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Samaritani: “50 milioni per la riforma PA”

Dal palco dell’evento EY di Capri, il dg dell’Agid annuncia il primo utilizzo di fondi Pon governance per accompagnare le PA alla trasformazione digitale. In arrivo ulteriori 40-50 milioni per datacenter e sviluppo delle piattaforme immateriali esistenti

Pubblicato il 06 Ott 2016

Alessandro Longo

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L’Agenzia per l’Italia Digitale comincia a usare i fondi del Pon Governance (finora inutilizzati) per attuare la riforma digitale della pubblica amministrazione. Subito una prima tranche di 50 milioni di euro, “che punteremo a raddoppiare” ha annunciato il direttore dell’Agid Antonio Samaritani dal palco di Capri all’evento di EY. Dall’Agenzia chiariscono al nostro sito che si tratta di un’ulteriore tranche da 40 milioni di euro, per un totale di 90 milioni.

“Abbiamo agganciato il sistema di infrastrutture materiali e immateriali al Pon governance. La prima tranche servirà per attuatori di un primo pezzo, 50 milione per sviluppare ecosistemi e meccanismi di interoperabilità”, dice Samaritani.

Nella sostanza si tratta del primo investimento nell’accompagnamento della PA alla trasformazione digitale, come richiesto da tempo dagli esperti.

“Per fare la trasformazione culturale e organizzativa della PA bisogna fare accompagnamento”, ha detto Samaritani.

“Gli enti locali possono sviluppare servizi e piattaforme che non a senso declinare a livello nazionale ma che devono essere interoperabili”. Per questo serviranno i 50 milioni: sia per lo sviluppo dei servizi locali sia per il loro coordinamento con il livello nazionale.

“Compito del centro è definire regole interoperabilità, usabilità e logiche di relazione con le piattaforme nazionali; ontologie e modelli di cooperazione con il locale, che conosce i bisogni reali dei cittadini”.

La seconda tranche servirà a sviluppare ulteriormente le piattaforme esistenti ma anche ad avviare la (a lungo rinviata) razionalizzazione dei datacenter e il modello cloud nazionale.

Non solo pubblica amministrazione. “Bisogna coinvolgere anche i privati, nella trasformazione dei servizi al cittadino. E lo faremo con un modello basato su Api (Application program interface) per lo sviluppo di app interoperabili”

Per esempio, ha detto Samaritani, “siamo pronti a sviluppare una cosa che si chiama posizione debitoria del cittadino. Ma chi lo fa? Noi? Non vorrei. Vorrei invece aprire la possibilità perché lo faccia il mercato accedendo ai dati della PA, utilizzabili tramite Api”.

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