IL CASO

Tagli IT alla PA, governo latitante o silenzio-assenso?

Nessun commento né chiarimento sull’articolo 29, inserito last minute nella Legge di Stabilità, che obbliga a ridurre del 50% la spesa digitale per il 2016. Secondo quanto risulta a CorCom la “manovrina” è stata fatta per “punire” gli enti spreconi. Ma così ci vanno di mezzo tutti. Non si poteva scegliere un criterio differente?

Pubblicato il 30 Ott 2015

Tagli IT alla PA, governo latitante o silenzio-assenso?

Tutto tace. È passata quasi una settimana dalla notizia, data in anteprima da CorCom, relativa al taglio del 50% della spesa Ict della PA per l’anno 2016 (messo nero su bianco nell’articolo 29 della Legge di Stabilità e inserito last minute nel documento), ma nessuno degli esponenti di governo ha commentato né tantomeno chiarito qual è il criterio alla base di una misura che rischia di mettere a repentaglio non solo la digitalizzazione della pubblica amministrazione ma di mandare all’aria il piano Crescita digitale e a catena di far scivolare il nostro Paese ancor più in basso di quanto già non sia nelle classifiche internazionali.

Le cose sono due: o la questione è sfuggita di mano allo stesso governo (chi ha inserito l’articolo 29 nel documento? è diventato un quesito da quiz) oppure il governo ha deliberatamente autorizzato la misura decidendo di tacere sulla vicenda in attesa che si spenga l’attenzione degli addetti ai lavori o comunque ritenendo di non dovere a nessuno spiegazioni di sorta.

Secondo quanto risulta a CorCom il taglio sarebbe stato ben altro che un errore. Anzi. L’obiettivo sarebbe quello di tagliare, una volta per tutte, le spese “pazze” di alcune regioni/enti. Dunque una spending review con un mirino preciso, ma mascherata da con un’operazione d’“ottimizzazione e razionalizzazione” della spesa. Se davvero così fosse ci si chiede se sia davvero questa la strada per “ottimizzare”. Non sarebbe stato meglio “punire” i colpevoli e lasciare a tutti gli altri la possibilità di fare gli investimenti necessari per digitalizzare processi e servizi? E mettiamo il caso che un’amministrazione nel triennio 2013-2015 non abbia speso nemmeno un euro per l’Ict o abbia speso poco quanto niente, come fa adesso a dematerializzarsi visto che deve decurtare del 50% il nulla?

Insomma, questa “manovrina”, comunque la si legga, sembra non avere senso alcuno. E senza dubbio appare schizofrenica – come hanno evidenziato tutte le associazioni di settore – rispetto agli obiettivi dichiarati del governo sul fronte di strategia digitale. Da parte nostra continueremo a seguire la vicenda e a dare voce a chi vuole intervenire in merito. Certi che se non si molla l’osso prima o poi qualcuno dovrà dare conto ad un comparto, quello dell’Ict, che genera svariate decine di miliardi di giro d’affari e che rappresenta – ormai lo sanno anche le pietre – la vera leva per la ripresa e la riconquista della leadership, semmai (ma ci viene il dubbio a questo punto) qualcuno sia interessato alla leadership del Paese.

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