LA LETTERA

Privacy, Amnesty International & co chiedono una stretta su Whatsapp e Skype

L’appello alla Ue di 28 organizzazioni per i diritti umani in vista del nuovo regolamento ePrivacy. “Tutelare gli interessi dei cittadini e non delle grandi piattaforme tecnologiche. Indebolite troppe clausole”

Pubblicato il 14 Apr 2021

Enzo Lima

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Prendere una posizione ferma per rafforzare la privacy nell’uso di WhatsApp e Skype: questa la richiesta ai legislatori Ue da parte di 28 gruppi per i diritti umani fra cui Amnesty International e Privacy International.

L’appello del gruppo, messo nero su bianco in una lettera al Parlamento europeo, arriva a seguito dei negoziati avviati lo scorso febbraio per arrivare a una posizione comune nell’ambito del regolamento ePrivacy che assoggetterebbe WhatsApp e Skype alle stesse regole dei fornitori di telecomunicazioni e limiterebbe il tracciamento degli utenti al fine di fornire annunci personalizzati.

Il regolamento, proposto dalla Commissione nel 2017, ha incontrato diversi ostacoli, con i paesi dell’UE in disaccordo sulle regole per i cookie, i requisiti di consenso e le disposizioni sull’individuazione e l’eliminazione della pornografia infantile.

I gruppi civili hanno affermato che i paesi dell’UE hanno rimosso o indebolito alcune clausole che proteggono gli utenti di Internet dal tracciamento e dal monitoraggio tramite cookie o altri mezzi tecnologici o vietano il tracciamento o i cookie wall dalle negoziazioni. Queste clausole erano state proposte dai legislatori dell’UE come base per i colloqui.

Si chiede dunque ai legislatori di ripristinare le clausole. “Abbiamo l’opportunità di creare un Internet che serva meglio gli utenti bloccando i metodi integrati di raccolta e tracciamento dei dati”, ha affermato in una nota Eva Simon, funzionario senior per la difesa dei diritti civili dell’Unione europea (Liberties).”È importante che il Parlamento europeo difenda i cittadini le e non gli interessi delle grandi piattaforme tecnologiche”.

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