LE FORBICI SULLA PA

Spending review: in house Ict verso la razionalizzazione

Il decreto approvato ieri sera dal governo Monti abbatte l’utilizzo dell’affidamento diretto senza gara da parte della PA. Obiettivo: maggiore concorrenza sul mercato. Tagliato il numero dei componenti dei cda, sì alla nomina di un amministratore unico

Pubblicato il 06 Lug 2012

Federica Meta

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Via alla razionalizzazione e ai tagli ai costi della società in house, comprese quelle dell’Ict. Un capitolo importante del decreto sulla spending review prevede anche ampie disposizioni sulla composizione dei consigli di amministrazione delle società a totale partecipazione pubblica.

I Cda di queste società dovranno essere composti da non più di tre membri. Di questi, due devono essere dipendenti dell’amministrazione titolare della partecipazione, in caso di società a partecipazione diretta; oppure due dipendenti della società controllante, per le società a partecipazione indiretta. Il terzo componente ha funzioni di presidente e amministratore delegato. Viene, comunque, consentita la nomina di un amministratore unico.

Inoltre le PA non possono detenere partecipazioni in società controllate, direttamente o indirettamente che abbiano conseguito per l’anno 2011 un fatturato da prestazione di servizi a favore di pubbliche amministrazioni superiore al 90%.

Le società a partecipazione totalitaria verranno sciolte entro il 31 dicembre 2013. In caso di mancato scioglimento, non potranno ricevere affidamenti diretti di servizi e a decorrere dal 1° gennaio 2013 le pubbliche amministrazioni possono acquisire a titolo oneroso servizi di qualsiasi tipo, anche mediante la stipula di convenzioni, da enti di diritto privato soltanto in base a procedure previste dalla normativa nazionale e comunitaria.

Restano escluse da tale disposizione le fondazioni istituite con la finalità di promuovere lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione tecnologica (ad esempio Svimez).

Infine per evitare distorsioni della concorrenza e del mercato e di assicurare la parità degli operatori nel territorio nazionale, a decorrere dal 1° gennaio 2014 le pubbliche amministrazioni devono acquisire sul mercato di beni e servizi mediante le procedure concorrenziali previste dal codice appalti.

Dal 1° gennaio 2014 l’affidamento diretto può avvenire solo a favore di società a capitale interamente pubblico nel rispetto della normativa comunitaria per la gestione in house, a condizione che il valore economico del servizio o dei beni oggetto di affidamento sia pari o inferiore a 200mila euro annui.

Sul tema dei tagli alla spesa nella Giustizia, interviene il goverbatore del Veneto secondo cui “on basta proclamare il risparmio se non si ripensano i carichi di lavoro dei magistrati in funzione dei territori in cui operano. Non basta privare di giudici e di procure i territori se non si mette mano ad una rivoluzione informatica della giustizia”.

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