però costerebbe oltre 1 miliardo.

Ieri Senato e Camera hanno approvato risoluzioni unitarie che impegnano il governo ad emanare un decreto legge ad hoc per sbloccare i debiti dell’amministrazione. Con il provvedimento si potranno liberare almeno 40 miliardi di euro, tra 2013 e 2014, a favore delle attività produttive.
Il documento è stato firmato da Pd, M5s, Pdl, Lega, Sel, Cd e Sc. Nelle risoluzioni, tutte le forze politiche sono concordi nel rispettare gli impegni presi con l’Ue in materia di bilancio ma sottolineano anche la necessità di “una vera svolta” delle politiche dell’Unione in direzione di uno sviluppo sostenibile e della costruzione di un “vero bilancio federale”. Da qui la richiesta di allentare i vincoli del patto di stabilità almeno per i comuni. Per quanto riguarda i debiti della PA, le risoluzioni mettono l’accento sulla necessità di dare priorità alle imprese rispetto alle banche richiamando comunque il principio della trasparenza.

L’Ict, insieme all’edilizia e alla sanità, che i debiti della pubblica amministrazione recano maggiori danni alle imprese. In questi settori viene consumato gran parte del debito complessivo (più o meno il 90%: oltre 60 miliardi di euro su 71). Nel settore dell’Information & Communication Technology ammonta a tre 3 miliardi il credito vantanto dalla imprese con un ritardo medio di pagamento di 240 giorni.
Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale, nei giorni scorsi aveva parlato di una “situazione insostenibile per l’Ict italiano”. I ritardi di pagamenti da parte della PA pesano come un macigno, “visto che molte delle imprese creditrici sono piccole e devono gran parte del loro business proprio alla pubblica amministrazione – diceva Parisi – Per molte di queste aziende – soprattutto quelle fornitrici di sistemi – incassare il dovuto diventa una questione di vita o di morte”.

Il provvedimento, annunciato nelle scorse settimane dal premier, Mario Monti, e dal ministro delle Finanze, Vittorio Grilli, prevede che tra 2013 e 2014 vengano sbloccate due tranche da 20 miliardi ciascuna per rimborsare le imprese che hanno all’attivo dei crediti nei confronti della Pubblica amministrazione.

L’allentamento del patto di stabilità interno andrebbe invece incontro alle esigenze degli enti locali che hanno in pancia circa 40 miliardi di euro che, però, non possono essere investiti. Sia Anci sia la Conferenza delle Regioni avevano dato battaglia per trattare a Bruxelles una golden rule per gli investimenti in Ict e un allentamento del patto di stabilità per mettere in moto l’Agenda digitale. “Le smart city così come il documento digitale unificato – ha sottolineato l’Anci al Corriere delle Comunicazioni – non sono semplicemente un modo di iniettare tecnologia nei centri urbani o erogare prestazioni online, ma sono una leva per ripensare le città in un ottica di miglioramento dei servizi alle persone, di e-welfare insomma che, nel medio periodo, saranno in grado di efficientare sia i sistemi sanitari sia la macchina dell’amministrazione pubblica”.

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