IL PROVVEDIMENTO

Stop a ChatGpt, il Garante Privacy italiano primo al mondo

Raccolta illecita di dati personali e assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori: queste le motivazioni alla base della decisione dell’Autorità. Effetto immediato e avvio di un’istruttoria. OpenAI avrà 20 giorni per correre ai ripari: pena una sanzione fino a 20 milioni o fino al 4% del fatturato

Pubblicato il 31 Mar 2023

chatgpt

Raccolta illecita di dati personali e assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori: queste le motivazioni alla base dello stop a ChatGpt da parte del Garante della Privacy. Una prima mondiale che entra in vigore con effetto immediato. “Stop a ChatGpt finché non rispetterà la disciplina privacy”, annuncia il Garante in una nota puntualizzando che” ha effetto immediato  la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma”.

OpenAI rischia multa fino a 20 milioni o del 4% del fatturato

L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria. E OpenAI, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

Raccolta massiccia di dati personali per addestrare gli algoritmi

“ChatGpt, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento”, ricorda il Garante puntualizzando che “si rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”. “Come peraltro testimoniato dalle verifiche effettuate, le informazioni fornite da ChatGpt non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto”, continua il Garante che aggiunge: “Da ultimo, nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.

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