Procede a passo di lumaca il cammino della ricetta elettronica in Italia. Solo cinque regioni (Sicilia, Valle d’ Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto) sono a regime e stanno raggiungendo l’obiettivo di emettere l’80% delle ricette mediche dematerializzate entro il 2014, come previsto dall’Agenda digitale del governo Monti. Altre regioni sono invece in fase di sperimentazione. Tra queste: Molise, Campania, Liguria, Piemonte, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia,
Marche. Le altre? “In fase preparazione”. Insomma, al palo.
A fare il punto sulla ricetta medica elettronica è Gianni Petrosillo, amministratore delegato di Promofarma, la società di Federfarma che si occupa di monitorare il passaggio della ricetta medica dal cartaceo all’ elettronico.
La maggior parte delle regioni sembra quindi arrancare, tra problemi di connessione e gestione del software. Ma i prossimi mesi potrebbero essere quelli della svolta: “Entro fine anno – spiega Petrosillo all’ Adnkronos Salute – ci aspettiamo che anche Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Friuli possano entrare a regime e raggiungere gli obiettivi prefissati dall’ agenda digitale”.
Malgrado il ritardo registrato in molte regioni, l’obiettivo finale rimane lo stesso: mandare definitivamente in soffitta la ricetta rossa. Con enormi vantaggi per tutto il sistema: “Il passaggio dal cartaceo all’ elettronico – spiega Petrosillo – consentirà, una volta a regime, di ridurre gli errori prescrittivi e ottenere un controllo dei costi più preciso”. Senza considerare l’enorme risparmio legato al consumo di carta filigranata.
Secondo l’Ad di Promofarma però, più che alla carta il vero risparmio sarà legato ad un altro aspetto: “Tutto il lavoro di controllo e riscontro, che oggi le Asl devono effettuare sulle ricette consegnate dalle farmacie, con la ricetta elettronica non si dovrà più fare”.
A fare da apripista alla digitalizzazione della ricetta è stata la Valle d’Aosta, dove l’ esiguo numero di farmacie e medici ha reso
più agevole il cambiamento. Ad entrare a regime senza troppi intoppi è stato poi il turno della Basilicata. A Trento, a luglio, si era già toccata la soglia delle 350 mila ricette elettroniche emesse. L’unica regione ad esser partita a regime senza prima fare un test è stata invece la Sicilia, dove vengono ormai erogate circa 50 milioni di ricette elettroniche l’anno.
In Veneto la “rivoluzione digitale” si è invece compiuta in queste ore: dal 1 settembre i cittadini che richiederanno una prescrizione farmaceutica al proprio medico di famiglia, riceveranno un promemoria stampato su carta bianca con il quale potranno recarsi in farmacia e ritirare il farmaco prescritto.
Le sperimentazioni fatte, e ancora in atto, hanno messo in mostra più di una criticità del sistema: “Ad esempio – spiega il direttore di Promofarma, Daniele D’Angelo – la mancanza di collegamenti internet o una piattaforma di gestione del sistema troppo lenta”.
A complicare le cose c’è poi la questione legata alla presenza due distinti sistemi di trasmissione dati: il Sac (Sistema di accoglienza centrale) e il Sar (Sistema di accoglienza regionale). Secondo il direttore di Promofarma, il primo, gestito dalla Sogei, è “meno problematico”. Ad utlizzare il Sac sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Liguria, Valle d’ Aosta, Molise, Sicilia, Sardegna, Lazio, Marche, Umbria e Toscana. Il sistema Sar, che prevede invece un server regionale, è attivo in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Trento e Bolzano. D’Angelo è comunque ottimista: “Crediamo che, ragionevolmente, il prossimo anno tutte le regioni potranno andare a regime”.
Secondo il presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), Angelo Testa,”i ritardi che si stanno registrando sull’ entrata a regime della ricetta elettronica sono addebitabili alle Regioni. I medici e i farmacisti, per lo più, sono già pronti. E’ nel passaggio tra la Asl e la Regione che il sistema si inceppa”.
“Le farmacie e i medici – aggiunge Testa – si sono attrezzati. A spese loro. Quello che manca per far partire davvero il sistema a regime è la mancanza di organizzazione a livello regionale. Ma soprattutto – sottolinea – quello che manca è la volontà: in fondo, i problemi emersi, come ad esempio quelli legati al nomenclatore o all’esenzione del ticket, mi sembrano problemi facilmente risolvibili”.