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Reddito di cittadinanza, il Gdpr “paletto” ai controlli sui conti correnti

Agenzia delle Entrare e Inps possono monitorare tutti i depositi dei beneficiari del sussidio per valutare se chi ne ufruisce ne abbia, effettivamente, diritto. Ma ogni azioni deve essere a norma con le leggi a tutela dei dati personali, Gdpr in primis. L’analisi di Sos.Tariffe

Pubblicato il 13 Giu 2019

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Il Reddito di cittadinanza ha resuscitato una delle vecchie paure degli italiani: il controllo dei conti correnti. Si parla già di circa 100 mila rinunce  tra i beneficiari della misura. La fuga sarebbe dovuta principalmente a degli importi molto più bassi delle aspettative – secondo le stime dei Caf 40mila beneficiari del sussidio di 200 euro starebbero facendo marcia indietro – ma anche ai controlli pervasivi e obbligatori e necessari per ricevere il beneficio anche se ancora non è chiaro come Agenzia delle Entrate e Inps metterano in campo queste azioni di monitoraggio.

Le dichiarazioni false o contenenti omissioni gravi infatti possono portare ad una condanna fino a 6 mesi di carcere.

SosTariffe.it ha quindi svolto un’indagine su conti correnti e privacy per rendere chiari alcuni dei punti ancora oscuri per molti consumatori.

Possono controllare il conto?

In genere si parla sempre di conto corrente, ma Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate possono effettuare controlli su tutti gli strumenti e prodotti bancari o postali compresi i conti deposito, le carte di credito, i prodotti finanziari, le obbligazioni e i buoni fruttiferi, oltre ai conti correnti.

Nella grande anagrafe tributaria a cui hanno accesso sono visibili i rapporti dei saldi, le aperture e le chiusure di conti e gestioni patrimoniali, gli accessi alle cassette di sicurezza, i monitoraggi dell’utilizzo delle carte e molto altro.

Sui conti deposito o per quel che interessa le obbligazioni si potranno controllare acquisti e vendite, rapporti fiduciari, portafoglio titoli. I controlli in passato concentrati su imprenditori e professionisti ormai si estendono a tutti.

Chi può effettuare i controlli?

Per poter procedere alle verifiche dei vostri dati la Guardia di Finanza, la Commissione tributaria e l’Agenzia delle Entrate non sono tenute a darvi nessun preavviso.

I documenti possono essere richiesti alla banca o alle Poste per le loro indagini dall’Agenzia delle Entrate – dietro autorizzazione del Direttore centrale o regionale dell’Ente. Ad autorizzare i finanzieri ad effettuare le opportune verifiche invece deve essere una richiesta firmata dal Comandante regionale.

Per l’accertamento comunque sono necessarie prove consistenti o segnalazioni di versamenti sospetti. Oppure come nel caso del Reddito si procede ad una verifica automatizzata tramite Anagrafe dei conti correnti.

Quali dati possono controllare?

I controllori possono avere accesso al Sid (Sistema di interscambio flussi) dell’Agenzia dell’Entrate, un database che raccoglie tutte le informazioni delle banche dati di Poste italiane, degli istituti di credito.

Questo strumento permette quindi di monitorare: buoni fruttiferi, fondi pensione, c/c e conto deposito titoli, obbligazioni, gestione del risparmio, gestione patrimoniale, cassette di sicurezza, così come i movimenti di bancomat, prepagate e carte di credito, finanziamenti.

E ancora i movimenti di incassi e pagamenti, transazioni di contante e assegni, ma anche i vaglia postale, gli strumenti finanziari, le bollette e le utenze agganciate al conto. Non ci sono controlli invece sui prelievi dal conto che sono liberi.

Quali conti sono passibili di verifica?

Secondo l’art. 255 del Codice di Procedura Penale è chiaro come l’autorità giudiziaria che opera per reprimere un reato non solo possa ottenere le informazioni dagli istituti di credito ma bypassi anche il segreto bancario. Se si presume che siano state commesse delle irregolarità nei versamenti sul conto non c’è distinzione tra i diversi tipi di contribuente. Che si tratti di libero professionista, persona fisica o impresa gli accertamenti possono procedere. Anche i lavoratori autonomi devono essere in grado di giustificare tutte le operazioni in entrata sul proprio conto corrente coem stabilito dalla Cassazione.

La legge antievasione

La grande svolta in tema di controlli fiscali e bancari è del 2011. Il Governo Monti con il Decreto Salva Italia ha inaugurato una nuova fase della lotta all’evasione fiscale. Con il Decreto infatti è stato istituita l’Anagrafe dei conti come sistema di contrasto al nero: i dati comunicati sono archiviati nell’apposita sezione dell’anagrafe tributaria

Il “paletto” della privacy

I controlli necessari per verificare le domande per il Rdc e le procedure per effettuare questi monitoraggi potrebbero esporre banche ed enti ad una serie di reclami per la violazione della normativa sul trattamento dei dati personali.

Gli istituti bancari, nel caso specifico dei conti correnti, in caso di reclamo per violazione delle normative sulla privacy dovranno dimostrare come hanno adempiuto alle norme prescritte dal Gdpr.

Ciò comporta l’obbligo per tutti i titolari di trattamento di dimostrare, in ogni momento, che cosa è stato fatto per conservare e trattare i dati personali, come gli utenti vengono informati dei trattamenti che li riguardano (in particolare della logica del trattamento automatizzato dei loro dati), per predisporre misure di sicurezza fin dalla progettazione dei trattamenti, etc.

Lo stesso Garante della privacy a febbraio ha presentato una Memoria alla Commissione Lavoro del Senato in cui evidenziava i punti più critici in tema di controlli per il Rdc e privacy.

Nel testo sono riportati i 5 dubbi più importanti legati, com’è ovvio, al trattamento dei dati personali, tra i quali sono inclusi i dati bancari e finanziari. Tra gli altri si legge in chiusura del documento che si riscontano problemi persino rispetto al sito web del Governo, dedicato al reddito di cittadinanza: “si segnala, al riguardo, che il sito rivela, già nel suo attuale stato di sviluppo, alcune carenze, in particolare, nell’informativa sul trattamento dei dati e nelle modalità tecniche della sua implementazione (che, ad oggi, comportano un’indebita e non trasparente trasmissione a terzi dei dati di navigazione, quali indirizzi IP e orario di connessione, da parte dei visitatori del medesimo sito)”.

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