Regioni, ecco tutte le Agende digitali

Italia spaccata in due? Falso. Mancanza di competenze? Falso anche questo. E’ quanto emerge “sorprendentemente” da un’inchiesta a cura di Agendadigitale.eu- il sito del Corriere delle Comunicazioni – che per la prima volta mappa le iniziative e i progetti in corso. Tutte le Regioni hanno deliberato in tema di digitalizzazione e sono molte quelle che si sono dotate di Agende digitali. Reti Ngn, cloud e razionalizzazione dell’esistente i pilastri sui cui poggia buona parte dei piani

Pubblicato il 09 Giu 2014

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Un viaggio lungo sei mesi. È quello che il Corriere delle Comunicazioni – attraverso il sito Agendadigitale.eu – ha fatto lungo tutta l’Italia, da Nord a Sud, per verificare cosa stiano facendo in concreto le singole Regioni in materia di Agenda digitale (tutti i piani alle pagina 6-9)

Il viaggio è stato lungo e per certi versi faticoso perché a volte ci è sembrato che sia stato proprio lo stimolo delle nostre domande a far prendere consapevolezza che un insieme di misure previste nei vari assessorati regionali rappresentassero, se colte nel loro insieme, tante tessere di un mosaico destinato a formare un disegno di innovazione digitale possibile. Tutte le Regioni, nessuna esclusa, hanno deciso di fare il punto con noi sulle cose fatte e soprattutto su quelle da fare, dettagliando iniziative e progetti, di cui molti cantierizzati nero su bianco nelle nuove programmazioni approvate dalle giunte. Per bocca degli assessori designati alle tematiche digitali o dei funzionari top level che hanno nelle loro mani la realizzazione concreta degli obiettivi posti dalla politica.

Nonostante alcune indubbie resistenze e ritardi, lo scenario che ne è emerge è sorprendente: le Regioni sono molto più avanti di quanto si creda in materia di digitalizzazione, hanno tutte all’attivo assessori “delegati”, ossia che si occupano specificamente di innovazione e di Ict (e se non ci sono assessori ad hoc sono i presidenti ad avere in capo la governance Ict) e “masticano” con una certa naturalezza acronimi e sigle del mondo dell’informatica, delle Tlc, dell’hi-tech. Checché se ne dica le competenze, almeno a livello dirigenziale, dunque non mancano. E non mancano i progetti (di cui moltissimi già portati a termine) votati a rafforzare l’erogazione di servizi innovativi a cittadini e imprese che fanno leva su tecnologie di ultima generazione, in pole position il cloud, considerato dai più uno strumento per razionalizzare l’hardware, aumentare la capacità di storage e abbattere i costi in nome dell’efficienza e della spending review. Fra le priorità anche la dematerializzazione e anche in questo caso a guidare i progetti c’è il duplice obiettivo di efficientare la macchina pubblica ottenendo un sensibile risparmio sulle spese vive, che non guasta in tempi di crisi.

Da evidenziare il rafforzamento degli investimenti in connettività e in particolare in banda larga (anche grazie agli accordi con il Mise che mettono a disposizione fondi derivanti perlopiù dalla Ue) per consentire l’erogazione di servizi evoluti e spingere l’attuazione di progetti digitali legati in particolare a sanità e scuola, ma anche a sostenere i distretti produttivi e a favorirne crescita e sviluppo in chiave di globalizzazione. Vero è però che se da un lato la spinta sul broadband è forte dall’altro bisogna ancora colmare il digital divide di prima generazione, soprattutto laddove la presenza di ampie porzioni di territorio occupate da montagne, terreni agricoli o aree impervie non facilita la posa delle infrastrutture e tiene lontane le telco.

Da Nord a Sud, le Agende regionali si somigliano molto; le differenze si misurano perlopiù in termini di risorse disponibili e quindi di capacità attuativa delle iniziative sulla carta, in particolare quelle al via. Il patto di Stabilità da un lato e l’incapacità di sfruttare appieno i fondi europei dall’altro – sebbene molte Regioni stiano cambiando passo tentando di accaparrarsi la maggior parte delle risorse disponibili e accelerando sui piani Pos Fesr – rappresentano i grandi ostacoli sul cammino. E contrariamente a quanto si pensi l’Italia su questo fronte non è spaccata in due, con il Nord a fare da traino come tipicamente accade. Un caso per tutti quello della Basilicata, piccola regione dalle caratteristiche orografiche difficili, che ha già da tempo scalato le classifiche nazionali, posizionandosi sul podio per connessioni broadband attive, quantità e qualità dei servizi di e-gov, progetti in partenza, e che si è da poco dotata di una task force di esperti per mandare avanti la e-Agenda. Per restare alle piccole realtà la Valle d’Aosta si candida a diventare una regione “digital e open data by default”. E l’Umbria si è dotata di una propria Agenda digitale a inizio 2012, prima dunque che l’allora Governo Monti varasse l’Agenda nazionale. Il Molise, invece, molto indietro, si prepara a ripartire con un piano ambizioso a seguito della riorganizzazione che nell’ultimo anno ha riguardato tutta la “macchina” regionale.

Pronte a recuperare il terreno perso anche regioni quali la Calabria – per l’80% caratterizzata da aree rurali – ma anche il Lazio: il presidente Nicola Zingaretti nel fare riferimento alla mancanza di una visione di insieme, che nel corso degli anni ha lasciato la regione indietro rispetto a quelle più tecnologicamente avanzate, annuncia che ci sono ora tutte le condizioni per compiere il salto di qualità. Punta in alto la Puglia che si candida a cambiare totalmente pelle di qui al 2020 quando sarà a tutti gli effetti – o almeno questo è l’obiettivo – una Regione “smart”.

Le Agende digitali regionali ci sono dunque, ma come potranno integrarsi nel grande progetto nazionale? Siamo sicuri che avere un’Agenda digitale nazionale e 21 Agende locali (considerate le due provincie autonome di Trento e Bolzano) sia una strategia funzionale all’ottenimento dei risultati sperati? O si rischia una frammentazione che può inficiare l’attuazione stessa dei progetti a causa di annose questioni quali la mancanza di standard e di interoperabilità e la duplicazione delle iniziative? E soprattutto perché rischiare di avere un’Italia digitale eternamente a macchia di leopardo? Ci appelliamo appello al Governo Renzi affinché faccia una riflessione ragionata che da un lato non sottovaluti il ruolo che le Regioni possono avere in termini di competenze e di conoscenza delle specifiche realtà territoriali ma dall’altro eviti “doppioni” e ridondanze che rischiano di rallentare i progetti e di sprecare risorse.

TUTTE LE AGENDE DIGITALI REGIONE PER REGIONE

ABRUZZO (in rinnovo Giunta e Consiglio)

BASILICATA

BOLZANO (PROVINCIA AUTONOMA)

CALABRIA

CAMPANIA

EMILIA ROMAGNA

FRIULI VENEZIA GIULIA

LAZIO

LIGURIA

LOMBARDIA

MARCHE

MOLISE

PIEMONTE (in rinnovo Giunta e Consiglio)

PUGLIA

SARDEGNA

SICILIA

TOSCANA

TRENTO (PROVINCIA AUTONOMA)

UMBRIA

VALLE D’AOSTA

VENETO

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