Quali sono le città italiane che stanno trasformando la PA in chiave digitale? ICity Rank 2025 fornisce una risposta chiara: sedici Comuni capoluogo superano gli 80 punti medi nei tre indici e diventano riferimento per l’intero ecosistema urbano e per la filiera telco. Il risultato fotografa un cambiamento strutturale. Le città di testa non rappresentano solo un podio, ma i luoghi dove si sperimentano reti, piattaforme, sensori, sistemi di analisi e servizi digitali che anticipano il modello di città del prossimo decennio.
Le città full digital comprendono Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Modena, Parma, Prato, Rimini, Roma Capitale, Siena, Torino, Trento e Venezia. Subito dietro si collocano trenta capoluoghi altamente digitalizzati, mentre quarantasei risultano in fase di transizione. Solo sedici restano nelle fasce meno evolute. La fotografia è quella di un Paese che sta riducendo gradualmente i divari, con un mercato urbano digitale sempre più competitivo e maturo.
La ricerca è realizzata da Fpa, società del gruppo Digital360, e analizza la trasformazione digitale dei 108 Comuni capoluogo lungo tre dimensioni: Amministrazioni digitali, Comuni aperti e Città connesse. Indicatori che, letti insieme, mostrano come l’evoluzione della PA locale coinvolga ormai sia i processi amministrativi sia la capacità di dialogo pubblico sia, soprattutto, l’intelligenza delle infrastrutture urbane.
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ICity Rank 2025 e l’effetto Pnrr sulle amministrazioni digitali
Tra i tre indici, Amministrazioni digitali è quello che registra il miglioramento più netto. ICity Rank 2025 mostra come il Pnrr abbia accelerato in modo determinante la modernizzazione dei servizi pubblici digitali. Oggi novantasei Comuni si collocano nelle fasce alte o medio-alte, a fronte dei sessanta di due anni fa. È il segnale più evidente della convergenza tra tecnologia abilitante e innovazione amministrativa.
In testa si posizionano Genova e Pistoia con 92 punti, seguite da Bologna e Firenze. Subito dopo compaiono Bergamo, poi Grosseto, Parma e Taranto. Nono posto per Brescia, Ferrara, Imperia, Messina, Milano, Modena e Perugia. La presenza di capoluoghi meridionali nelle prime posizioni evidenzia una riduzione delle distanze territoriali.
La ricerca sottolinea come molte amministrazioni dispongano ormai delle tecnologie necessarie per mettere online servizi, collegarsi alle piattaforme nazionali e semplificare l’esperienza del cittadino. La fase successiva riguarda la governance: integrare strumenti digitali e workflow interni, riorganizzare i processi, sviluppare competenze. Una dinamica che apre opportunità per l’intero ecosistema Ict, chiamato a collaborare in modo più strutturale con la PA locale.
ICity Rank 2025 e il nuovo equilibrio nei Comuni aperti
L’indice Comuni aperti presenta un’evoluzione più graduale. Misura la capacità dei Comuni di utilizzare social, open data e app per creare un rapporto trasparente e dinamico con cittadini e imprese. Firenze guida la classifica con 91 punti, seguita da Roma Capitale e Bologna. Milano è quarta, Genova quinta. Modena, Rimini e Torino condividono il sesto posto, mentre Bergamo e Venezia occupano il nono.
Il punteggio medio nazionale cresce da 52,1 a 54,2. I capoluoghi del Mezzogiorno migliorano più della media, ma restano distanti dai centri metropolitani. Bari è il primo Comune meridionale, in quindicesima posizione. Siena, undicesima, è la città sotto i centomila abitanti che ottiene il risultato più elevato in questa dimensione.
ICity Rank 2025 evidenzia la necessità di percorsi condivisi per valorizzare l’uso dei dati aperti e delle piattaforme digitali destinate alla cittadinanza. Il potenziale esiste, ma richiede modelli replicabili e maggiore capacità di investimento, soprattutto nei Comuni medi e piccoli.
ICity Rank 2025 e l’avanzata delle città connesse
La dimensione Città connesse analizza la trasformazione digitale dei servizi urbani, dalla sensoristica alla mobilità intelligente, passando per reti, sicurezza e strumenti di data analytics. Qui la classifica vede al comando Bologna, Firenze, Milano e Venezia. Cagliari si colloca al quinto posto, seguita da Roma Capitale e Torino. Genova e Modena condividono l’ottavo posto, mentre Brescia e Trento chiudono la top ten.
Il valore medio cresce da 56,4 a 62,7 punti, segnale di un ecosistema urbano che sta estendendo la propria infrastruttura digitale. Le differenze tra Nord e Sud restano significative, con una media di 69,9 punti al Nord contro 54 nel Mezzogiorno. Tuttavia, il divario demografico appare in riduzione: anche città di media dimensione stanno iniziando a sviluppare soluzioni per la gestione intelligente dei servizi.
In questa evoluzione, il settore telco assume un ruolo cruciale. La crescita delle città connesse richiede infatti reti performanti, diffusione capillare della fibra, infrastrutture 5G, edge computing e soluzioni IoT integrate.
Le nuove capitali dell’innovazione
Il report mette in evidenza che la trasformazione digitale non è prerogativa esclusiva delle grandi città. Nelle fasce più elevate emergono sette piccole capitali dell’innovazione: Siena, Cesena, Pisa, Grosseto, Cremona, Cuneo e Treviso. Comuni che hanno saputo investire nella qualità dei servizi e nell’efficienza amministrativa, diventando laboratori ideali per sperimentare modelli urbani innovativi.
Nel Mezzogiorno si distinguono Cagliari, Bari, Palermo, Messina e Napoli, che consolidano la presenza del Sud nel gruppo dei territori più dinamici. Parallelamente si riduce il numero dei Comuni nelle fasce più basse: restano quattordici città “ibride” tra digitale e analogico, mentre Crotone e Isernia risultano nella fascia “in avvio”.
La mappa mostra un’Italia che sta cambiando velocità, con poli emergenti anche in territori tradizionalmente meno digitalizzati.
La prospettiva delle città cognitive
Il punto più strategico della ricerca arriva dalle parole di Gianni Dominici, Amministratore Delegato di Fpa: «ICity Rank 2025 evidenzia un positivo miglioramento nel livello medio di digitalizzazione delle città italiane, anche grazie agli effetti dei progetti Pnrr che stanno per concludersi».
Dominici descrive un panorama urbano dotato di un vero e proprio “sistema nervoso digitale”, fatto di piattaforme, sensori, dati e intelligenza artificiale. Un sistema che richiede un salto di paradigma: «È necessario passare da città digitali a “città cognitive”, in grado di interpretare, apprendere e agire in modo semi-autonomo, anticipando i bisogni dei cittadini, suggerendo soluzioni ai decisori, imparando costantemente dall’esperienza».
L’obiettivo non è una mera corsa tecnologica, ma un nuovo modello di governance urbana. Le città cognitive avranno bisogno di architetture integrate, gestione dei dati, interoperabilità, cybersecurity e collaborazione stretta tra amministrazioni, telco e imprese della filiera Ict.
ICity Rank 2025 mostra che molte città sono già su questa traiettoria. La connettività diffusa permette ora di orchestrare servizi, integrare verticali diversi e utilizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare mobilità, energia, sicurezza e welfare. I prossimi anni saranno decisivi per trasformare le infrastrutture digitali in valore sociale ed economico.











