A che punto siamo con il raggiungimento degli obiettivi infrastrutturali defintii dall’Agenda 2030 dell’Onu? A meno di cinque anni dalla scadenza il World economic forum fa il tagliando al piano di sviluppo sostenibille, lanciato nel 2015, evidenziando come, ancora oggi, il digital divide rappresenti uno dei principali freni allo sviluppo economico e digitale globale. Secondo il Wef Sustainable Development Impact Report 2025, circa 2,6 miliardi di persone restano offline, mentre nelle aree meno sviluppate meno del 40% della popolazione utilizza internet. Le infrastrutture digitali carenti e l’accesso limitato alle tecnologie bloccano l’espansione delle competenze Ict e rallentano l’innovazione, con ripercussioni dirette su lavoro, istruzione e crescita economica.
Il divario di accesso non è uniforme: nei paesi ad alto reddito la penetrazione di internet è quasi universale, mentre in Africa sub-sahariana e nei paesi senza sbocco sul mare resta inferiore al 40%. Il divario di genere nell’uso delle tecnologie persiste, con il 70% degli uomini connessi contro il 65% delle donne, generando ulteriori ostacoli all’inclusione digitale e all’equità economica.
Indice degli argomenti
Impatto sul lavoro e sulle competenze digitali
Il digital divide non riguarda solo l’accesso alla rete, ma condiziona anche il mercato del lavoro. Nonostante la disoccupazione globale sia scesa al 5% nel 2024, più della metà dei lavoratori opera in ruoli informali. Le donne nei paesi meno sviluppati sono le più penalizzate: oltre 9 su 10 svolgono occupazioni non regolamentate, con conseguenze dirette su reddito e sicurezza sociale. Le competenze ICT, essenziali per partecipare pienamente all’economia globale, restano distribuite in modo diseguale, amplificando il divario tra regioni e generi..
Nonostante il miglioramento dei tassi di completamento scolastico – dall’84,7% all’88,1% nella primaria e dal 53,2% al 59,6% nella secondaria superiore – il progresso globale risulta rallentato. La disparità nell’accesso a internet e la mancanza di competenze digitali di base costituiscono un freno evidente per la formazione e lo sviluppo delle nuove generazioni.
Impatto sul lavoro e sulle competenze digitali
Il digital divide non riguarda solo la scuola. Anche il mercato del lavoro mondiale mostra gli effetti delle disuguaglianze digitali. Nonostante la disoccupazione globale sia scesa al 5% nel 2024, più della metà dei lavoratori opera in ruoli informali. Le donne nei paesi meno sviluppati sono le più penalizzate: oltre 9 su 10 svolgono occupazioni non regolamentate, con conseguenze dirette su reddito e sicurezza sociale.
Le competenze Ict sono essenziali per partecipare pienamente all’economia globale. Nel 2024, 5,5 miliardi di persone erano online, pari al 68% della popolazione mondiale, ma circa 2,6 miliardi restano offline, mostrando che l’uso universale di internet, al 95% di penetrazione, è ancora lontano. L’uso di internet varia fortemente secondo il livello di sviluppo: è quasi universale in Australia, Nuova Zelanda, Europa e Nord America, mentre l’Africa sub-sahariana e l’Oceania (esclusi Australia e Nuova Zelanda) registrano solo il 37% e il 33% di utenti online.
Nei paesi meno sviluppati e in quelli senza sbocco sul mare la penetrazione di internet si attesta rispettivamente al 35% e al 39%. Il divario di genere rimane significativo: nel 2024 il 70% degli uomini era connesso contro il 65% delle donne, con circa 189 milioni di uomini online in più rispetto alle donne, anche se il gap si è ridotto rispetto ai 277 milioni del 2021. Questo fenomeno rallenta il raggiungimento degli Sdg 4, 8 e 9, legati a istruzione, lavoro dignitoso e infrastrutture innovative. L’accesso alla rete e alle competenze digitali diventa quindi una leva strategica per garantire lavoro dignitoso, produttività e sviluppo tecnologico.
Ruolo delle politiche pubbliche e delle telco
Ridurre il digital divide richiede strategie integrate, combinando investimenti in infrastrutture, politiche di inclusione digitale e programmi di alfabetizzazione tecnologica. Le telco assumono un ruolo centrale: l’espansione della fibra ottica e del 5G, tariffe accessibili e progetti di connettività nelle aree rurali possono ridurre il divario. Interventi mirati devono includere le donne, sostenere scuole e comunità isolate e offrire strumenti digitali agli esclusi, generando impatti positivi su occupazione, istruzione e crescita economica. Le reti a banda larga diventano così il motore di sviluppo inclusivo, trasformando l’accesso a internet in una leva per competitività e innovazione.
Prospettive per il 2030
Se il digital divide non verrà affrontato con decisione, il progresso verso gli Sdg resterà lento. Investire in infrastrutture di rete e competenze digitali diffuse è necessario per garantire istruzione, lavoro formale e crescita tecnologica sostenibile. La sinergia tra politiche pubbliche e iniziativa privata, con focus su inclusione di genere e accesso equo, sarà determinante per rispettare l’agenda Onu. Il digital divide non è più un fenomeno marginale: è un fattore strategico di sviluppo globale. Garantire connessione e competenze digitali a tutti è essenziale per evitare che le disuguaglianze sociali ed economiche si consolidino, frenando innovazione, occupazione e progresso educativo.
Il Wef 2025 ribadisce che solo un approccio integrato, con investimenti in reti, formazione e alfabetizzazione digitale, può trasformare le infrastrutture Ict in strumenti concreti di inclusione, crescita e sviluppo sostenibile. La banda ultralarga, le politiche educative mirate e la riduzione del divario di genere costituiscono le condizioni necessarie per accelerare il percorso verso gli Sdg 2030, rendendo il digitale un vero motore di opportunità per tutti.