La PA centrale bocciata nell’online

Scarsa usabilità dei siti e mancanza di interazione con i cittadini. Pira (Università di Idine): “All’Italia manca una vision sulla comunicazione via Web”

Pubblicato il 22 Mar 2010

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La maglia nera tocca al ministero guidato da Mara
Carfagna: il sito delle Pari
Opportunit
à scarseggia per quantità e
qualità dei contenuti e risulta poco intuitivo in termini di
navigazione.
A rilevare la “bad practice” il monitoraggio effettuato
dall’Università di Udine che ha fatto le pulci a tutti siti
delle pubbliche amministrazioni centrali.
“Dopo uno scrupoloso lavoro – spiega Francesco
Pira
, docente di Comunicazione e Relazioni pubbliche
presso l’università friulana nonché curatore della ricerca –
posso dire che, anche alla luce anche di quanto accade fuori dai
nostri confini nazionali dove la Merkel in Germania e Brown in Gran
Bretagna interagiscono quasi quotidianamente con i cittadini via
Web, in Italia manca una strategia complessiva sulla comunicazione
istituzionale attraverso la Rete”.

E proprio la mancanza di una visione sistemica della presenza
online delle PA ha portato anche gli esempi di eccellenza – che
comunque sono presenti – a rimanere casi isolati non replicabili e
non determinanti per avviare quell’effetto domino su cui tanto
spera il ministro Brunetta quando lancia progetti innovativi.
Accanto a poche best practice come il sito del
Senato e quelli delle forze dell’ordine, che
spiccano per qualità della grafica, usabilità, contenuti e
interazione con l’utente (ovvero utilizzo di strumenti Web 2.0)
ce ne sono moltissime altre che soffrono ancora per
“manomissioni” poco efficaci.

È il caso del restyling della home page del ministero degli
Affari esteri che ha prodotto “un peggioramento
in termini di intuitività”. Addirittura nelle pagine interne il
report evidenzia un clamoroso errore: i link alle lingue estere
sono visibili sono in home page mentre all’interno delle versioni
inglese e arabo si trovano voci del menu ancora in lingua
italiana.
“Abbiamo rilevato inoltre una tendenza a cambiare spesso, troppo
spesso, l’impostazione delle pagine Web – puntualizza Pira -. Il
ministero delle Pari Opportunità, ad esempio, ha agito in questa
direzione, penalizzando i contenuti e allo stesso tempo non ha
portato all’adozione di strumento Web 2.0 oppure di canali
informativi innovativi come la newsletter”.
Bocciato in accessibilità anche il ministero
dell’Economia e delle Finanze che ha optato per
una home page che gli esperti dell’università di Udine giudicano
“pesante”. In particolare il menu di sezione aprire con un
elenco di voci molto lungo e ogni volta che si selezione un
argomento il testo appare a tutta pagina e il menu scompare,
costringendo l’utente a cliccare sul link “ministero”.

Il sito della PA e Innovazione invece è
“rimandato”: se una parte della pagine è graficamente ben
congeniata e i contenuti sono esaustivi, ancora troppo poco è lo
spazio dato all’interattività.
E le best practice, invece? Quali sono gli elementi che le hanno
portate ad emergere nel mare magnum del Web pubblico?
“Questi portali spiccano per la massiccia presenza di servizi
online nonché per strumenti di dialogo e trasparenza che rendano
comprensibile e vicino ruolo e le funzioni delle istituzioni –
risponde Pira -. Il sito del Senato mostra un lavoro attento di
sviluppo con l’introduzione di nuovi servizi e iniziative di
rilievo, come ad esempio il ‘Senato dei ragazzi’, una vera e
propria piattaforma interattiva con l’obiettivo dichiarato di far
conoscere il ruolo del Senato e coinvolgere le nuove generazioni
nel rispetto dei valori fondativi della Repubblica”.

Polizia , Carabinieri e Vigili del Fuoco sono
stati “premiati” sotto il profilo dei contenuti e
dell’interattività dei servizi.
“Sono questi i portali che tracciano la strada da seguire per
arrivare alla creazione di un unico portale della Pubblica
amministrazione, sul modello di quello britannico, di cui
necessità l’amministrazione italiana – conclude Pira -. Un unico
punto di accesso dove imprese e cittadini possono dialogare e
ricevere servizi da enti locali e centrali. Ora il ministro
Brunetta sembra essere deciso ad andare in quella direzione;
speriamo che riesca a raggiungere l’obiettivo che si è
prefissato”.
La direttiva 8/2009 emanata da Palazzo Vidoni punta infatti alla
riduzione dei siti delle amministrazioni pubbliche con
l’obiettivo di rendere più facile al cittadino l’accesso e la
fruizione dei servizi.

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