Scatto digitale

La sigla è Agid, Agenzia per l’Italia Digitale. Ma potrebbe essere anche Agenzia per l’incompiuta digitale. Tutta la vicneda della sua breve e tormentata esistenza è l’emblema di come le buone idee possano impantanarsi in un pasticcio gestionale paralizzante se mancano coerenza e chiarezza di indirizzo politico

Pubblicato il 09 Giu 2014

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La sigla è Agid, Agenzia per l’Italia digitale. Ma potrebbe anche essere Agenzia per l’incompiuta digitale. Tutta la vicenda della sua breve e tormentata esistenza è l’emblema di come le buone idee possano impantanarsi in un pasticcio gestionale paralizzante se mancano coerenza e chiarezza di indirizzo politico. Tanto più paralizzante e pasticciato se le decisioni politico-legislative non si traducono in decreti attuativi, atti amministrativi e scelte organizzative conseguenti. Le dimissioni di Agostino Ragosa da direttore di Agid hanno come ragione scatenante l’arrivo al potere di una nuova classe politica che vuole dare forti segnali di rottura col passato. Lo dice del resto a chiare lettere un comunicato del ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia che ha incontrato Ragosa per rappresentargli “le esigenze connesse alla politica governativa di rinnovamento e discontinuità nell’amministrazione pubblica”.

Tradotto in inglese, si potrebbe chiamare spoil system. Più che legittimo, per carità. Tanto più che Ragosa è stato percepito come esponente di quel passato e di quegli equilibri politici cui gli homines (e donne) novi intendono dare un taglio netto. L’Agenzia digitale ha un’importanza fondamentale per quella rivoluzione digitale di cui l’Italia ha assoluto bisogno. Matteo Renzi ne ha piena consapevolezza tanto che il primo evento internazionale organizzato dall’Italia nell’ambito del suo semestre di presidenza dell’Ue sarà proprio l’8 luglio con Digital Venice in cui il nostro presidente del Consiglio terrà il discorso. Che Renzi e Madia vogliano mettere alla guida dell’Agid persone che rappresentino “discontinuità e rinnovamento” appare pertanto comprensibile. Anche se può apparire penalizzante a chi quelle scelte ha dovuto subire. L’esito poteva essere traumatico ma per fortuna si è arrivati ad una soluzione di compromesso che ha evitato bracci di ferro che rischiavano di diventare paralizzanti in un momento in cui tanti ed importanti cantieri digitali sono aperti e prossimi a scadenza. L’Agid, però, non può restare a lungo nell’indeterminatezza e nell’emergenza. Ben venga, dunnque la decisione di Madia di lanciare subito il bando per il nuovo direttore generale dell’Agenzia. Così come va vista con favore la decisione di nominare su consulente per l’Agenda Digitale Paolo Coppola, un parlamentare competente e fortemente impegnato in su queste tematiche. L’Agid (e l’Agenda Digitale hanno bisogno di un fortissimo endorsement politico e di essere di conseguenza messa finalmente nelle condizioni di operare a pieno ritmo. Con tutti i “certificati” del caso. Anche questa è discontinuità col passato. C’è bisogno di uno scatto, non di una palude digitale.

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