IL NUOVO CAD. Brunetta: “Niente scuse, l’e-gov è un diritto”

Il ministro per la PA e Innovazione spinge sulla digitalizzazione. Premi per le PA virtuose e pesanti sanzioni per chi non adempie entro 15 mesi. “Mancano i soldi? I Comuni sfruttino meglio i fondi per l’Ict”

Pubblicato il 07 Feb 2011

L’e-gov diventa un diritto. Per cittadini e imprese. Questo il
“manifesto” alla base del nuovo Codice dell’amministrazione
digitale (Cad- decreto legislativo 235/2010) entrato in vigore il
25 gennaio.
“Si tratta del secondo pilastro su cui si basa il processo di
rinnovamento della Pubblica amministrazione, avviato con la legge
150/2009 che ha introdotto nella PA principi di meritocrazia,
premialità e trasparenza – spiega Brunetta -. Stiamo entrando in
una nuova fase : il Cad diventa motore del processo di
trasformazione e di rinnovamento, completando regole già previste
e inserendo un insieme di innovazioni normative che rendono
effettivi i diritti per cittadini e imprese, cogenti gli obblighi e
chiare le opportunità per tutta la PA, dando sicurezza agli
operatori specializzati del settore Ict sulla validità, anche
giuridica, dell’amministrazione digitale”.

Nel dettaglio più che un mero rinnovamento delle norme – che
restano nel solco del Cad del 2005 – il nuovo codice introduce due
principi innovativi: l’effettività della riforma (e quindi
l’esigibilità di quanto previsto dal testo), tramite misure
premiali e sanzionatorie per PA virtuose e inadempienti, e
incentivi all’innovazione dell’ente stesso.

Perno della nuova versione del codice è la Pec, “strumento
principe” – così l’ha definito Brunetta –
dell’identificazione dell’utente a fronte della PA. “Tutte le
istanze – annuncia Brunetta – potranno essere trasmesse da tutte le
caselle di posta certificata”.

Tra le altre novità introdotte la diffusione dei pagamenti
elettronici; il riconoscimento di validità dei documenti
indipendentemente dal supporto (quelli digitali sono validi grazie
a un timbro elettronico); istituzione di un responsabile unico per
la conservazione sostitutiva; maggiore diffusione dei servizi
pubblici online; spinta verso l’open data government e infine,
creazione di un ufficio unico dell’Ict in ogni ente “per
razionalizzare ed efficientare – chiarisce Brunetta – le
strategie di innovazione”. Il tutto in un contesto di
obbligatorietà: al massimo entro 15 mesi tutti gli enti pubblici
centrali e locali saranno obbligati ad applicare le regole, pena
dure sanzioni.

Per molte delle norme sarà necessario predisporre regole tecniche,
dettate da appositi decreti del presidente del Consiglio dei
ministri (Dpcm) che verranno varati nelle prossime settimane. Il
primo Dpcm – in questo senso ministero dell’Economia e
ministero della PA stanno già lavorando – riguarderà l’Agenzia
delle Entrate, l’ente che per primo ha “abbracciato” la
filosofia della dematerializzazione, obbligando gli utenti ad
inviare il modello unico solo per via telematica già a partire dal
2006.

Ma l’obbligatorietà, associata alla stretta sui tempi, non
convince fino in fondo gli enti, soprattutto quelli più piccoli,
preoccupati – fanno sapere i Piccoli Comuni dell’Anci –
dell’impatto economico che il nuovo codice digitale avrà sulle
già magre finanze pubbliche locali. Per adeguarsi, infatti, è
necessario un piano di investimenti per l’innovazione che, in un
momento in cui gli enti soffrono per i tagli in Finanziaria e
l’eliminazione dell’Ici (non tralasciando gli scenari che si
apriranno con il federalismo fiscale) risulta difficile
predisporre. Almeno in tempi rapidi.

“Stando alle nostre stime la maggior parte delle pubbliche
amministrazioni non utilizza tutto il budget destinato al lancio di
progetti Ict – rimarca però il ministro -. Il nuovo Cad serve
proprio perché questi fondi vengano degnamente utilizzati,
stimolando la domanda di Ict, qualificando l’offerta e dando
fiato a un comparto, come quello delle nuove tecnologie, che
rappresenta una parte importante del nostro Pil”. Motivo per cui
il Cad in versione bis ha ricevuto il benestare di Confindustria
Servizi Innovativi e Tecnologici (Csit), che si è detta
disponibile ad appoggiare la fase di attuazione.

“Dopo il passaggio fondamentale costituito dall’entrata in
vigore del nuovo Codice Digitale – sottolinea Stefano Pileri,
presidente di Csit – ora è cruciale sostenere le diverse fasi
attuative, per contribuire alla costruzione delle regole tecniche,
all’applicabilità dei sistemi e all’incremento della capacità
di utilizzo. La nostra federazione garantirà inoltre il suo
impegno per sensibilizzare le imprese, che non solo dovranno
adottare le procedure digitali ma esigere dalla stessa pubblica
amministrazione l’applicazione del Cad”.

Csit metterà a disposizione del ministero della PA e Innovazione
una presenza tecnica articolata e continua di collaborazione,
dialogo e verifica del processo di implementazione.

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